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da Vasco a Wikipedia, il diverso modo di intendere il web

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Prologo: Tutto è cominciato intorno a quest’estate quando il buon Vasco ha deciso di dimettersi da star del rock (per buona pace di alcuni di noi) e dedicarsi alla sua nuova vita di Star del Web. Onestamente, con magre magrissime soddisfazioni, visto i risultati. Alternando la posologia delle pillole per gli acciacchi all’inconsistenza di alcune pillole di saggezza, il vecchio rocker ci ha tenuti costantemente aggiornati su qualsiasi cosa gli passasse per la mente. Senza filtri.

Succede che il buon Vasco, avvezzo allo spirito evidentemente solo per via alcolica, non accolga di buon grado qualche battuta che circola su di lui sul web (inevitabile, vista la sua produzione video su Facebook!) e decida di far chiudere i battenti ad un sito fino ad oggi non propriamente conosciuto ai più, Nonciclopedia, che grazie al subbuglio creatosi in rete, è diventato uno dei siti più linkati su twitter. Ottenendo l’esatto opposto di quanto ripromesso, il buon Vasco ha dimostrato di saperne di web quanto un diabetico ne sappia di sachertorte.

L’episodio in sè appare poco significativo. Oggi Nonciclopedia ha rimesso in piedi la sua home page e tutto è tornato come prima, così come ha fatto anche Wikipedia che nella giornata di ieri si presentava con una home page di volontario oscuramento.

L’alert invece non è da sottovalutare. Non entriamo nel merito della legge sulle intercettazioni ma piuttosto nel comma 29 di questa legge che, come spiega Luca de Biase “laddove qualcuno si senta danneggiato dalla diffusione di informazioni per quanto ottenute correttamente, con tanto di prova documentali e dimostrazioni trasparenti possa richiedere di sostituire i testi con frasi soggettivamente soddisfacenti per il supposto danneggiato”. Considerando che il labile confine fra informazione e controinformazione in Italia rischia di fare la stessa fine della legge sulla privacy, oggi invocata per qualsiasi cosa e spesso a sproposito, bisognerebbe riflettere sulla ricaduta negativa che una legge del genere avrebbe sull’informazione on line.

Intanto, sparirebbe il 90% dei blog. Non solo quelli politici, ma anche quelli di consumatori (se parlo male di un prodotto o di un negozio, sto diffamando?), la stessa wikipedia, ma anche qualsiasi sito di informazione turistica, gastronomica o più semplicemente personale o sportiva (parlare male dell’azienda competitor o della squadra avversaria è diffamazione?).

A questo, aggiungerei con un certo allarmismo la leggerezza con cui giornalisti poco progressisti come tale Alberto di Majo dalle colonne de Il tempo, abbiano salutato positivamente il comma 29 vedendolo come l’occasione per tornare a enciclopedie “più affidabili” come la Treccani.

Evidentemente al sig. Di Majo sfugge il fatto che non tutti possano permettersi una Treccani, ma questo è il minimo. Quello che è più grave è il tentativo di riportare la cultura indietro di 15 anni, non permettere alle persone di relazionare e di confrontarsi (così come fa wikipedia che di certo è libera, ma ad oggi mi sembra anche molto attenta in tutto ciò che pubblica). Un giornalista dovrebbe apprezzare la velocità con cui circolano le informazioni e prima che la Treccani mi racconti ciò che sta succedendo oggi nel mio Paese, dovrò aspettare l’aggiornamento annuale, fra un anno appunto, quando le notizie saranno vecchie e dimenticate. Il sig. Di Majo probabilmnte non conosce i casi sempre più frequenti di alcune scuole medie e di licei che hanno sostituito i libri (pesanti, costosi, poco aggiornati) con gli ipad con cui gli studenti interagiscono attraverso i più disparati siti web dove trovano tutte le informazioni che servono e SCELGONO cosa leggere, cosa ascoltare, imparando ad orientarsi.

