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Diario per il dopo Virus

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Il titolo di queste righe mi è ispirato dal libro di Philip K Dick: Cronache del dopo bomba, queste vogliono essere gli appunti di un manager su questo periodo, note e riflessioni di come chi lavora all’interno di una multinazionale del largo consumo ha visto arrivare il Covid, vi sta convivendo e come si prepara a gestire il post.

Questo è un racconto volutamente “miope” rivolto solo a come questo è stata vissuto nel mondo delle multinazionali del largo consumo dove anche le tragedie ed i drammi fanno parte del business as usual.

L’inizio

A metà gennaio, quando le prime notizie hanno iniziato ad arrivare dalla Cina, le abbiamo lette con disattenzione, al massimo abbiamo riflettuto e preso nota che dovevamo chiedere conferma per le gli ordini in consegna dalla Cina e stimati in arrivo dopo il Capodanno Cinese.

Il virus in Cina era un argomento di conversazione, come il tempo che avrebbe fatto nel weekend, nelle discussioni con partner, clienti e la sede Europea, quello che contava era avere incominciato bene l’anno ed avere in essere i piani per il 2020.

Quel, business as usual, voleva anche dire continuare a viaggiare, incontrare partner e fornitori, e procedere a pianificare gli incontri dei mesi successivi. Nel mio caso e nella mia azienda voleva dire 3-5 giorni alla settimana in giro.

Il Virus in Cina

Abbiamo iniziato a prestare più attenzione a quello che succedeva in Cina, io già lo facevo per motivi famigliari, quando abbiamo visto il lock down nel Hubei e quando abbiamo capito che le fabbriche non avrebbero riaperto dopo il Capodanno Cinese.

Sul quadro comandi delle Multinazionali, ha iniziato ad accendersi qualche spia, era la logistica ed il planning, accidenti rischiamo di fermare la produzione perché gli ingredienti non arriveranno in tempo dalla Cina, assieme ad i materiali per le promozioni che partono a marzo.

Non chiedetemi perché parliamo di lean production quando abbiamo gli stabilimenti a diecimila KM l’uno dall’alto, ma le domande scomode non vanno fatte quando le cose vanno bene, questa assieme ad abbiamo sempre fatto così è una delle pietre fondanti del pensiero unico manageriale. Per inciso Coca Cola ha problemi in alcuni paesi a produrre la versione Diet della sua bevanda, perché mancano i dolcificanti, che sono prodotti in Cina.

“Alla pianificazione ed alla supply chain ci penseremo” – ci dicono dalla cabina di regia – “ma voi andate avanti con i piani, non cambia nulla. Ah, mi raccomando: se viaggiate evitate i cinesi e le persone che starnutiscono, ma business as usual.”

Il Virus arriva in Italia

Una mattina scopriamo che nell’era della globalizzazione, anche le malattie velocemente fanno il giro del mondo, nel weekend ho il tempo di riflettere e decidere che nel mio piccolo dovevo cambiare modo di lavorare che tre o quattro giorni alla settimana in viaggio non aveva senso né per me, né per l’azienda né per i miei clienti e fornitori.

Il lunedì chiamo il capo e gli spiego quello che avevo pensato. “Aldo la sicurezza per prima, ma business as usual. Dobbiamo chiudere il trimestre.”

La ragazza dell’agenzia viaggi, mi dice che se cancello tutto, in molti casi i biglietti e gli hotel non saranno rimborsati perché compagnie aeree ed hotel sono convinti che tutto continuerà normalmente.

Il quadro comandi delle Multinazionali segnala problema sull’Italia, ma è una provincia lontana dell’impero e non ci sono allarmismi sul business, per cui, nemmeno a dirlo: business as usual.

L’Italia in lock down

A livello locale iniziamo a prendere coscienza della realtà, iniziamo a pensare a come rivedere i piani cosa fermare e cosa continuare, iniziamo a capire che sarà un periodo lungo e complesso e quando si riaprirà bisognerà essere pronti.

L’agenzia mi conferma che tutti i viaggi cancellati sono stati rimborsati o è stato emesso un buono, ma viviamo in un mondo schizofrenico all’interno delle nostre multinazionali, si capisce che in Italia c’è un problema, ma non si percepisce che presto suoneranno tutti gli altri allarmi (Paesi).

La preoccupazione per la salute di noi che stiamo in Italia è sentita e vera, ma fa a pugni con il pensiero che i piani non debbano cambiare.

Il Virus inizia a far paura anche nelle capitali dell’impero.

Ed una mattina il virus fece la sua comparsa sul quadro comando delle Multinazionali, zitto zitto aveva attraversato gli oceani e le Alpi, il quadro comandi sembrava un albero di Natale con tutte le spie accese e se è vero che l’orchestra aveva suonato fino alle fine sul Titanic, qua la canzone del business as usual aveva lasciato spazio al nuovo disco salviamo il salvabile.

Le promozioni legate ai grandi eventi e le fiere di settore, saltano come i tappi dello spumante a Capodanno.

Insomma, Houston abbiamo un problema. Ma sembra che a Houston non abbiano la minima idea di come tirarci fuori dal problema.

Pensieri per il dopo:

Houston non ha risposte, allora invertiamo il processo e iniziamo a farci domande, partendo dal presupposto che le certezze del passato hanno lasciato spazio alla paura ed al panico.

Ho imparato una cosa: le persone che sono nel panico ed hanno paure non hanno risposte, vogliono risposte – se possibile facili e rassicuranti – come quelle che abbiamo ricevuto sino a ieri.

Domande, domande, domande, servono a farci riflettere a capire, a fare tabula rasa.

Innanzitutto, proviamo a capire come cambierà lo scenario

Alcune domande su cui riflettere: i consumatori avranno lo stesso potere di acquisto? Il consumo in casa e fuori casa tornerà ai livelli prima della crisi? Il turismo, gli eventi sociali quando ricominceranno? Quali rotte e cambiamenti la nave Multinazionale farà?

Quali sono i miei obiettivi? Volumi / Valore, forza del brand.

Che orizzonte temporale ho? Devo pensare a chiudere bene quest’anno e poi vediamo (ottica di breve), o facciamo il possibile quest’anno iniziando a capire come si muove il mercato dopo lo shock, in modo da riprogrammare il 2021 su basi più solide (ottica di medio periodo)?

Nel nuovo quadro macro come il mio lavoro e quello dei miei partner, clienti / fornitori cambierà?

Su quali variabili mi devo focalizzare?

Qua una risposta ce l’ho in testa, devo considerarle tutte ma devo concentrare le mie energie solo su quelle che posso guidare. Mi spiego: non so quando i negozi riapriranno (devo seguire le decisioni del governo, qua vado a rimorchio), ma devo fare di tutto per essere pronto quel giorno a presidiare il mercato, magari in maniera diversa.

 Alt! Non dare risposte. Fatti e fai domande a quelli che sai che hanno punti di vista fuori dal coro, perché non è più business as usual, in sottofondo mentre sto scrivendo c’è God save the Queen dei Sex Pistols.

Sperando che l’eredità di questo virus sia il segnale per nuove energie.

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