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La Rinascita

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Quando il lavoro fa morire la vecchia identità e consente il germogliare del nuovo

Era una mattina del novembre 2008, una delle tante, una di quelle un po’ uggiose, in cui le tenebre stentano a lasciare il posto alla luce, quando Pietro inizia la sua giornata a bordo del suo potente Suv, un macchinone nuovo di zecca, scintillante, con un odore pregnante ancora di nuovo nell’abitacolo, che s’attacca alle narici e all’abito gessato, rigorosamente stirato e firmato.

Quel senso di nausea e di soffocamento Pietro lo addebita proprio all’auto nuova. Nulla faceva presagire quel che sarebbe accaduto dopo. Quando l’auto si sarebbe ridotta in frantumi, quattro airbag si sarebbero gonfiati quasi all’unisono e la sua vita sarebbe stata radicalmente scossa.

“Nulla di grave, non sono malato, dunque” – si rassicura mentalmente tra sé, quando al pronto soccorso gli viene detto che si è trattato semplicemente di uno svenimento, forse per un calo di pressione, magari per via dello stress crescente che di recente aveva vissuto, a causa dell’ennesimo processo di fusione e riassetto aziendale. Del resto, lui era un general manager, e questi eventi gli erano divenuti familiari. Ma, a quanto pare, mai abbastanza. O, forse, il suo fisico stava lanciando un messaggio forte e chiaro di stanchezza, che lui sembrava continuare ad ignorare.

E quando il rendimento professionale iniziò a calare, quando le dimenticanze delle scadenze, o delle firme divennero sempre più frequenti, quando familiari e amici, nella trascuratezza, cominciarono a prendere le distanze da lui, qualcosa dentro di lui, delle sue certezze e determinazioni, cominciò ad incrinarsi.

L’apice lo toccò il giorno in cui venne nuovamente a trovarsi al pronto soccorso, in preda all’ennesima perdita di coscienza, quasi a simboleggiare quello spegnersi a se stesso, quell’ostinarsi a non voler vedere, né sentire quella parte di sé che gridava, implorava dal dolore, e che, almeno simbolicamente, voleva morire. Per rinascere a miglior vita.

Lì si trovò di fronte alla prima persona che lo aiutò a reindirizzare la sua vita: un ex collega che alla soglia dei 40 anni, effettuò un coraggioso e rivoluzionario cambiamento nel suo panorama professionale, e diventò infermiere. Egli lo mise di fronte a se stesso, gli fece da specchio. Lui quella fase l’aveva già vissuta anni prima, quando il precedente lavoro gli aveva risucchiato l’anima e corroso il corpo. Esaurimento psicofisico e depressione. Con tutti i sintomi organici concomitanti e conseguenti. Fu una batosta la diagnosi, quasi peggio di un tumore. Ma una volta accettata, la risalita venne di conseguenza. E anche le massicce dosi di farmaci iniettati nei glutei vennero accolte come manna, uno strumento di base per un’evoluzione successiva.

Era caduto troppo in basso per risorgere senza aiuti di consistente entità, anche su un piano fisico. Ma a partire da lì, è stato necessario ri-costruire se stesso, con l’aiuto di un professionista. Lui che era abitatuato a non chiedere mai, si è reso conto dei suoi limiti, dello stato di necessità in cui versava, e quando si è sentito pronto per accogliere una mano tesa, ecco che puntualmente questa è arrivata.

Lo stesso, a quanto pare, è accaduto a Pietro. E’ dovuto cadere più e più volte, prima di rendersi conto di essere impossibilitato a rialzarsi da solo, e soprattutto a farlo in modo differente rispetto al passato, ad incamminarsi lungo un altro percorso, meno irto di buche e di asperità.

Quando il fisico, nel giro di poche settimane è stato rafforzato, si è presentata l’occasione per Pietro di conoscere, nel corso di una serata di beneficenza, una professionista che l’avrebbe affiancato nel suo cammino di rinascita, personale e professionale. Finalmente era pronto. Finalmente non temeva più se stesso, e la possibilità di scoprire e mettere a frutto quel che di meglio aveva dentro. Qualcosa che, evidentemente, poteva essere più in sintonia con i suoi modi e tempi, che lo avrebbero portato al successo e alla realizzazione in modo forse anche più pieno, soddisfacente, remunerativo, sotto tutti i punti vista.

Ultimo, non ultimo, la terza persona che incontrò, forse quella più centrale e determinante, che lo aiutò a cambiare la sua Vita .. fu proprio se stesso!

Anna Fata

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