Sono molto preoccupato. Perchè non vorrei domani mattina scoprire che devo parlare per forza bene di Vasco Rossi, a me, che piace il Liga!

19 Commenti

  1. Wikipedia nasce da una bella idea di condivisione delle informazioni e delle passioni. Come molte informazioni presenti sul web, necessita di filtro da parte dell’utente in quanto molte informazioni sono poco corrette, imprecise e a volte faziose (si veda ad esempio la wiki scorretta su Luca Cordero di Montezemolo). Nel web, come su wikipedia, chiunque puo’ ergersi a giornalista e opinionista, e l’attuale status democratico permette a chiunque di esaltare come di calunniare chiunque. Ancora oggi, la maggior parte delle persone non ha strumenti reali e soprattutto rapidi per difendersi. E parlo soprattutto di persone fisiche, senza la disponibilità economica tipica di certe aziende. Oggi non esiste un vero galateo del web e, per certi aspetti questo ci fa sentire molto liberi. Ma anche molto vulnerabili.
    Vedo il web come una grande città, nella quale per convivere e’ bene ci siano regole, anche interne. A mio giudizio e’ illusorio pensare di vivere felici in una città senza regole: prima o poi vale la legge del più forte, o del più tecnicamente bravo e furbo.
    Non so dire davvero se le regole oggetto della Legge siano le migliori o le peggiori, ma sono comunque convinto che un tentativo di regolamentazione vada fatto. Democrazia e’ poter esprimere e sostenere un’opinione, non e’ poter costruire realtà parallele che distruggano una persona o un’azienda senza trarne le conseguenze. Da un po’ di tempo, si e’ identificato nel gestore di un blog la responsabilità di vigilare su cosa viene pubblicato. E’ segno di civiltà o inciviltà? La replica di colui che viene attaccato, a torto o ragione, e’ un diritto da tutelare oppure no? Alcuni blogger parlano di “autoregolamentazione” del web, come dire che nella maggior parte dei casi la verità e la giustizia trionfano sul web, senza bisogno di uno sceriffo. Purtroppo non e’ cosi. Solo in alcuni casi, molto eclatanti e’ cosi. Siamo sinceri. Penso si debba dare al web un senso di libertà “vero” e civile, diverso dalla mera anarchia. Penso che vorrei le migliori teste di questo mondo a pensarci su, evitando singoli interventi legislativi locali, volti a rispondere singolarmente ad un “bisogno” circoscritto e quotidiano.

    1. Mi lasciano perplesso due cose: che dopo 10 anni intensi di web, solo adesso si senta l’esigenza di regolamentare la rete. Non sarebbe strano se ci fosse una situazione politica diversa, ma messe così le cose, la puzza di bruciato è molto forte. Perchè in altri Paesi liberi e con una produzione di contenuti 1000 volte più imponente della nostra, questa necessità non si manifesti?
      Secondo: il web è sinonimo di libertà. Siamo tutti in grado di scegliere e comprendere se un’opinione ci piace o no. E’ proprio come dici tu: una grande città. In ogni città tutti possono e devono esprimere le proprie opinioni, ma nessuno ci pensa neppure lontanamente a censurarli. Questo tuttavia non vuol dire che le nostre opinioni siano sempre politically correct, anzi, il più delle volte ci animiamo e discutiamo.
      Il web è la nostra possibilità di allargare quella piazza, quella città e far conoscere le nostre idee, le nostre passioni, i nostri pensieri.
      Ma mica siamo costretti a leggere qualsiasi cosa! Tu credi davvero che ci sia la necessità di “moderare” le idee?

  2. Carissimi,
    l’articolo è ricchissimo di spunti e, d’acchito, mi verrebbe da vomitare quanto penso di male di vasco; ma lo tratterò come merita: è un povero vecchio (nel cervello, soprattutto) rincitrullito dagli abusi e dalla pienezza di sé stesso, che non sa quello che fa e non sa quello che fanno i suoi avvocati.

