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ESSERE O FARE, O MEGLIO, SAPER ESSERE E SAPER FARE; MODALITA' OPERATIVE DEI MANAGER DI SUCCESSO

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Abbandoniamo per un attimo i ritmi e le frenesie che ci impongono i moderni totem aziendali (mission aziendali, obiettivi aziendali di fatturato di quater, valutazioni delle performance) e prendiamoci un “drink” per le nostre sinapsi. Un tempo si sosteneva che il dilemma maximo di ogni individuo (e quindi per estensione anche per i manager) era identificabile nella dicotomia “essere o non essere”.
Oggi, il mercato globale, le sfide quotidiane a vari livelli di impegno professionale, l’artefazione dei principi basilari della comunicazione e dell’immagine, hanno spostato l’obiettivo tra Essere o Fare, o ancora meglio tra il Saper Essere ed il Saper Fare. L’estensione logica è facile assimilarla se attribuiamo al valore “Sapere essere” il significato di possesso delle capacità individuali ed al valore “Saper Fare” il significato di esperienza acquisita.
E’ indiscutibile che nelle organizzazioni aziendali, ma in verità anche nella vita extra aziendale, esercitare leadership significa possedere determinate capacità comportamentali, individuali, relazionali, al fine di essere efficienti ed efficaci sia nei processi produttivi coordinati dai manager stessi, sia nella gestione adeguata dello staff /persone che da essi dipendono.
Vediamo di porre il problema sotto un altro aspetto, ovvero essere Manager o Persona in senso lato è qualcosa di diverso dal compiere operazioni, fatti? l’essere è diverso dal fare ? in cosa potrebbe consistere questa differenza ?
Pensiamo a noi stessi, noi siamo qualche cosa è chiaro; il nostro esistere è un punto di partenza e non di arrivo, la nostra esperienza non ha bisogno di giustificazioni per essere provata, in pratica non abbiamo bisogno di teorie per sapere di esserci. Noi siamo qualcosa che è diverso dal semplice agire perché in noi esiste la capacità di sentire, di percepire il mondo che ci circonda, di pensare e di elaborare le informazioni che esso ci trasmette.
Ma Essere un manager non vuol forse dire assumersi le responsabilità connesse al proprio ruolo tra cui la capacità di analisi e di correlazione del contesto ? Essere forse, non implica anche la capacità di ammissione dei limiti dell’individuo, la propria fallibilità ?
Fare potrebbe essere interpretato come conseguente di Essere ? ovvero non dar peso agli errori / orrori manageriali, o addirittura negarli semplicemente perché il manager “fa” ?
Essere uomo di azienda potrebbe declinarsi come la capacità di scegliere gli uomini migliori per il proprio staff-azienda anche se ciò possa determinare orientamenti contrari rispetto allo status quo consolidato o creare processi innovativi e migliorativi di quelli gestiti precedentemente dal manager stesso ? Ed il “Fare” dell’uomo di azienda, potrebbe forse riferirsi unicamente a coloro i quali preferiscano circondarsi di yes man il cui unico scopo in azienda è quello di non intralciare il glorioso percorso del capo o di non mettere mai in discussione il dettato della policy aziendale del caso ?
Rimanere ad aspettare che qualcuno o qualcosa faccia per noi non denigrerebbe l’ingegno dei manager di oggi? Se dobbiamo anzi se vogliamo raggiungere un obiettivo aziendale o qualsiasi risultato misurabile, per farlo dovremmo forse iniziare ad Essere in un certo modo, ossia ad essere delle persone che Fanno per ottenere………
Troppe domande e poche forse nessuna regola aurea ma solo l’invito a cercare in se stessi la formula magica della felicità aziendale ma sopratutto di quella umana.

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