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Cercasi domande per l'Annuario 2011: "Non smettere di pensare a domani"

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Nonostante la calura estiva e l’incipiente relax, sentiamo il dovere morale di mantenere le vostre sinapsi attive, nonchè la necessità (meno morale) di chiedervi aiuto sotto forma di un contributo creativo.

FiordiRisorse, avendo perso completamente il contatto con la realtà, sta progettando la realiazzazione di un Annuario che avrà tra gli altri, l’obiettivo di dare visibilità ai propri manager, chiedendo loro di ‘ non smettere di pensare al futuro’, e domandando loro come lo vedono.

In pratica, cosa vi chiediamo. Di mettere in forma di domanda tutto quello che vorreste sapere da un manager su che cosa accadrà nel 2011.

Ovviamente, dato l’ambito di riferimento presunto di FdR consideriamo di secondaria importanza interrogativi circa chi vincerà il Grande Fratello o la data delle nozze Rodriguez-Corona, mentre sappiamo che i nostri manager sapranno essere più esaurienti circa tematiche legate agli scenari economici e al mondo del lavoro.

Potete rivolgere le vostre domande ad un manager generico oppure indirizzarle al responsabile di una specifica funzione aziendale.

Non possiamo garantire che tutte le domande saranno utilizzate e nemmeno che tutte avranno una risposta esauriente, però alla fine avrete la nostra certa gratitudine e d’altro canto la vostra alternativa in tema di futuro, rimarrebbe Paolo Fox.

Grazie e buone vacanze!

Rossella Fava e Paolo Vergnani
Responsabili Ideazione Annuario FdR 2011

14 Commenti

  1. Ciao,
    nel mio lavoro seguo costantemente l’andamento della crisi…occupandomi di PMI (lavoro in banca) e, purtroppo, la cosa più preoccupante a mio parere è che da un po’ nessuno ha più voglia di investire nelle aziende, nel domani. Chi fa nuovi progetti? Chi pensa a soluzioni innovative? Siamo tutti troppo occupati a restare a galla?
    Ci vorrebbe forse qualche grande scoperta sensazionale a smuovere i mercati…oppure una guerra? (eh, già anche quella dà lavoro)Nella speranza che nessuno prenda in considerazione l’idea, provocatoria, della guerra, vorrei sapere come la pensano i manager di oggi (i giovani rampanti) in proposito: cosa ci smuoverà da questa situazione disastrosa? Innovazione? Cambiamenti radicali?
    Grazie e, complimenti per l’idea dell’annuario!

  2. Interessante quesito quello di Elena, soprattutto il passaggio in cui ci si chiede chi pensa al domani.

    Io sono sicuro che ci siano “menti” che oggi, come ieri, forse ancora piu’ di ieri, abbiamo interessanti progetti imprenditoriali da poter proporre ad investitori (=banche), ma che quest’ultime, troppo occupate a “restare a galla”, come dice Elena, non abbiano alcuna intenzione di rischiare il benche’ minimo euro per un inziativa imprenditoriale, se non ipergarantita da immobili, fondi o quant’altro possa essere messo a garanzia di una concessione di credito.

    Perche’ le banche oggi non investono piu’? Fino ieri hanno elargito quattrini a destra e manca, solo ed esclusivamente secondo logiche piu “lobbistiche” che di merito, andando a dare credito a figli di papa’ che spesso, sono solo riusciti ad azzerare il patrimonio di famiglia (non e’ un caso che esista il detto che il nonno “crea” l’impero, il padre lo gestisce, il figlio lo azzera!). Questa situazione ha portato i giornali ad essere zeppi di aste per la vendita di immobili, tutti questi bei patrimoni messi a disposizione del credito.

    Certo, le banche italiane hanno un modello molto sicuro, non hanno rischiato granche’ in questa crisi, ma questo modello iper garantito, ha ingessato l’economia!

    Io credo che le banche debbano investire su figure che possano essere in grado di valutare quale sia il grado di potenzialita’ di un inziativa imprenditoriale, comprendendone valore e rischi, risorse che arrivino da differenti settori industriali, artigianali, agricoli… mi sono imbattuto in una discussione in cui un imprendiotore agricolo cercava di far capire ad un funzionario di banca perche’ le sue mucche non avevano piu’ avuto modo di avere lo stesso “ritmo” di riproduzione, per cui diminuendone la capacita’ di ricavi in carne, proponendo soluzioni che, il funzionario, non era assolutamente in grado di recepire.

    Questo e’ un grosso problema, chi ha in mano il futuro della PMI e’ il sistema di gestione del credito, ma se chi ha questo “potere” non e’ in grado di scindere quali siano i progetti per cui e’ necessario investire, il solo risultato e’ quello di mantenere i “remi in barca”, ma di questo passo non si andra’ da nessuna parte!