    Vado sulla parte importante: la legge sulle intercettazioni ed il comma “malandrino”. Ebbene questo comma è al contempo malandrino e stupido.
    Malandrino per l’obbligo di rettifica, entro due giorni; faccio un esempio: scrivo su un blog che Totò Riina è un mafioso o che Cesare Battisti è un assassino (cose che definirei certe, viste le sentenze definitive in merito); uno dei due galantuomini in oggetto o un loro avvocato giudicano che li sto diffamando(!); il mio commento deve essere rimosso e sostituito da un altro in cui saranno decantate virtù, opere e miracoli dei suddetti: bel risultato? Per asserragliare il Berlusca (non la butto in politica: l’ho votato tante volte, ahimé) nel suo bunker di Arcore? Per tutelare Penati e Tedesco?
    Stupido perché se voglio davvero attaccare (o diffamare!) qualcuno, posso passare anonimamente da milioni di siti stranieri, avendo sicura ricaduta nella nostra Grande (per tradizione) e piccola (per condotta attuale) Italia. Quanto uso di Internet ha fatto e fa Al Qaida, senza che automaticamente si rintracci chi e da dove ha lanciato il messaggio?
    Stupido perché in Italia esistono già leggi che contemplano il reato di diffamazione: se mi sento diffamato, posso intervenire personalmente, chiedere supporto ad un avvocato, adire le vie legali.
    Stupido perché se ho in animo di far male a qualcuno è abbastanza semplice organizzare: 100 amici pubblicano in sequenza lo stesso commento, sullo stesso blog, ogni volta che, intervenuto il sedicente diffamato e trascorsi i due giorni, sia cancellato il commento precedente; in questo modo si può andare avanti un anno o più, senza che il commento possa essere definitivamente cancellato.
    Stupido perché mi sembra di vedere un vigile urbano, con una rete da pesca sul molo, perché lo sceriffo gli ha ordinato di fermare l’alta marea!

    Di fronte a certe cose, il mio istinto liberale, sente prudere, ha voglia di urlare, di reagire!

    Cave canem,
    Giorgio

  3. E’ il tentativo di rivincita della casta… il bavaglio a tutto e tutti, la trasparenza della rete fa PAURA ragazzi !
    Ma temo per costoro che questo sia un terreno minato, ed la fine queste iniziative si ritorceranno contro i promotori, il web non si può fermare, per definizione !

  4. Costuituzione Italiana: Articolo 21

    Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.

    La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure.

    Si può procedere a sequestro soltanto per atto motivato dell’autorità giudiziaria [cfr. art.111 c.1] nel caso di delitti, per i quali la legge sulla stampa espressamente lo autorizzi, o nel caso di violazione delle norme che la legge stessa prescriva per l’indicazione dei responsabili.

    In tali casi, quando vi sia assoluta urgenza e non sia possibile il tempestivo intervento dell’autorità giudiziaria, il sequestro della stampa periodica può essere eseguito da ufficiali di polizia giudiziaria, che devono immediatamente, e non mai oltre ventiquattro ore, fare denunzia all’autorità giudiziaria. Se questa non lo convalida nelle ventiquattro ore successive, il sequestro s’intende revocato e privo d’ogni effetto.

    La legge può stabilire, con norme di carattere generale, che siano resi noti i mezzi di finanziamento della stampa periodica.

    Sono vietate le pubblicazioni a stampa, gli spettacoli e tutte le altre manifestazioni contrarie al buon costume. La legge stabilisce provvedimenti adeguati a prevenire e a reprimere le violazioni.

  5. Rabbrividisco nel leggere l’articolo de “il Tempo” da Voi segnalato. E’ incredibile che un giornalista possa avere un’opinione simile, considerando le lotte per la libertà d’opinione e d’espressione che sono costate sangue e dolore a tante persone in tanti Paesi. Le leggi servono a tutelare le persone e le cose, ma in questo caso è un vero e proprio imbavagliamento. Ognuno di noi è in grado di scegliere, decidere e avere un’opinione. Il web deve darci questa possibilità, non togliercela.

