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10 motivi che dovrebbero imbarazzare un Associato di Confindustria

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Niente è immutabile nel tempo. Non lo sono le montagne, i sassi, l’età, il mare, il vento, nemmeno le Grandi Opere Millenarie e anche la Terra stessa ogni anno muta condizione, misura, struttura.

Solo Confindustria è immutabile nei secoli.

Dopo la trasmissione di Report del 3 aprile qualsiasi impresa od azienda che dirsivoglia avrebbe quantomeno ricevuto un organo di vigilanza, una letterina, un piccione viaggiatore o nella peggiore delle ipotesi un Pubblico Ufficiale a capire se quanto indagato in trasmissione da Report, avesse un fondamento o se trattasi dei soliti servizi tendenziosi montati “alla Report”. E in questo caso mi sarei aspettato un’azione nei confronti della trasmissione da parte dell’Ordine dei Giornalisti o chi per loro.

Invece, come se si fosse trattato di colesterolo troppo alto, il giorno dopo siamo tornati a mangiare 2 uova fritte con il bacon.

Per una Community che si occupa di management e buone pratiche, ma soprattutto ospitando aziende nel nostro MUSTer a cui affidiamo la formazione dei nostri manager e organizzando eventi in aziende che riteniamo piccole o grandi eccellenze nella cultura del management, non possiamo chiudere un occhio (e anche due) e non commentare i punti emersi durante la puntata di Report, sperando che qualcuno dei soci di FdR, magari appartenenti all’Associazione di Categoria più grande d’Italia abbia voglia di confrontarsi e chiarirci un po’ le idee.

  • In tempi di Corporate Branding, Reputazione e Valori Manageriali, Confindustria dovrebbe essere un vero e proprio faro nella notte per tutte le aziende che rappresenta. Apriamo il sito per conoscere quali sono i valori di Confindustria e se sono coerenti con la missione proposta (ma soprattutto con i fatti di cronaca) e scopriamo che alla voce “Valori” c’è lo Statuto. Non i Valori, dunque, ma come si diventa Presidenti, Associati e chi regge i libri dei Soci.

Sito Confindustria per FiordiRisorse

  • Trasparenza nei bilanci. Se i Valori non sono concretamente espressi, diamo per scontato – e comunque lo dice durante l’intervista a Report il Vice Presidente di Confindustria Franco Zanardi – “la trasparenza deve essere primo valore per chi deve dare l’esempio agli industriali”. Tuttavia, i Bilanci sul sito non sono pubblici come converrebbe. Quel che è peggio è che anche Claudio Domenicali, AD di Ducati e dirigente di Confindustria, né Cesare Puccioni Presidente di Federchimica, né tantomeno Giorgio Squinzi Presidente appena uscito, sono convinti che i bilanci siano pubblici e che sarebbe grave se non lo fossero.

