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(Qui) Non si tratta di referendum.. (qui) si tratta di Rete. La "rivoluzione" elettorale da #iohovotato a "portalanonnalvoto" passando da YouTube.

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“Non vorrei sembrare fanatico.. ma ho come l’impressione che nel grande successo del Referendum, una parte mportante, se non strategica, l’abbiano avuta i social media”, dicevo qualche ora fa. Tantissimi gli articoli poi comparsi in rete a ridossso dei risultati, che confermavano questa mia impressione.A questo punto, mi sembra chiaro che si possa affermare che la comunicazione, anche nei settori più tradizionali, obsoleti, poco inclini all’innovazione stia prendendo una piega decisamente diversa.

Ma partiamo da qualche settimana prima. Già dalle amministrative è emerso un dato molto deciso: i candidati che hanno utilizzato twitter e facebook in maniera massiva e organizzata, sono anche quelli che hanno superato il voto (Pisapia a Milano – seguito da una serie di tormntoni giocosi come il famosissimo #morattiquotes e successivamente #Pisapiasentilamia, sicuramente strategico anche per Merola a Bologna che addirittura aveva organizzato un incontro con i blogger durante la campagna elettorale; altrettanto decisivo per Vendola, da sempre follower dei nuovi media. De Magistris, un pò meno..).

Riguardo ai referendum questo grande fenomeno è stato ancora più evidente, in quanto i 4 quesiti, estremamente popolari, non hanno di certo avuto un grande riscontro televisivo, anzi, per certi versi, carogne come siamo, potremmo pensare che alcuni direttori di rete abbiano volutamente spostato le poche informazioni in orari poco accessibili e altrettanto volutamente sbagliato le date o invitato gli elettori ad andare a fare delle gite al mare. Di fatto dunque, abbiamo, mai come prima, un fortissimo benchmark di riferimento fra tradizione e nuovi media.

La rete si è mobilitata molto prima: su Facebook sono comparsi i primi Gruppi di adesione al voto, già da un mese prima: Battiquorum con 24.000 followers è stato sicuramente fra i gruppi più attivi in Facebook, ma sono stati oltre 300.000 i followers su Facebook a seguire gruppi di adesione al voto (sia che fosse SI, sia che fosse NO), a cui vanno aggiunti il sito del Popolo Viola, dei Comuni Virtuosi, totalizzando così un milione di persone che in rete, tutti i giorni, con un twitter, con un messaggio, con una segnalazione a tutti i propri contatti, ha creato attenzione, ma anche senso di appartenenza, che (non vogliamo chiamarla proprio “sindrome del gregge“) in Italia ha sempre una certa efficacia. A seguire, Greenpeace arruola su causes.com altre 200.000 persone da unire agli altri Gruppi e Reti di Cittadini che sempre su causes hanno aperto petizioni per un valore di ulteriori 120.000 aderenti.

L’informazione tradizionale, forse ha fallito. Fukushima ha giocato certamente un ruolo di primo piano, ma, come tutte le notizie giornalistiche, sarebbe caduta nel dimenticatoio dopo un mese (ricordate la Louisiana sconvolta da ben due cicloni/tsunami nel giro di due anni? Cosa se ne sa più?), piuttosto che ritornare nei tormentoni della politica vecchia maniera, in qualche talk-show alla stregua di chi ha continuato a puntare (perdendo miseramente) sui soliti concetti: “inutile negare il nucleare quando ai confini abbiamo 10 centrali di vecchia generazione”..

Le risposte le hanno date le testimonianze video su you tube. Ed è cosi che che il solo video del giornalista che si è avvicinato alla centrale con i contatori Geiger è stato visto su YouTube quasi 900 mila volte.
Forse adesso, coloro che continuano a spostare il problema sulle centrali ai confini, dovranno farsi carico di una interrogazione da parte del mondo civile, se, così come sta accadendo in Germania, non sia il caso di incominciare a parlare non di ulteriori costruzioni, ma di smantellamento dell’esistente.

Una differenza sostanziale, rispetto a quanto è accaduto per le elezioni amministrative, è l’atteggiamento della Rete non più “rivolto alla comunicazione grottesca, ma alla costruzione di una nuova ideologia. Questa rispecchia peraltro l’espressione più pura di Internet. L’impronta ironica e dissacratoria si è invece mostrata soprattutto nelle settimane finali della campagna, sotto la pressione del raggiungimento del quorum. Gli otto video più popolari postati nelle ultime due settimane hanno raggiunto una somma di 1 milione e 700 mila visualizzazioni; metà di loro mostra un carattere divertente. Esemplare  l’appello per i non udenti di Guzzanti, che in un paio di giorni supera le 200 mila visualizzazioni.” (fonte Linkiesta.it)