  6. Al di là di Vasco, di cui mi frega il giusto, il problema è ovviamente il non più tanto strisciante bavaglio che si vuole mettere alla circolazione delle informazioni. Il Rais ha visto come sono caduti i Rais dirimpettai e come la rete ha trasformato i giovani da potenziali affiliati ad Al Qaida (fenomeno limitato) a molto più pericolosi Indignados (fenomeno di massa). Normalizzata la TV non rimaneva che la rete. Purtroppo non sono un esperto di legislazione europea: c’è qualcuno che può dirmi se il comma 29 non sarebbe soggetto a valutazioni negative coercitive da parte di tali autorità? Rischiamo di diventare un’oasi di arretratezza non solo nei confronti del resto d’Europa ma anche rispetto ai nostri coraggiosi vicini del nordafrica…

  7. Il web è uno strumento di un’altra generazione rispetto a Vasco Rossi, a Berlusconi, all’on. avv. Paniz.
    E’ una grande modernissima città con tanti quartieri, dove ci stanno il vicolo Corto ed il vicolo Stretto, ma anche il viale dei Giardini ed il Parco della Vittoria. Ha la biblioteca e lo stadio, la chiesa ed il quartiere a luci rosse. Basta avere le idee chiare e frequentare i rioni più vicini alla nostra sensibilità e maggiormente funzionali alle nostre necessità.
    Il web ha cambiato il modo di essere informati, di ricercare ed ottenere dati ed informazioni e di trasmetterli in maniera contestuale.

    Io penso che nei grandi media, quelli ancora prioritari per i gruppi target cui appartengono i personaggi citati e molti cittadini dabbene, è dominante una informazione monocorde e potenzialmente assai più pericolosa dei blog e di wikipedia. Le ultime uscite di Giuliano Ferrara e gli editoriali del direttorissimo sui canali e nelle fasce orarie di maggior ascolto hanno la ruvidezza dell’orbace ed il tintinnio delle baionette.
    E’ chiaro a tutto che, per chi ha fatto come obiettivo della propria esistenza il controllo sui mezzi di informazione, il web rappresenti una marea da arginare.

    Molti anni fa, ricevendo un premio per una trasmissione televisiva durante la nota kermesse di Daniele Piombi, Enrico Montesano pronunciò una frase che spiazzò il pubblico: “Vorrei ringraziare il personaggio che più di ogni altro ha permesso che non solo io, ma noi tutti siamo qui… (attimi di suspence): Guglielmo Marconi!” Incredulità, poi applausi.
    (Penso in questo momento all’oscuramento di FdR per mano del sig. Proto e mi viene tristezza…)

    La nostra società è profondamente cambiata, battiamoci affinché non vengano rimesse indietro le lancette dell’orologio!

    P.S.: Amo la musica, ma non apprezzo né Vaso, né Liga

  8. Quando è arrivata e si è diffusa la TV si sono scritti fiumi di parole sul ruolo e la funzione di un simile potentissimo mezzo. Ancora oggi si discute e ci si accapiglia sulla regolamentazione che è diventata “normalizzazione”.
    Ci troviamo di fronte ad alchimie ributtevoli come la “par condicio”, ma quando trasmettono programmi realmente interessanti (Vieni via con me, tra gli ultimi) gli ascolti, e relativi introiti pubblicitari, s’impennano. Vuol dire che la scelta di ognuno di noi è ancora determinante e, personalmente, ho scelto di non vedere la TV, salvo rari casi. Quindi va salvaguardata la nostra libertà di scelta, innanzitutto. Va salvaguardata la libertà di espressione, soprattutto. Mi piace l’esempio della città che è una comunità come lo è qualsiasi gruppo di persone che si aggrega: ognuno può fermarsi in qualunque posto e dire la propria, a voce o per iscritto. Esistono le regole di convivenza civile per cui non si può certo urlare di notte sotto le finestre delle persone che dormono, ma se voglio esprimere un’opinione posso parlarne con chiunque, posso stampare un volantino, posso scrivere una lettera, posso attaccare un manifesto e posso perfino farmi autorizzare un comizio: mi autorizzano il luogo, l’ora, magari la durata, ma posso dire nel comizio quello che mi pare senza ledere la libertà di chiunque. Chi vuole può ascoltarmi, chi non vuole se ne va. Su internet è lo stesso.
    Mentre sto scrivendo questo breve post un rabbrividente pensiero mi ha attraversato improvvisamente: “Ma cosa cavolo mi tocca scrivere? Siamo ancora al punto di dover difendere i diritti fondamentali della persona?”. Ebbene sì.

