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Narrow Mind

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Durante il mio ultimo viaggio in Cina, uno dei tanti e non ancora finito), ho avuto modo di fare una conversazione con un manager di un Hotel su come egli vede gli ospiti stranieri e come invece vede e giudica i cinesi.
Ho avviato la discussione in modo molto banale e aspettandomi ovviamente i soliti luoghi comuni. Ma in realtà la discussione si è rivelata subito molto interessante e profonda.
In Cina oggi ci sono in realtà 56 etnie ben identificate e che sono state a fasi alterne unite e divise per un lungo periodo storico di 5.000 anni. Se ben ricordo mi diceva che Gengis Kan, uno dei peggiori imperatori per i Cinesi, estese il suo dominio fino al Tibet (si proprio il Tibet) nel 12 secolo.
Per questo motivo i Cinesi hanno una cultura abituata a mediare modi di versi di vivere ed affrontare le cose e questo si traduce agli occhi dell’interlocutore in un’apertura mentale non riscontrabile in altri popoli. Sun Tzu ci insegna nel “l’arte della guerra”, conquista intatto il nemico.
Ad esempio i Koreani ed i Giapponesi sono ben identificati all’interno del loro perimetro geografico, la penisola Koreana o il Giappone e per questo motivo il loro carattere si è rafforzato al tal punto da non renderli molto chiusi ad altri modi di vedere, pensare e comportarsi.
Dei popoli di occidente aveva una percezione più superficiale, ma comunque intuiva che tra nazionalità ci sono evidenti differenze di comportamento. (come dargli torto!).
Questa considerazione mi ha fatto subito saltare in mente quello che avevo visto nei giorni precedenti nelle fabbriche e nelle città che avevo visitato: la profonda riconversione della società, della cultura, delle organizzazione al lavoro, dei macchinari, del managment. E voglio sottolineare managment.
E’ evidente che le aziende migliori hanno dei manager giovani e che parlano inglesi, affianco ai vecchi esperti che rimango li e vengono consultati al momento opportuno, in cinese .
Ho pensato poi ai nostri “drammi”, la chiusura di Termini Imerese, della Alcoa in Sardegna., etc. Qualcuno vorrebbe che rimanessimo ancorati al passato senza pensare al fatto che occorre velocemente riconvertirci, fare auto elettriche, fare il ponte sullo stretto (a proposito avete presente di quanti posti di lavoro creerebbero, altro che Termini Imerese!) , trovare il modo per sostituire in Italia 600.000.000 di lampadine ad incandescenza , e che se ipotizzassi che un m2 di eolico equivale alla sostituzione di 20 lampade (vi prego ditemi che non è vero e che ho sbagliato i conti di 2 ordini di grandezza!) equivarrebbe a 30.000.000 m2 di pannelli eolici ad un costo 35 volte superiore…….Atch! rischio il corto circuito…ad essere troppo Open Mind………………………dopodomani rientro in Italia meglio risettarmi e ritornare Narrow Mind.
Nel frattempo ne ho approfittato a scrivere qualcosa per la community meno Narrow Mind che conosco
Virgilio Becucci

4 Commenti

  1. Anche a me quando sono all’estero, specialmente fuori dall’Europa, mi piace, per quanto possibile, capire e calarmi nel paese in cui sono, Korea e Cina sono sicuramente paesi molto interessanti per la loro lunga storia e cultura.
    Ormai “volenti o nolenti” dobbiamo capire ed imparare molto da questi popoli se vogliamo sopravvivere a livello industriale.
    Altra cosa di cui forse ci si rende poco conto e’ la minuscola rilevanza che abbiamo come nazione. Quante volte viene citata l’Italia nei giornali dell’estremo oriente? e le poche volte che viene citata, per cosa? per il suo sistema produttivo? per il suo “know-how”?
    Purtroppo non sono gli incentivi all’auto od un ponte sullo stretto di Messina che possono dare respiro ad una nazione che negli ultimi decenni sta dilapidando il proprio “portafoglio” di conoscenze e buttando sulle spalle delle prossime generazioni debiti che non siamo in grado di pagare oggi.
    Proviamo a fare un’ipotesi diversa, ad oggi il ponte sullo stretto di Messiana ha un costo complessivo previsto di poco meno di 5miliardi di euro (..e sappiamo che le cifre iniziali nei lavori pubblici la maggior parte delle volte lievitano in maniera sensibile). Prendiamo 1,5miliardi e lo impieghiamo in infrastrutture (strade e ferrovie) in Calabria e Sicilia. Altri 1,5miliandi in opere di riqualificazione e messa in sicurezza del sistema urbanistico e geologico (avete presente cosa e’ successo pochi mesi fa vicino a Messina durante un nubifragio oppure alla casa crollata pochi giorni con due bambini morti in provincia di Agrigento). Il rimanenti 2miliardi li investiamo in universita’, centri di ricerca pubblici e privati, sgravi per gli investimenti dell’industria in ricerca e sostegno alle start-up tecnologiche e che presentano una forte connotazione di innovazione.
    Forse non colpira’ l’immaginario collettivo come il ponte e non servira’ a guadagnare voti alle prossime elezioni, ma se volgiamo avere una speranza ed un futuro questo e’ quello che dovrebbe essere fatto.

  2. Ho interrotto la lettura di Slow Economy di Federico Rampini. Affascinante la sua esperienza in Cina, che racconta nella sua complessità, nel suo grande mondo di storia e cultura, che la rendono un continente a sé.
    Sarebbe bello confrontarci con la Cina in ottica di Europa, altrimenti non avrebbe molto senso.
    Virgilio, grazie per la tua bella testimonianza!

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