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Solarexpo… e poi?

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Mi sono recato quest’anno per la prima volta a Verona al SolarExpo e vorrei condividere con gli amici di FDR alcune mie riflessioni.
Sono riflessioni di un non esperto del tema, ma di semplice appassionato e per questo un parere degli esperti mi farebbe grande piacere.
Ho visto molti, moltissimi stand, tutti molto simili tra loro, nei quali facevano bella mostra pannelli di vari tipi ed immagini di realizzazioni molto sofisticate: ho visto anche qualche (ma limitata) realizzazione geotermica ed eolica.
La sensazione e’ di una grande competizione (molto nazionale) sul fotovoltaico e di una un po’ meno accentuata su eolico e geotermico.
Ho visto qualche nome noto, e tanti, tantissimi nomi a me sconosciuti.
La mia riflessione è stata però un’altra: complice le mie esperienze commerciali, ho immaginato di entrare in un grande supermercato, dove però tra gli scaffali, facevano bella mostra prodotti tra loro del tutto simili.
A questo punto la fatidica domanda: perché devo scegliere il prodotto 1 rispetto al 2 o al 100°?
Questo credo sia il vero tema: molte aziende, fortissima competizione, sicuramente prodotti di grande valore e contenuto (grazie appunto alla competizione e perché no, al genio tutto italiano), ma come fa il cliente a percepire tutto questo?
Qui credo si ritorni all’antico: Le quattro”P “ o piu’ semplicemente l’immagine, la notorietà del brand e la relazione che si crea con il mercato, con il cliente finale.
Allora mi viene una seconda domanda: quante di queste aziende hanno brand e relazione?
Mi piacerebbe capire dagli amici del gruppo più addentro a questi temi qual è la loro visione del SolarExpo 2012 (senza scomodare i Maya naturalmente), ma per capire in quale direzione vanno o dovrebbero andare le nostre aziende, per non rischiare di avere i migliori prodotti, senza però la proporzionali capacità di imporli sul mercato.

1 Commento

  1. Non voglio atteggiarmi ad esperto, che non sono.
    Butto lì solo qualche spunto, avendo “sfiorato” il tema in una delle mie precedenti esperienze lavorative.
    Aziende: immagino che negli stand ci fossero produttori, commercializzatori ed installatori; cose molto diverse, le une dalle altre; in parte complementari; i produttori (veri) devono essere degli industriali; chiunque può commercializzare; l’installazione richiede qualificazioni e certificazioni (dall’elettricista di paese all’impresa strutturata).
    Origine dei prodotti: tanti italiani importano da Cina e Thailandia o altri paese asiatici; gli stessi produttori, per avere più gamma commerciale, importano anche dall’estero o dall’esterissimo (scusate il neologismo). In ogni caso, confermo che ci sono molti produttori italiani, ce ne sono in Germania, in Spagna ed in altri paesi europei. L’attesa qualitativa su un prodotto “Made in UE” può essere più alta che su un “Made in PRC”: se qualcosa non va, nel primo caso avrò un interlocutore; nel secondo?
    Tecnologie: si va dai pannelli a silicio monocristallino e policristallino alle tecnologie microamorfe ai più evoluti prodotti a film. Le tecnologie più consolidate danno (ad oggi) più certezza di durata nel tempo e se ne conosce meglio il decadimento prestazionale; il futuro, secondo me, è nei prodotti a film che sono più leggeri, più facili da installare, e da manutenere, danno meno nell’occhio (ahime, prima vogliamo l’energia ecologica e poi voglia l’ecologia visuale!) e permettono di struttare superfici non sfruttate prima (tetti irregolari, finestre, in alcuni casi).

    Solo spunti, come dicevo.

    Buone riflessioni a tutti, in attesa di altri commenti.

    Giorgio

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