  9. Purtroppo per lui (ma un po’ anche per noi) Vasco è da tanto che non scrive belle canzoni e la lucidità che, mancandogli, a volte gli ha permesso di creare dei capolavori (chiaro: secondo me) adesso si riduce a confusione condivisa con i mezzi che ha a disposizione. Il suo ufficio stampa è di sicuro più potente dei nostri social, almeno per far arrivare dritto in prima pagina il Vasco-pensiero, ma non è che Vasco ci diventi perché hai postato un sacco. Insomma: preso atto che il mito è un po’ appannato, non confondiamo la sua difesa dell’onor compromesso con l’argomento della libertà di opinione che, oggi, deve fare i conti con strumenti di diffusione molto diversi da quelli di cui teneva conto la Costituzione quando fu emanata.
    Adesso la nostra Encicolpedia è diffusa e per questo più controllata. Io spero che scompariranno i libroni negli scaffali e che tutti gli studenti potranno andarsene in giro con un tablet, un blocco per gli appunti ed una penna, così da evitare il poco ecologico racket dei libri di testo. Ma in che modo questo abbia a che fare con il controllo della informazione, lo confesso, a me sfugge.
    Di sicuro quello che vedo è che anche abili comunicatori come mister B. non riescono a trovare il verso per governare il web. E dire che ci ha anche provato, salvo poi chiudere tutti i possibili forum (appunto, forieri) del dissenso che a lui fanno capo. Avremo a che fare sempre di più con il dilemma della pubblicazione delle opinioni su media virtualmente accessibili a tutti, ma non sarà prendendosela con il vecchio Vasco che potremo rivendicare maggiore gioventù di pensiero.
    A meno di voler cadere nella logica dell’anti.
    La questione c’è e io non ho soluzione, ma non cadiamo per favore nell’inganno del “Siamo solo noi”.

  10. nonostante io sia una creatura cresciuta a pane e Vasco…beh…mi ritrovo perfettamente nell’analisi di Osvaldo …non parliamo solo di cantanti o della rivalità “gossippara” Vasco/Liga ma di un diverso modo di approcciarsi a quella che è la realtà in cui anche loro vivono e in cui loro in primis, in quanto personalità di spicco si stanno muovendo.
    Da una parte il mito Vasco…che cavalcando l’onda della sua celebrità si permette, dimostrando una notevole ignoranza nel senso etimologico del termine, di muoversi facendo danni sul web e cadendo nel ridicolo, e da una parte Ligabue che si è fatto avanti con educazione e quasi di sottecchi, ma che, se non altro, mantiene un certo decoro e sta utilizzando la sua popolarità in maniera quantomeno costruttiva.
    Glielo vogliamo dire a Vasco che gli anni 80 sono finiti?????:)e che il web oramai non può fermarlo più nessuno??

  11. Scusate, torno un attimo sull’argomento di Vasco: Osvaldo ha scherzato sul dualismo mediatico con Liga ma non è lì il punto.