Un altro fenomeno nuovo è stato quello del carsharing e del “porta la nonna al voto”: per questo nascono iniziative su Facebook come TaxiQuorum,  – o georeferenziate come il passaggio al voto attivato per la provincia di Reggio Emilia. Taxi Quorum ha raccolto oltre 5000 adesioni per accompagnare invalidi, bisognosi, pigri e nonne al seggio. I nonni sono i protagonisti involontari del 12 giugno: su Twitter si succedono le loro fotografie davanti all’urna scattate dai nipoti che li hanno scortati, e si leggono messaggi come «Io ho portato mia nonna dopo un tutorial di 40min. Non ho idea cosa può aver fatto con le schede»; «Anche mio nonno, che invalido necessita di un accompagnatore per votare, ha insistito per tracciare personalmente il SI sulla scheda verde!».

E’ il giorno di #iohovotato e #referendum2011, i trend più intensi della giornata.

5 Commenti

  1. certo, il mondo sta cambiando. in questo caso è un bene.
    La mia opinione è che sta andando in pensione la generazione tv e sta arrivando quella web. La gente tv è quella che rimane lì seduta, impalata, e al massimo sa cambiare canale; quella web è quella che clicca, smacchina, cerca e trova, confronta, si fa un’idea sua… e ha capito che cliccare o non cliccare su un pulsante fa differenza, così come mettere una croce su una scheda elettorale o non metterla

  2. certo, il mondo sta cambiando. in questo caso è un bene.
    La mia opinione è che sta andando in pensione la generazione tv e sta arrivando quella web. La gente tv è quella che rimane lì seduta, impalata, e al massimo sa cambiare canale; quella web è quella che clicca, smacchina, cerca e trova, confronta, si fa un’idea sua… e ha capito che cliccare o non cliccare su un pulsante fa differenza, così come mettere una croce su una scheda elettorale o non metterla

  3. Credo sia l’inizio di una nuova epoca. Il primo dato rilevante è che abbiamo fortemente voluto il cambiamento di un modo di fare, soprattutto. Mi ricorda tanto l’avvento di B. quando molti credevano in un cambiamento reale. Il secondo dato importante è che Internet permette di unirci, di appartenere a quel gruppo di persone che non ne possono più di una politica sclerotizzata, vecchia, elefantiaca, autoreferenziale, prevaricatrice.
    Molti candidati alle ultime elezioni hanno aperto una vera e propria corsa all’accaparramento degli “amici” su Facebook: uno spettacolo letteralmente penoso.
    Ho scritto l’altro ieri un articolo su questo sul mio blog: chi avesse voglia di leggerlo potrà farlo andando su http://www.filippocatania.it

  4. Parafrasando una canzone di circa 30 anni fa, possiamo affermare che “Internet killed the Video Star”. Francamente la qualità dei contenuti veicolata dai social network in occasione del referendum mi e’ sembrata molto superficiale e di scarsa qualita’. Ma quel che conta, al di la’ dell’esito referendario, e’ la propagazione velocissima di un “sentire comune”. I social network sono stati il luogo reale, non virtuale, per quelle opinioni veicolate generalmente al bar o a casa, tra pochi fidati amici. Ogni persona ha amplificato il messaggio, come se avesse lui stesso una radio o una TV da cui trasmettere al mondo intero.
    Il silenzio della TV, che e’ media vissuto passivamente, ha scatenato l’attenzione per un media attivo e democratico, producendo prima opinioni e poi fatti.
    Certamente tanti nel mondo i segnali di questo cambiamento, ma in Italia questo e’ certamente il primo di questa portata. Portobello in TV rivelo’ che gli Italiani volevano partecipare e essere protagonisti: quella trasmissione televisiva ebbe nel 1979 ben 25.100.000 spettatori. Oggi la TV parla e tace, ma non fa più parlare, e quindi muore davanti alla Piazza che fa parlare: i social network. Quanto dureranno? Godiamoceli!

  5. Bello l’articolo e belli i commenti, bello quello che è successo. I social network hanno dato la risposta alla solitudine generata dalla nostra società atomistica e televisiva, ha dato alle persone l’occasione di affacciarsi ad una finestra virtuale e parlare ad una collettività, esprimersi, gridare, di avere uno straccio di voce in capitolo, e di avere l’impressione o comunque l’illusione catartica di essere finalmente ascoltati, dopo anni di passività televisiva (bella la citazione di Massimiliano sulla canzone dei Buggles. Tutte cose che non sono consentite altrove. Evidentemente la forza delle masse prima o poi trova il canale per manifestarsi, e questa è stata una piccola rivoluzione pacifica.

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