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Cronache da un altro mondo: Irlanda. Burocrazia, wi-fi, sviluppo.

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Sei andato a chiedere il PPS?” mi domanda un collega il primo giorno di lavoro. 

Io balbetto “What??…Why??…Where??” Il collega mi guarda con compassione, e mi spiega che il PPS è più o meno come il Codice Fiscale in Italia, affermazione che mi getta nello sconforto, pensando alla probabile mattinata persa all’Ufficio delle Entrate per richiederlo, ed alle settimane di attesa per averlo. “Devi andare al Dipartimento della Protezione Sociale, vai a guardare il sito”. Controllo, e il mattino dopo mi presento alle 8.30, prendo un numerino, e dopo minuti 5 tocca a me.

Mi danno una scheda da riempire, fanno la fotocopia al mio passaporto, alla lettera della mia azienda che dice che mi ha assunto, al mio contratto di affitto, e mi dicono che il mio PPS sarebbe arrivato per posta dopo TRE giorni. Tempo totale impiegato, in minuti: 15. Tre giorni dopo nella mia cassetta della posta c’era una bella busta bianca con l’onnipresente arpa celtica stampata sopra ed il mio PPS dentro.

Vado alle Risorse Umane, mi danno un modulino in cui dichiaro il mio stato civile, il mio PPS, la mia residenza, se ho altri redditi; lo riempio, lo infilo in una busta, scrivo l’indirizzo dell’Ufficio delle tasse, aggiungo la scritta FREEPOST, imbuco, e dopo quattro giorni mi arriva un certificato che dice quali sono le mie detrazioni e la mia tassazione massima. Lo porto in Azienda, e mi dicono “guarda che ne hanno mandata una copia anche a noi, non ci serve anche la tua”. Mi ritiro in buon ordine.

Scaglioni fiscali: due, 20 e 41%. Il primo fino a 41800 euro. Gli over 65 non pagano tasse fino a 20000 euro; se in coppia fino a 40000. Tassa sulla salute (non si chiama così, ma rende l’idea): 1%.

Io uso l’autobus, perché è comodo e perché guidare a sinistra è una barbarie a cui non mi rassegno; se compri l’abbonamento tramite l’azienda, il costo viene detratto dalle tasse per circa il 50%. Se decidi che vuoi andare al lavoro in bici, porti un preventivo in Azienda, l’Azienda te la compra, il costo viene detratto dalle tasse per il 50%, la paghi a rate senza interessi, e la bici è tua.

Quasi ogni locale ha la connessione wi-fi gratis, spesso senza password; c’è il wi-fi persino sugli autobus cittadini (gratis); ovviamente c’è su tutti i treni, i pullmann, ed in tutti gli aeroporti, e non costa nulla. A casa, per 25 euro al mese, ho una connessione a 50Mbit (reali!). Il Digital Divide non esiste nell’altro mondo…d’altronde, se sei un paese che per scelta favorisce le aziende che fanno hi-tech, beh, forse ha senso fornir loro infrastrutture di comunicazione decenti.

Peraltro, la buona vecchia Posta, quella di carta, per intenderci, viene consegnata per il 90% entro 24 ore e per il 99% entro 48. Qua nell’altro mondo non hanno smesso di far Politica Industriale, come invece abbiamo fatto noi: una pletora di multinazionali ha la sede in Irlanda (Apple, Microsoft, Google, EMC2, Qualcomm, Pfizer, Janssen, PayPal, AON, giusto per far qualche nome) perché qua hanno costruito un Sistema Paese che favorisce questo tipo di aziende: non solo costruire uno stabilimento richiede un centesimo della burocrazia italiana, non solo parlano Inglese (mi astengo dal commentare l’accento…), non solo il diritto del lavoro (ed il suo costo) ha una parvenza di sensatezza e ci sono alcuni milioni di vincoli in meno che nel bel paese, ma sopratutto la Corporate Tax ammonta al 12.5%.

Avere tutte queste grandi aziende induce la costruzione di un numero sconfinato di piccole aziende che prosperano e che offrono occupazione a chi non ha un titolo di studio elevato. Inciso: creare un’azienda Ltd (leggi SRL) in Irlanda costa circa 500 euro, e all’incirca mezz’ora di tempo. Altro inciso: qua sui pagamenti non si sgarra.

Se non paghi a fine mese, scattano penali e, se non paghi, un giudice ti fa un’ingiunzione subito.

Chiudo con una considerazione sull’investimento nelle giovani generazioni. Lo stato Irlandese eroga circa 50000 borse di studio l’anno per l’accesso al College, ed infatti l’Irlanda ha la più alta percentuale di laureati d’Europa.

L’Italia, la più bassa. E si vede.

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