    Gli avvocati di Vasco hanno minacciato un blog/sito o qualcosa del genere (Nonciclopedia) su cui un adoloscente difficile aveva scritto degli insulti contro Vasco stesso. La minaccia degli avvocati di Vasco non incideva specificamente sul commento dell’adoloscente ma metteva a rischio la possibilità di Nonciclopedia di esistere, data l’impossibilità materiale di controllare a priori tutto quanto vi viene scritto. Quindi, Vasco ed i suoi avvocati hanno fatto un intervento “bavaglio”, subìto da Nonciclopedia, che ha denunciato pubblicamente la cosa. L’intervento bavaglio di cui sopra assomiglia al comma bavaglio, parzialmente eliminato dalla legge sulle intercettazioni. Quindi:
    Vasco “bavaglio” vs Nonciclopedia
    Comma “bavaglio” vs Wikipedia (ed altre migliaia di siti e blog, inclusa Nonciclopedia)
    per la proprietà transitiva
    Vasco vs Wikipedia

    Essendo un tecnico e non un umanista preferisco avventurarmi nelle proprietà transitive piuttosto che nei sillogismi!

  12. credo che ognuno di noi abbia ironizzato…non credo che a nessuno interessi la questione vasco vs ligabue o vasco un mito caduto…a tutti noi interessa “il bavaglio che vogliono mettere alla comunicazione” e credo che ognuno di noi abbia riflettuto soprattutto per la scelta che ha fatto chi ha deciso di “utilizzare” vasco per mettere a tacere l’informazione libera…il concetto è…non solo vogliono ammutolirci…ma lo fanno utilizzando vasco come attore principale…e il mio soffermarmi sulla figura di vasco er aper dire che siamo in un paese in cui viene data voce ad uno che di voce non ne ha più e che non è mai stato un modello imitabile per portare avanti una causa che ci riporta indietro di anni…vogliono annientare le nostre teste…ecco qual’è la la mia opinione…

  13. @Nicole

    Hai ragione posso rilassarmi e lasciarmi andare un po’ di più con l’ironia! Grazie 🙂

    Inoltre, la gran parte dei commenti, pur partendo da posizioni ed ideali non necessariamente coincidenti, pur evidenziando sfumature e ricerche di responsabilità diverse hanno una cosa bellissima in comune: la passione e l’amore per la LIBERA espressione, per la libertà di comunicare, scrivere, leggere, ascoltare, conoscere, riflettere, pensare e continuare a comunicare!

    Buonanotte a tutti,
    Giorgio

  14. Intervengo su un argomento a me molto caro, visto che sono multiblogger! ;-))

    Non voglio parlare di Vasco, il cui uso di Facebook dal punto di vista del web marketing è da manuale, (ha compreso appieno come si usano i social); sulla vicenda nonciclopedia ci sarebbe tanto da dire: è molto diversa da come appare. mai gli avvocati ne hanno chiesto la chiusura… sono i gestori che di fronte alle lettere degli avvocati hanno detto “piuttosto che controllare chiudiamo”. beh vi posso dire che anche io in 5 anni di blog ho ricevuto qualche lettera di avvocato e che per la legge italiana già prima di questo discusso comma 29, i blogger non erano tutelati. mai ho pensato di cancellare 3022 post scritti in 5 anni: ma ho dovuto ELIMINARE le frasi incriminate per non dover finire in tribunale.
    detto questo sono preoccupata per il clima da censura che si respira ma mi domando anche a come verrebbe aggirato in futuro… un sito con hosting e dominio registrato all’estero?
    un po’ come Tripadvisor che per evitare denunce da parte degli albergatori italiani poco inclini alle critiche, ha deciso di non avere una redazione/sede in Italia.
    (a proposito… come funzionera’ la cosa per questi portali? anche l’hotel potrà pretendere che siano rimosse le recensioni diffamatorie??)
    in un mondo globalizzato vedo una grande complessità nel gestire leggi come questa, a meno che non si decida di fare come la Cina che blocca a monte le ricerche da Google…

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