Conflitti inter e intraziendali: il diritto non è tutto (vallo a spiegare agli avvocati…)
Il motivo per cui mi sono avvicinato a FdR, pur senza essere un imprenditore o manager, poggia essenzialmente su una considerazione: il sistema legale di risolvere i conflitti (diritto e processo) può essere talvolta inadeguato alle esigenze dell’impresa: esiste un’alternativa solo che è poco nota (in Italia) ed utilizzata (credo).
Chiedo venia se l’incipit potrà rendere il discorso prolisso, ma la questione è delicata e mi sento obbligato a premettere alcune considerazioni per avere un background informativo congruo e condiviso.
Il settore legale è forse uno dei più conservatori con ordini professionali retti da regole degli anni ’30 ed interessi “corporativi” che solo ora iniziano a scontrarsi con le regole di mercato (belle o brutte…). Non vorrei parlare male in generale ovviamente, ma solo fornire qualche spunto di riflessione per verificare la convenienza della trattazione “classica” di un problema legale: con tale termine intendo una filiera in cui:
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descrivi il problema al tuo avvocato
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l’avvocato rende un parere
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inizia o si resiste in giudizio
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l’esito del giudizio non influisce sulla parcella dell’avvocato
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gli interessi sottostanti si devono adattare…
Certo c’è chi negozia per evitare il giudizio, ma come? Scambiando una letterina e sperando che il “miracolo” (ossia l’accordo) si verifichi quasi fosse un fenomeno autopoietico?
Non sto dicendo che non ci siano avvocati che provano seriamente a risolvere le questioni fuori dai tribunali, ma forse che sono pochi se è vero che negli ultimi anni il numero degli avvocati è aumentato notevolmente e.. parallelamente all’aumento del numero dei processi. Ora non mi interessa stabilire se è venuto prima l’uovo o la gallina, sta di fatto che oltre 200.000 avvocati che subiscono o promuovo 6.000.000 di cause sono numeri che ci collocano nel terzo mondo dei servizi legali.
Ciò produce una serie di effetti sistemici non sempre noti:
A) aumento dei tempi (anche a causa dell’organico insufficiente e delle performance di alcuni addetti..)
B) decremento della qualità delle sentenze (talvolta motivate in maniera succinta o con veri e propri copia&incolla: sono strategie di sopravvivenza se devi fare centinaia di sentenze)
C) comparsa del fenomeno dell’ “abuso di diritto e di processo” (la questioni viene strumentalizzata alimentando più o meno inconsapevolmente il conflitto).
A ciò si aggiunga la non sempre adeguata preparazione degli avvocati (il concorso non è poi tanto selettivo…) e le loro esigenze di bottega (leggi conflitto di interessi…).
In questa situazione escono alcuni provvedimenti legislativi che nel giro di un paio di anni:
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obbligano gli avvocati ad andare in mediazione (che è un negoziato assistito)
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abrogano le tariffe professionali imponendo di contrattare la parcella
Si tratta di norme che hanno un impatto assai più rivoluzionario di quel che si creda, ma quanto efficaci a livello del sistema economico-sociale? I soggetti forti contrattano al ribasso e quelli deboli ci rimettono nello stabilire l’importo del corrispettivo (pensate ad forfait giustificato dalla quantità di incarichi e dalla disponibilità dell’offerta da un lato ed un patto di quota lite del 10% o 20% dall’altro).
Temo però che non si possano trasformare dei soldati in pacifisti.. a colpi di legge. Ed infatti gli avvocati in molti casi si stanno ribellando soprattutto alla mediazione che viene vista come un ostacolo all’accesso al processo ed alla giustizia.
Io – muovendo dall’esperienza ultratrentennale dei paesi a matrice anglosassone – credo che possa, invece, essere opportunità specie nella misura in cui permette di far emergere gli interessi delle parti talvolta segregati in una fitta maglia di norme giuridiche vecchie e comunque soggette all’interpretazione e dunque incerte per definizione.
Trattare poi faccia a faccia o trattare con l’ausilio di un terzo (il mediatore) appositamente formato non è la stessa cosa: nel secondo caso si innalzano notevolmente le performance negoziali, si evitano tatticismi e strumentalizzazioni e si riesce a fare un vero brainstorming in cui il diritto non sta necessariamente al primo posto. Non sto ovviamente parlando di accordi illegali.. ma all’interno della legalità, c’è – in teoria – solo l’imbarazzo della scelta e quelle che sono rinunce in termini giuridici possono essere grandi opportunità economiche, commerciali, relazionali, di sviluppo, di crescita o per guadagno di tempo.
Specie nel contenzioso che coinvolge a qualsiasi titolo un’impresa ci sono spesso tanti interessi che rischiano di essere compromessi dalla trattazione solo giuridica del conflitto: le relazioni commerciali con clienti o fornitori sono certamente pregiudicate dall’azione legale; i conflitti sul luogo di lavoro vengono acuiti dalla discussione sui diritti ed il workflow ne risente; quando l’oggetto è deperibile (fornitura di CPU o collezione di moda) il fattore tempo è strategico.
Il discorso sarebbe ancora lungo e concludo con una considerazione non nuova per voi: negoziare implica abilità di relazione, capacità di comunicare efficacemente, toccare le corde giuste dell’interlocutore, pragmatismo e creatività. Tutte “cose” che nelle facoltà di giurisprudenza (gulp?) non si insegnano. Sono di recente stato ad un incontro sulla certificazione e validazione delle competenze e mi sono chiesto: di quelle dell’avvocato chi si preoccupa? Il professionista forense conosce la legge (o dovrebbe) ma per il resto?
Insomma sto suggerendo di trattare la questione giuridica (il torto e la ragione, quello che “che mi spetta”, quello che è ”giusto”) con l’approccio tipico del problem solving:
Fase |
Errore comune del sistema “classico” |
Analisi del problema: diverse percezioni, difetti di comunicazione, gestione delle emozioni disfunzionale, problemi relazionali |
Tutto quel che non è diritto resta fuori come se non fosse una componente del problema |
Analisi del problema: interessi sottostanti (obiettivi economici, commerciali, organizzativi) |
La legge si preoccupa dei diritti non degli interessi che stanno dietro o sotto |
Esame tentate soluzioni inefficaci: negoziati falliti |
L’avvocato è un abile negoziatore o replica gli schemi processuali “minacciando” ed ostacolando ? |
Fare il primo passo: consolidare obiettivi tattici per raggiungere quello strategico magari non ancora definito |
Se l’accordo non pare subito possibile è inutile perdere tempo è meglio andare subito in tribunale |
Creatività: comunicazione costruttiva e brainstorming |
Fiducia compromessa dal deterioramento della relazione in virtù di quanto precede |
Che ne dite?