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Cosa c'entrano i bambini con Linkedin ?

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Non preoccupatevi, non parlerò di bambini. Riponete nel fodero la #mammaitaliana che è dentro di voi.

Parlerò di Linkedin e della campagna (che aspira a diventare virale) di Save the Children che da qualche giorno compare sul nostro social network di riferimento.

Il profilo di Flavio de Angelis 14 anni “aspirante tuttofare” che pare faccia il lavapiatti in un ristorante, insieme a quello di Sara Privitera 12 anni “bambina delle pulizie” e fruttivendola al mercato di Catania, sono solo alcuni fra quelli comparsi per attirare l’attenzione sull’ultima campagna di Save the Children.

Do per scontato che siano profili, nomi e bambini – attori. Quindi di fatto, non ci sia nulla di vero (altrimenti partirebbero le denunce per sfruttamento di lavoro minorile…) Ma non è questo il punto.

Quando ci si iscrive a Linkedin (e a qualsiasi social network) si sottoscrive un regolamento di privacy, di garanzia delle informazioni, si attesta che quanto si scrive corrisponde al vero e sono responsabile delle informazioni che pubblico. Di fatto, mi aspetto che Linkedin mi garantisca, nel limite del possibile, le informazioni che troverò al suo interno.

Di contro, le aziende per farsi pubblicità su Linkedin, pagano.

Linkedin è uno strumento di lavoro. Per i candidati che cercano lavoro, per le aziende che cercano candidati, per Linkedin che sta vendendo un software spettacolare per il recruiting.

Un’operazione del genere fa pensare che se io domani volessi lanciare una campagna elettorale su Linkedin, sarebbe sufficiente che creassi il profilo di centinaia di finti elettori che testimoniano il loro disappunto per una determinata situazione (“Osvaldo Danzi, esodato.” Se vuoi aiutarmi, clicca qui: ed ecco un bel link al partito degli esodati).

E siccome in Italia basta il primo che abbia un’idea per creare un bel gregge di innovatori, già mi immagino le campagne di “business gratuito” che inizieranno a mescolarsi al normale flusso, non facendoci più distinguere fra candidati reali, discussioni “a scopo di lucro” e offerte di lavoro mascherate.

Immagino (e spero) che Linkedin abbia concordato questa campagna con Save the Children pensando probabilmente solo all’impatto emotivo, di immagine e anche “sociale” dell’operazione.

Ma avrà considerato anche che impatto rappresenta un precedente del genere?

Linkedin è di fatto, ad oggi il social network professionale di maggior rilievo, affidabile (nonostante l’aumento di bad Practices operate da utenti poco informati e supportati da qualche consulente di carriera ancora meno informato di loro..) e un supporto notevole per chi cerca lavoro e chi cerca candidati.

Pertanto, mi spiace per Margaret Mazzantini e tutti i personaggi famosi che fanno da testimonial a questa campagna. È evidente il loro amore nei confronti dei bambini (e un po’ meno quello per il mondo del lavoro..), ma preferirei che, anzichè sporcarmi il pavimento di casa che tengo lucido e pulito con molta attenzione, spendessero qualche migliaia di euro di tasca propria senza farcelo sapere. Save the Children non avrebbe bisogno di campagne pubblicitarie.

E Linkedin non diventerebbe l’ennesimo strumento di pubblicità semi occulta.

1 Commento

  1. Ciao Osvaldo,
    Il problema che sollevi è uguale per tutti i SN, e Linkedin non ne rimane escluso. È di questi giorni il tamtam lanciato da Camisani Calzolari sulla possibilità di comprare numeri astronomici di followers: aggiungiamo anche questa alle “furbate” che si possono fare in rete.
    Distinguerei fra furbate a fin di bene e “furbate al fin di vendere”.
    Linkedin non è immune da queste iniziative, come non lo è dai cv falsi, dalle amicizie inventate, o dalle raccomandazioni scambiate di comune accordo.

    Mettiamoci il cuore in pace usando i sn per le grandi possibilità che danno, senza però pensare che sia possibile mantenerli puliti come il pavimento di casa 🙂

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