Bilanci Confindustria per FiordiRisorse

  • Trasparenza nelle quote associative. Altra pecca riguarda le quote societarie. Da un punto di vista manageriale, cosa pensereste se il vostro Capo non conoscesse i costi di un’attività consulenziale o associativa particolarmente onerosa? Ma soprattutto, che idea si potrebbe fare l’opinione pubblica (e soprattutto i competitor e i piccoli imprenditori) se una delle maggiori aziende del territorio avesse un trattamento di favore rispetto agli altri soci? Eppure sembra impossibile farsi dire dall’AD di Ducati che sembra molto disturbato dalla domanda, così come da Sonia Bonfiglioli Vice Presidente di Confindustria Bologna nonché figlia e imprenditrice del noto brand bolognese ma anche da Alessandro Riello AD di Aermac anche lui con un trascorso e un presente incarico in Confindustria, quanto versano nelle casse dell’Associazione. Nessun problema invece per Stefano Lupi, Hr Manager di Bosch Rexroth che evidentemente le sue quote aziendali le paga per intero. Perché parliamoci chiaro, lo sanno anche i sassi che le quote associative vengono calcolate a seconda del fatturato e del numero dei dipendenti. Ma quello che tristemente emerge è che per garantirsi le Grandi Aziende, evidentemente Confindustria tratta i soci ad personam. Davvero poco trasparente.
  • Trasparenza manageriale. Come mai i vertici di Confindustria sono così poco propensi a rilasciare informazioni che qualsiasi altra Associazione di Categoria è invece tenuta a pubblicare e che in realtà dovrebbero rappresentare il vero motivo di orgoglio oltre che alla dimostrazione di tutela degli associati da una parte e di esempio di buone pratiche dall’altra?
  • Meritocrazia. Giordano Riello, figlio di padre, ci è sembrato un ragazzo in gamba. Lo dico sinceramente, senza retorica. Sveglio, brillante e Presidente dei Giovani Industriali del Veneto. Nonostante i suoi 26 anni. Di certo non sarebbe giusto promuovere la discriminazione al contrario: poiché qualcuno è figlio di un grande imprenditore perché mai non dovrebbe aspirare a cariche importanti? Però è anche vero che in Confindustria non ci sono imprenditori di prima generazione. Il giovane Riello è figlio di Alessandro che è figlio di Giordano. E così tutti i confindustriali precedenti erano rampolli di famiglia: Aldo Fumagalli, Anna Maria Artoni, Matteo Colaninno figlio di Roberto, Emma Marcegaglia figlia di Steno, la Guidi, oggi ex-ministro figlia di Guidalberto, Diana Bracco e prima ancora erano figli di industriali Giorgio Fossa, Sergio Pininfarina, Antonio D‟amato, Luigi Abete. Anche l‟ingegner Sonia Bonfiglioli deve evidentemente il suo ingresso in Confindustria a papà Clementino. Come possiamo chiedere al sistema imprenditoriale italiano di fare “change management” se i maggiori rappresentanti di fatto insegnano le peggiori pratiche che qualsiasi corso di formazione manageriale oggi denuncia? Mio figlio è più stupido dei loro?
  • Fuga da Confindustria. Il primo è stato Marchionne. Oggi le Aziende che non si riconoscono più nel sistema e nei valori confindustriali, per non parlare dei costi a fronte dei servizi proposti, sono tantissime. Tante quelle che abbandonano, tante quelle che contestano il sistema. L’informazione è diventata liquida, la fiducia è importante ed oggi Confindustria non garantisce quella qualità delle informazioni e del networking che centinaia di altre associazioni piccole e anche private, sanno fare meglio di Confindustria. Dopo Marchionne  anche Finmeccanica ha abbandonato Confindustria, così come Morellato e dalle parole di Guido Barilla, sembra che il grosso gruppo alimentare possa essere fra i prossimi a fare “cost saving” e a cercare servizi di maggiore qualità e minor costo all’esterno di Confindustria.

Bilanci Confindustria per FiordiRisorse

  • Conflitto di interessi. Antonella Mansi, vicepresidente per l’Organizzazione di Confindustria è quella che esce peggio dall’intervista di Report. Dopo un tentativo piuttosto mediocre di strappare di mano il bilancio dalle mani di Bernardo Iovene che la intervistava, ha iniziato ad arrampicarsi sugli specchi in merito alla presenza di Società di Stato e Banche all’interno di Confindustria. Eppure i dati sono chiari: Eni versa ogni anno 7 milioni di euro. Enel 2 milioni e 3. Finmeccanica 4.9 milioni. Poste italiane 4.8 milioni. Qui c’è da capire per cosa perché sono tutti dipendenti pubblici, mica vanno al rinnovo del contratto con Confindustria. E si può anche aggiungere che si sono anche fatti sottrarre un po’ di servizi. Ferrovie 4 milioni, Fincantieri invece non lo dice, Terna non lo dice, la Rai: 900mila. A questo aggiungiamo le Banche, che dovrebbero essere coloro che danno credito alle aziende e invece si ritrovano fra i fornitori, così come alcune ASL e addirittura ANT che per il loro contributo si trovano poi all’interno di commissioni di settore. Come dice Guido Barilla: “…quando il sistema veramente confonde i produttori e, ripeto, con i fornitori di servizio, veramente alla base c‟è un conflitto insanabile. E non si riesce più a gestire gli interessi di nessuno.
  • Confindustria e legalità. Ultimo punto affrontato da Report è quello che riguarda alcuni esponenti legati alle Presidenze Regionali finiti in scandali per corruzione e in certi casi per associazione di stampo mafioso, come il caso di Antonello Montante (Presidente di Confindustria Sicilia e promotore del codice etico di Confindustria Sicilia), da cui Squinzi prende le distanze. Tuttavia è proprio la Vice Presidente di Squinzi, Diana Bracco a essere stata rinviata a giudizio per evasione fiscale e appropriazione indebita. Così come Di Lorenzo, Presidente Confindustria Chieti che pare abbia sottratto fondi alla fabbrica della Honda attraverso forniture appartenenti alle aziende di famiglia.