    Un saluto
    Luca C.

  3. Restastando in tema di crisi, credo che ci siano dei settori rimasti paralizzati, alcuni meno, altri ancora quasi indenni dalla crisi.
    Sarebbe già un punto di patenza riuscire a distinguerli al fine di avere un quadro generale della situazione che tiene conto delle differenze.
    Sarebbe quindi auspicabile che i manager che sentono di poterlo fare , parlino per il settore da cui provengono o che conoscono meglio e ci aiutino a capire dove e come intervenire …. dove e come (e se ) ci sono stati dei significativi cambiamenti ai quali adattarsi

  4. Gentili e gentilesse
    è fantastico quando si crea il dibattito!!
    Ci piacerebbe però che, in aggiunta, ci vengano formulate ( ed elencate: 1)Perchè…?, 2)Quando….?, 3)Come….? ad esempio) proprio delle domande “a forma di domanda”, e precisamente three per brain ( tre a capoccia) , da potere poi girare ai manager delle community.

    Consapevole che un buon esempio conta più di cento parole, ecco di seguito le mie tre domande:

    1)Ci sono elementi per sperare che cambi qualcosa in meglio rispetto all’erogazione del credito alle PMI nel 2011 nonostante le varie Basilea???
    2)Se dovessi suggerire a un amico in cerca di prima occupazione una competenza fondamentale per farsi assumere nel 2011, quale sarebbe? E se si trattasse di un amico experienced che cerca di ricollocarsi?
    3) Anche le librerie on line italiane vedranno il sorpasso degli acquisti di libri tramite download di file rispetto all’acquisto di volumi cartacei come è avvenuto quest’anno per Amazone?

  5. Mi piacerebbe sapere dai vari manager operanti in settori e famiglie professionali diversi come pensano di illuminare qualche squarcio di futuro. E anche quali pensano che siano le resistenze, i condizionamenti, i pregiudizi e le paure da vincere.
    Infine cosa mettere nel “survivial kit” per l’anno 2011?

  6. Per un direttore commerciale o marketing o business development:
    1) Che cosa deve fare l’azienda del Centro Italia, nostro territorio di riferimento, per scalare posizioni sui mercati internazionali nel 2011? Puntare sul prodotto, fare rete con altre aziende, cercare alleanze internazionali, guardare solo all’Asia o al BRIC…?

    Per un direttore operations o COO:
    2) Che cosa deve fare l’azienda del Centro Italia, per migliorare la propria competitività nel 2011? Puntare sugli acquisti nei low cost countries, sviluppare politiche lean/kaizen o six sigma, delocalizzare nell’Europa dell’Est, inventare accordi innovativi sul costo del lavoro…?

    Per un DG o AD o imprenditore:
    3) Esiste una strada maestra per vincere la sfida del mercato nel 2011? Che cosa vorrebbe fare, nel 2011, per generare un piano di crescita credibile, a tre o cinque anni?

    Ad maiora,
    Giorgio

  7. Ciao
    per quanto mi riguarda io non vorrei focalizzarmi sulla crisi , ma piuttosto su domande del tipo:
    1) se tu fossi l’AD per un giorno , quale progetto porteresti in azienda e perchè?
    2) se tu avessi la possibilità di scegliere di cambiare ruolo che ruolo sceglieresti? che cosa faresti? perche?

  8. Mi pongo tre domande, poi vedo come rispondere.

    1) quanti anni di attività consideri oggi nella definizione “pianificazione a lungo termine”?
    2) sei certo che la delocalizzazione produttiva a tutti i costi si traduca in un vantaggio economico reale? (pensa che, tra un po’, la Cina potrà pensare di delocalizzare in Italia…)
    3) visto che parliamo di BRIC, credi che il PIGS abbia una o due “I”? (Portugal, Ireland, Greece, Spain. Italy?)

    Buone ferie!

    Marco

  9. Molto stimolante questa discussione, ecco cosa mi piacerebbe chiedere:
    1. Che cosa farebbe per incrementare l’innovazione nella sua azienda?
    2. Quali criteri userebbe per selezionare persone creative per la sua azienda?
    3. Quali sono, secondo lei, gli elementi strategici che caratterizzano le aziende eccellenti a livello internazionale?
    A presto

    Giovanni

  10. Perdonatemi se mi dilungo un pò con questo pensiero rivolto alle aziende produttive del nostro territorio.

    Dal settore in cui opero (produzione apparecchi per illuminazione da esterno) vedo che in Europa (ed ancor più in Italia) la spinta dei governi (opere di infrastrutture; ponti, strade, tunnel ecc.) per attenuare la stasi dovuta alla crisi economica si è affievolita, e di molto.
    Per non parlare – in Italia – dei tagli che la Finanziaria ha dato alle autorità locali che debbono centellinare ogni Euro di spesa.

