Stringi, non ho tempo!
Non so se vi siete accorti che, negli ultimi anni, il nostro modo di comunicare è profondamente cambiato. Le tecnologie, il web e i tempi sempre più frenetici di lavoro, hanno modificato il nostro modo di relazionarci con gli altri, anche se ci hanno permesso di accedere e disporre di tantissime informazioni. Non abbiamo più tempo. Siamo ormai abituati ad andare così di fretta che non troviamo neanche 5 minuti per parlare con colleghi/compagni/amici. Figuriamoci se troviamo il tempo per leggere interminabili articoli… Sono anni che assistiamo al “fenomeno riduzione”: prima è successo con gli sms abbreviando le parole (xké… cmq…) per scrivere il più possibile condensando il pensiero in 160 caratteri. Poi ha influenzato le mail, tanto da sviluppare la mail netiquette, il galateo della scrittura informatica, per scrivere in modo corretto “cercando di non essere troppo prolissi o ridondanti, perché i messaggi lunghi stancano chi li deve leggere”.
Adesso é arrivato a condizionare anche il nostro modo di parlare. Ne vedo tante di persone che prima di aprire bocca contano. E quando io gli chiedo cosa fanno mi rispondono “i 140 caratteri! Devo stare nei 140 caratteri!”Siamo afflitti dalla sindrome di Twitter. Produrre contenuti interessanti, diffondere le nostre idee e trovare informazioni che ci aiutino a migliorare diventa molto difficile. Siamo andati oltre il rischio di overload informativo. Anzi lo abbiamo proprio superato! Viviamo nella cultura dell’informazione ma, forse proprio per questo, arranchiamo nella rete senza riuscire ad orientarci. Abbiamo perso la capacità di scegliere quali informazioni leggere, sia che si trovino sui blog, sui social network, sugli aggregatori di informazione e sui giornali online. Come si fa a muoversi in queste nuove logiche senza soccombervi e senza per questo produrre un’involuzione della specie che ci riporti ad esprimerci a gesti ?
Esistono delle strategie per pianificare il tempo e utilizzare al meglio questi nuovi strumenti , evitando di esserne travolti o di rifiutarle?
Voi quali metodi utilizzate? Avete dei suggerimenti da condividere?
Ciao Giovanna,
che bel post hai aperto….!!! …Ci chiedi quali strumenti utilizziamo per governare questa deriva e quali suggerimenti dare.
Beh, non mi azzardo a dare suggerimenti ma posso dire quello che faccio…..non compro (ma solo da qualche mese) più i quotidiani, e li leggo raramente.
Li ho sostituiti con una decina di rss che leggo la sera velocemente e che, se mi interessano, li approfondisco sul web la sera stessa (leggi notte)……oggi un quotidiano è arrivato a costare € 1.20, solo per condizionare il mio pensiero….poi ogni sabato vado dal mio edicolante e tra una chiacchiera e l’altra scelgo due o tre mensili di approfondimento (oltre a quelli abituali) che mi accompagneranno durante la settimana….questo modo di fare mi da l’impressione (!!) di aver un pò il controllo della situazione. Sarà vero…mah!
p.s.: SMS li mando solo a Natale e Pasqua….preferisco parlare con le persone con più di 160 caratteri.
anche io utilizzo degli strumenti per gestire gli rss (una struttura adatta a contenere un insieme di notizie, che si aggiorna ogni volta che viene inserito un nuovo contenuto) in modo da essere sempre informata.
Per quanto riguarda giornali/riviste preferisco quelli che hanno iniziato ad inserire dei contenuti multimediali (tipo i Codici QR): scattando una foto ad una figura che ricorda un codice a barre, ti connetti e puoi trovare maggiori informazioni sul web. Lo fa Wired ma anche Donna Moderna, Oggi, Grazia e così via!
La TV non la guardo più (ed ho avuto difficoltà a convincere chi riscuote il canone che non ho neppure il televisore…!).
I giornali valgono quel che valgono e li ho sostituiti con quattro rassegne stampa radiofoniche (di quattro emittente opposte le une alle altre: questa si che è attenzione alla pluralità delle info): viaggio molto.
Per gli aspetti professionali frequento una associazione del mio settore e sono iscrito alle risorse on line di altre due in UK e Usa, più qualche bollettino di aggiornamento (Adapt, Associazione Nuovi Lavori, McKinsey etc.)
Leggo con sistematicità tre riviste, per le aree non professionali che amo: Wired, Le Scienze, La Rivista Militare.
Leggo un sacco di libri, che sempre più spesso acquisto sulle bancarelle oppure on line (Amazon, IBS, iBOL…), tanto meglio se scontati.
I super classici li scarico dai siti che li rendono disponibili gratis.
Sto selezionando ed affinando una lista di siti web sui temi che via via più mi interessano: prima o poi dovrò imparare ad usare gli rss!
Non credo di soffrire di eccesso di informazione. Il problema è piuttosto quello di attrezzarsi a selezionare quella di qualità e di farlo con sempre maggiore efficienza (es. rss). Efficienza che può liberare altre risorse, per un circolo virtuoso.
L’informazione….. credo che non esista un overflow di informazione. Come tale insegna, forma, accultura, e sviluppa la cultura.
Quindi se l’informazione fosse aperta a tutti, pienamente libera e non controllata e condizionata come ci si dovrebbe auspicare allora non credo che esista la possibilità di arrivare alla saturazione. Forse siamo più vicini alla saturazione di inutilità per questo risulta sempre più difficile Informarsi e informare. Bisogna divincolarsi dai tentacoli dell’inutile e quindi la ricerca dell’informazione diventa sempre di più un impegno e non più una routine culturale e un diritto di nascita. L’informazione è oscurata dall’inutile che ogni giorno di più ci oscura la vista e ci fa diventare sempre più miopi. Quindi ,credo, come evidenziano gli altri commenti, informarsi è diventato un lavoro a cui bisogna dedicarsi, perchè per farlo bisogna fare ricerca e studiare tutte le nuove possibilità.