Rimane dunque un punto interrogativo, legato al rinnovamento delle imprese e soprattutto al suo management. Sembra che Confindustria rappresenti nell’immaginario collettivo l’unico strumento utile per fare lobby in maniera evidente e in qualche modo accreditarsi ad un organismo che per qualche motivo molto provinciale, eleva la reputazione soprattutto delle Piccole e Medie Imprese, ma che al termine di questa inchiesta invece sembra che porti benefici solo ai più grossi.

Giampaolo Galli per FiordiRisorse

Nota di colore: è evidente che il tema abbia scatenato un live twitting di grande indignazione durante la serata. Tuttavia, segnaliamo uno strenuo difensore di Confindustria che per tutta la serata ha ribattuto frase per frase a quanto commentato da Report. Si chiama Giampaolo Galli, Milanese, Bocconi, Mit, economista Banca d’Italia, dg Confindustria, Luiss. Deputato PD.  Allergico a demagoghi, disfattisti e noeuro.

 

4 Commenti

  1. ….o se trattasi dei soliti servizi tendenziosi montati “alla Report”

    a me qualcosa lo fa pensare…

    Certo, sulla trasparenza dei bilanci ci sono grandi margini di miglioramento, a partire dal rispetto dell’art. 39 della Costituzione. Non vedo grande affanno in questa direzione.

    Nella nota 2015 della prima associazione privata Italiana, si legge questo:

    “Il codice civile non contiene disposizioni specifiche sul bilancio e si limita a stabilire che le Associazioni devono convocare l’assemblea almeno una volta all’anno per l’approvazione del bilancio”

    Mi indigno con orrore;
    poi …

    “Gli obiettivi del Bilancio della Confederazione nascono per una necessità primaria di trasparenza e, per fare fronte a ciò, si è ritenuto da sempre di poter rispondere con un’ampia comunicazione, in quanto l’interesse dei lettori esterni è diretto a comprendere il grado di condivisione delle attività realizzate dalla Confederazione nello sviluppare la propria attività istituzionale”

    ah beh allora, tutto occhei…

    a proposito: la maggiore associazione privata Italiana, citata sopra, non è Confindustria, è la Confederazione Generale Italiana del Lavoro.

    interessante, in questo senso, anche quest’altro servizio, anch’esso biecamente fazioso, su L’Espresso-Repubblica

    http://espresso.repubblica.it/inchieste/2015/09/17/news/quanti-miliardi-incassano-i-sindacati-i-bilanci-segreti-di-cgil-cisl-e-uil-1.230063

    chissà se a Report l’avevano letto?

  2. Il sistema Confindustria è un’incoerenza pura, vista dal di fuori, che si capisce benissimo entrandoci. Chi c’è dentro (è scontato e chiaro) non può parlarne male ma, chi ne esce dopo aver capito, come me, ha i suoi motivi; alcuni solo indicati nell’articolo e da Report, ma c’è altro, come in tutte le “famiglie politiche”, e prima o poi viene alla luce.
    Sarebbe bello aver giovani industriali che possano decidere per il loro futuro, ma all’interno del “sistema C.” nemmeno chi c’è può evitare di adeguarsi alle richieste..
    se si è coerenti si esce ma solo chi si sente “autonomo” lo fa.
    Si vede che la contropartita per qualcuno c’è (meritocrazia ?), ma sono pochi, e i criteri non sono trasparenti (fuori) anche se ben chiari “dentro”.
    Ben venga Report se porta qualche miglioramento, nell’interesse di tutti, anche senza scomodare la Procura del Tribunale; ma ho forti dubbi.

  3. Io so solo che quando Marchionne si é chiesto “Che ci facciamo in Confindustria?” ha deciso di andarsene …e fin qui tutto regolare

    Quel che mi ha lasciato perplesso é l’apparente non-curanza del sistema che ha giustificato l’uscita di Fiat da Confindustria dicendo che rappresentava circa l’1% degli associati o qualcosa del genere

    Sveglia!!
    La Fiat esce da Confindustria
    Almeno allora e ancora nell’immaginario comune – la prima azienda italiana, l’azienda che negli ultimi 40 anni ha espresso 2 presidenti (Agnelli e Montezemolo), l’azienda che ha contribuito al miracolo economico italiano, al boom economico esce da Confindustria… e nessuno fiata, nessuno dice nulla

    Soprattutto nessuno reagisce allo stimolo di un personaggio come Marchionne a cui “sembra” che i risultati diano ragione
    Un manager credibile

    Cordiali saluti

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