    D’altronde è anche vero che la crisi crea anche momenti di opportunità in cui le aziende più lungimiranti possono anche trarre vantaggio; risucire a strappare una buona risorsa dall’azienda concorrente, o magari approfittare dell’indebolimento dell’Euro sul dollaro e quindi focalizzarsi maggiormente sui mercati che hanno valuta legata a quest’ultimo sono azioni percorribili.

    Di certo è che la globalizzazione tende ad estremizzare la concorrenza, e ad accellerare i ritmi di rinnovamento di prodotti e strategie.
    La ricetta?
    Il fatto è che proprio non esiste una ricetta UNICA e valida per tutti; un pò come una medicina che in alcuni ‘pazienti’ riesce a debellare il virus, mentre su altri è quasi inefficace.
    Forse la giusta cosa è un ‘MIX’ di soluzioni che possono – in un modo o in un’altro – dare un beneficio generale; innovazione, azioni commerciali mirate e più specialistiche, dare valore aggiunto dalla proposta di offerta e “lavorare” ancora più duramente certo aiutano (quante aziende stanno lavorando in questo mese di Agosto in Italia?).
    D’altronde oltre il 60% dell’economia è retto dalle piccole – medio imprese che hanno saputo affrontare bene gli ultimi anni, ma non troppo gli effetti della globalizzazione; sono quelle che non hanno capito il momento che stiamo vivendo, o forse troppo tardi, e di come – purtroppo – il fatto di come non sia ancora finito.
    Basti pensare quante aziende ancora – e non solo a conduzione familiare – siano prive di personale tecnico-commerciale che parli la lingua Inglese, che non hanno documentazione adeguata, e che quindi si ritrovino ad operare nell’orticello ‘Italia’…

    D’altronde parlare di sinergie tra aziende, di ‘fare fronte comune’ o di poter contare su uno Stato che possa supportare le singole azioni intraprese da alcuni (tutte cose che altri Paesi fanno e dispongono) non è pensabile…

    Scusate ancora lo ‘sfogo’…
    Saluti!

    Paolo

  11. Premesso che dal novero delle risposte escluderei, come “esercizio”, quelle che prevedono una risposta basata su elementi strettamente economici…

    1) Quali le strategie per trovare i “migliori” da inserire in azienda?
    2) Quali le strategie per “tenerseli”, una volta trovati?
    3) Quali le strategie per farli “crescere”?

    Domande strettamente per l’area HR, ma d’altra parte…

    Stefano

  12. Ciao a tutti, ho letto più volte la parola strategia nelle domande che mi precedono, il mio quesito è il seguente:
    – Quale è il ruolo della strategia nelle decisioni che un imprenditore da oggi si trova a dover prendere?
    – Come è possibile pianificare una strategia in un mondo che cambia ogni 6 mesi?
    e per ultimo:
    – è possibile che il concetto di strategia debba cambiare, aprirsi ad altri concetti come, per esempio, quello di “complessità” e che gli imprenditori e forse tutti gli operatori economici (ma anche i professionisti, consulenti, avvocati, commercialisti ecc.!)dovrebbero cominciare a pensare di più a come organizzare, formare, le proprie risorse materiali e immateriali in modo da renderle capaci di rispondere in modo efficace ai diversi futuri possibili che si potranno realizzare?
    Chi ha voglia di rispondere è ben venuto.
    Ciao.

  13. Ciao a tutti. Rispondo in ritardo alle interessanti osservazioni di Luca Corti.
    Innanzi tutto, hai ragione. Sarebbe bello che le banche finanziassero i progetti, le idee, ma, come hai giustamente osservato tu, in Italia questo ancora non esiste, il sistema bancario rimane ingessato, forse dalla nostra normativa a tutela dei depositi (Basilea 2 ne è, secondo me, un fulgido esempio). Fino a che non cambierà il sistema di valutazione delle PMI, dando più spazio alla capacità del gestore della posizione di giudicare le capacità imprenditoriali e la validità dei progetti, sarà come dici tu: Le banche continueranno a erogare credito solo a chi presta le adeguate garanzie.
    Anche se dovesse succedere(a volte i sogni si avverano) che le banche cambino modo di fare credito, occorrerebbe innanzi tutto investire di più sulla formazione dei gestori di aziende (ad oggi, si basa soprattutto sul “passaparola” e sull’esperienza sul campo, anche le banche devono risparmiare in tempi di crisi e risparmiare sul personale è facile e immediato!) e sul reintegro del personale tolto dalle filiali in occasione delle varie fusioni/integrazioni in gruppi sempre più grandi, con pre/pensionamenti di massa. Altrimenti, chi e come avrà modo di offrire tutta la consulenza necessaria alle aziende che vogliono ancora creare progetti?

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