Inoltre credo che per avere una buona informazione sul nostro bel paese bisogna che ci si metta nell’ottica che è necessario uscire dai nostri confini. Sembra paradossale ma la migliore e più completa informazione sull’Italia la si trova sulla stampa estera.
Wow! che colpo! Ho iniziato a leggere il bel contributo di Giovanna e subito i primi commenti mi hanno aperto un mondo di riflessioni.
Prima di tutto sul sottoscritto: fino ad un attimo fa non sapevo bene cosa fossero gli rss e men che meno i codici QR.
Al mattino, provo il piacere dell’abitudine o del rito, nello sfogliare il quotidiano, anche se, in effetti, sono poche le cose interessanti leggibili e le notizie le ho apprese già la sera prima (dal “giurassico” televideo)
Mi piace la radio quando riesco ad ascoltarla, spaziando su vari canali; avete notato anche voi che, attraverso la radio, si riesce ad ascoltare più facilmente anche chi ha una opinione diversa dalla propria?
Internet rappresenta un magnifico universo dove sto imparando a muovermi, con curiosità e prudenza. Il mio timore principale è quello di essere distratto e sopraffatto dall’eccesso e dall’inutile. Ed anche quello, emerso dalle parole di Giovanna, di non saper più interagire efficacemente e profondamente con gli altri esseri umani o di perdere il valore di un incontro, per il quale voglio sempre trovare il tempo.
L’altra riflessione interessante riguarda il valore dell’informazione e la libertà di pensiero che ne deriva, dibattito molto sottovalutato in questo momento, in Italia. Ben venga, in questo caso, ogni forma, anche sovrabbondante, di informazione, di scambio e di aggregazione.
Adesso vado a studiarmi meglio cosa sono questi rss, che mi sembrano interessanti…
Per chi fosse interessato ad approfondire l’argomento, al Festival dell’Economia, a Trento, domenica 6 giugno, l’economista Paul Seabright propone una conferenza dal titolo: “Il collo di bottiglia del nostro cervello”: quanto riusciamo ad assimilare delle sempre più numerose informazioni? In estrema sintesi individua tre “strozzature”
1) L’attenzione degli individui, e la loro capacità di scelte consapevoli, sembra essere sempre più scarsa.
2) Nei paesi in via di sviluppo molte persone sono escluse dal libero accesso alle fonti di informazione
3)Tecnologie sempre più sofisticate e informazioni sempre più complesse richiederanno, soprattutto per le nuove generazioni, individui sempre più istruiti e meglio formati
Ultima “informazione”, il link per saperne di più: http://www.festivaleconomia.it
fondamentalmente in rete uso gli RSS, qualche newsletter e i tweets di persone o siti (es: Internazionale) che ho trovato interessanti nel tempo e che mi permettono di approfondire se il “titolo” mi interessa.
Ho eliminato totalmente l’info televisiva (e la televisione in genere) anche se per ora un televisore ancora in casa c’è (anche se ho pensato di levarlo più volte…).
Come altri, uso parecchio la radio e le rassegne stampa radiofoniche, sia in macchina che a casa. E’ vero, è più facile ascoltare anche opinioni differenti in questo modo!
Per il resto, soprattutto la sera, libri, libri e ancora libri. Sarò retrò, ma a me l’odore della carta piace…
@AlleBeck concordo che “informarsi è diventato un lavoro a cui bisogna dedicarsi” ma non avendo il tempo per questo “secondo lavoro”, come si fa?!?
@Beniamino, grazie per il contributo! Nei siti internet del Festival dell’economia e di TED si trovano un sacco di contributi interessanti.
Io adoro la radio, ma @Walter anche qua per me è una questione di tempo!
Tante volte mi sento i podcast (le trasmissioni registrate e scaricate sul pc) quando viaggio in treno per andare a lavoro..
Ho letto proprio ieri un articolo sull’incapacità di attendere. Oggi la nostra esistenza è scandita da SMS, mail e “ricomparsa di amici e conoscenti” grazie ai vari social network. L’autore dell’articolo faceva un bellissimo paragone con i messaggi in bottiglia. C’è il disperato bisogno degli altri, ma anzichè provare a comunicare si “lanciano” messaggi, sperando che qualcuno “risponda”. Ma risponda a cosa? Quali sono le nostre reali aspettative? Quali i nostri desideri latenti? Cosa ci manca realmente?
Così si finisce per vivere “aggrappati” ad una protesi elettronica che può entrare in ogni istante nella nostra vita per il semplice fatto che siamo noi a volerlo, a desiderarlo. Se squilla, o se vibra, si può solo fare una cosa: scoprire chi ci cerca, chi ha bisogno di noi, chi ci fa sentire importanti o anche solo presenti. Una volta a scuola era l’insegnante a fare l’appello; adesso lo fa il nostro cellulare e sembra proprio che la cosa più bella, l’emozuione più forte sia poter dire: presente!
Herbert Simon nel 1971 diceva “L’informazione consuma attenzione. Quindi l’abbondanza di informazione genera una povertà di attenzione e induce il bisogno di allocare quell’attenzione efficientemente tra le molte fonti di informazione che la possono consumare” .
@Pier Luigi allora si può dire che, anche a distanza di anni, non è cambiato molto!
Potremmo pensare ad una ri-progettazione del tempo lavoro?