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Perché rifare “lo stesso” Muster…?

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Ripetere lo stesso percorso formativo suona decisamente strano e non è usuale.

Quando si intraprende un corso di formazione avendo già esperienza professionale si pensa di acquisire nuove informazioni, creare connessioni con quelle già conosciute, magari fare qualche nuova amicizia con i compagni di corso ma la cosa, direi fondamentale, è l’attestato che sancisca il “sangue versato” e possa essere immediatamente spendibile in ambito lavorativo…o almeno è ciò che generalmente va per la maggiore!

Per fortuna non è mai stato il mio approccio neanche quando avrebbe avuto un senso, ma meno che mai oggigiorno dove l’evoluzione dei mercati e del mondo del lavoro non può più basarsi esclusivamente su quello scritto su libri anni orsono e che, in alcuni settori, era già vecchio quando veniva scritto.

Non che io voglia criticare a priori la formazione accademica o classica dato che frequento anche un Master triennale in Counseling filosofico a Torino, ma è quanto mai complicato e difficile trovare percorsi di valore che non abbiano un mero obiettivo nozionistico e che, oltre a uniformare e livellare tutti i partecipanti, raggiungono il loro scopo quando hanno somministrato le informazioni scritte nel programma e la cui acquisizione è vincolante per rilasciare il famigerato attestato.

Dopo averne frequentati 3 (quasi 4…) posso dire che nel Muster la possibilità di avere resoconti genuini e concentrati di esperienze vissute dai diretti protagonisti ha un valore che non si ritrova in altri percorsi di formazione ed è effettivamente spendibile nell’immediato nel senso che si possono avere spunti o idee da mettere in pratica nella propria attività oppure capire cosa sia il caso di non fare! Si perché spesso nelle testimonianze del Muster vengono raccontate difficoltà o percorsi che hanno avuto esiti non positivi ed hanno comportato cambiamenti radicali nelle aziende e nelle persone che ne facevano parte.

Queste esperienze, in particolare quelle per così dire negative, difficilmente verranno documentate a livello accademico ma sono indispensabili per aiutare a fare chiarezza sul proprio singolo percorso professionale, sulle perplessità ed i dubbi su come evolverà la nostra attuale (o desiderata) professione nel futuro e di come si siano mosse aziende, magari eccellenti ma purtroppo spesso sconosciute, nell’affrontare problematiche che prima o poi ci toccheranno tutti.

Il Muster è un luogo non luogo dove dedicarsi a se stessi e avere spunti per evolvere, senza indicazioni coercitive o con la presunzione di indicare la via “giusta”!

Certo può capitare, uno o due volte nell’arco dell’anno, di trovare aziende o testimonial che siano più interessati a vendere se stessi che non a condividere esperienze di valore mettendosi in gioco ma è altresì molto probabile che ci siano dei “colleghi” di Muster molto ferrati sugli argomenti trattati o addirittura con competenze paragonabili a quelle degli esperti che intervengono in modo da calmierare eventuali eccessi e alimentare un sano e costruttivo confronto.

Ecco perché il ripeterlo ha ben poco di ripetitivo ma accresce il percorso personale e di educazione intesa nella sua etimologia originaria di “e-ducere” ovvero tirare fuori quello che abbiamo dentro di noi e che magari non siamo consapevoli di avere invece della “educazione” dilagante oggi in cui si pensa a “mettere dentro”alle persone informazioni fregandosene della loro individualità.

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