News

E se domani – e sottolineo se – alzandoci, decidessimo di chiudere 500.000 partite IVA?

12 commenti1345 visite

Stamattina mi sono fatto una passeggiata sul sito del ministero delle finanze. C’è una pagina FANTASTICA  che riepiloga il numero di partite IVA aperte nel nostro Paese:
Nel 2011 se ne sono aperte 535000 di cui quasi 400.000 di persone fisiche Nei primi sei mesi del 2012 se ne sono aperte 400.000 di cui 308.000 di persone fisiche e solo 30.000 di aziende VERE.
Il Teorema che ne consegue è perdente:
A) Le imprese italiane sono al 50% PM IMPRESE, al 30% Persone, solo al 20% AZIENDE di cui la stragrande maggioranza Banche, Assicurazioni, PA.
B) Ci sono troppe PersoneImpresa che tutte le mattine si alzano alla ricerca di …
C) …ClientiImprese che non esistono più.
Non ci vuole un Tecnico (o un Ministro Tecnico) per capire che non funziona. Siamo in un limbo di tenera agonia, attaccati alla flebo della Riforma Fornero che stroncherà definitivamente anche l’ultima spiaggia di questi almeno 500.000 disperati (si, perché non escludiamo che qualche folle abbia deciso di fare davvero l’avvocato o il commercialista nel nostro Paese, di sua spontanea volontà) che, “invitati all’uscita” dalle loro aziende, hanno pensato di aprire un’attività uninominale per finire di pagare il mutuo, la macchina e il polpettone per cena.
Ma se domattina, tutti e 500.000 in blocco (anche quegli infingardi che fanno pagare un servizio sottocosto massacrando il mercato), ci presentassimo dai nostri rispettivi 500.000 commercialisti e gli chiedessimo di chiudere la partita IVA? Tanto per cominciare, l’ordine dei commercialisti salterebbe finalmente per aria ed anche loro andrebbero a guadagnarsi la pagnotta per strada senza godere di leggi e lobbismi che producono clienti automatici.
Per proseguire, una serie di visionari imprenditori si ritroverebbe con la metà della forza lavoro fra agenti, procacciatori d’affari, commerciali e pallevarie e il già triste fatturato di una così triste gestione dei collaboratori strategici, andrebbe finalmente a carte quarantotto (e se la meriterebbero tutta!). Confindustria e tutti questi minestroni associazionistici non avrebbero più quote da spillare e insieme a Della Valle farebbero una pagina sul Sole24Ore implorando ai consulenti di redimersi per il bene del mondo. La catena si allungherebbe a dismisura: le poche aziende rimaste (salvo naturalmente le Finmeccaniche, le Regioni di turno e tutti questi casermoni all’Italiana che nei prossimi giorni spiegheranno in qualche tribunale in quali tasche sono finiti i miliardi spesi in consulenze…) non potranno più scaricare consulenze miliardarie ai loro parenti o affidarsi ad aziendine iomiofratelloemiacugina per farsi fare il sito web cpn quattro lire (“tanto cosa vuoi che sia mettere on line quattro stupidaggini..?”) o l’implementazione del CRM, o la gestione della logistica, o la formazione manageriale o….
Saranno, pensate un po’, costretti a rivolgersi ad un’ azienda, UNA VERA E PROPRIA, con gli uffici, i computers e le segretarie. Una di quelle che assumono i dipendenti e fanno pagare un lavoro esattamente per quel che vale!!!
Se domattina ci alzassimo e chiudessimo 500.000 partite iva, forse un Ministro Meno Tecnico farebbe una legge per abbassare il costo del lavoro, permetterebbe alle aziende nuovamente di assumere, risolverebbe gran parte dell’evasione (perché dalla busta paga non si evade..ed EQUITALIA non saprebbe più a chi mandare cartelle sbagliate e lettere minatorie) ed eviterebbe di continuare a dare a tutti l’impressione di non avere la più pallida di cosa succede, la mattina, quando noi altri ci svegliamo.

12 Commenti

  1. Credo che questo domani sia ormai vicino. Anche perchè la sproporzione tra offerta di consulenti, o temporary o interim manager che dir si voglia, e domanda è palese.
    A parte il problema degli “over”…..

  2. Ciao Osvaldo
    avevo già fatto questa riflessione ed, in un ceeto senso, l’avevo anticipata in un precedente post (il 3d sui “choosy”).
    Non ho più nulla che mi convinca a mantenere la Partita Iva e l’ho spiegato in risposta alle provocazioni “costruttive” di Bertellini.
    Oramai, fra le aziende, non paga più nessuno; ti fanno lavorare e basta. La filiera fiscal-contributiva ha allungato la sua catena del valore ed anche i suoi tentacoli, fino a pretendere, di fatto, più dei due terzi degli incassi.
    Tutto questo per poi sentirsi chiamare evasori da statali e sindacalisti, gente che non conosce neppure lontanamente le dinamiche dell’evasione e dell’elusione; gente che fa otto ore, è illicenziabile ed il 27 piglia lo stipendio.
    Io cancellerò la mia partita Iva nei prossimi giorni, giusto il tempo per portare a termine qualche decreto ingiuntivo ed emettere fatture con Iva ad esigibilità differita.
    Il resto lo lascio agli inguaribili ottimisti ed a quelli che mi daranno del “choosy”.
    Domenico Piunti
    Laurea con 110 e lode
    MBA Istao con borsa di studio
    Esperienze di ricerca in 4 università, in Italia e all’estero
    Lavoro dal 1985, caldamente “invitato” a prendere partita Iva nel 2001

  3. Mi sono sempre domandato(e continuo a domandarmelo)come mai io ogni giorno cerco di stare dietro a tutti i cambiamenti normativi, evoluzioni finanziarie, nuove teorie e chi più ne ha più ne metta, e mi trovo a fine giornata sconcertato perchè so che non tutto mi è stato possibile assimilare e poi….leggo che c’è chi invece ricicla in forme più disparate la propria divisa e l’organizzazione senza pensare al contenuto!!!! ma arriveremo un giorno a capire che abbiamo bisogno di tempo e concentrazione per capire quello che c’è da fare e questo si raggiunge se si ha il tempo di dedicarsi al lavoro e non alla sopravvivenza giornaliera o alla lotta quotidiana per apparire e non essere?

  4. Per quanto io sia tra coloro che, nel 2004, hanno chiuso la partita IVA per aprire quella di un’azienda che, da allora, ha sempre più spesso dovuto gestire la compresenza sul mercato di tante persone che hanno fatto (loro malgrado, il più delle volte) il percorso inverso, non credo che la questione sia tutta nei termini che tu poni. E penso che neanche tu lo creda!
    Inorridisco, letteralmente, di fronte alla continua esaltazione delle startup e degli aspiranti startupper (uso il termine inglese, anche se non ce ne saranno bisogno, proprio per sottolineare il sogno “americano”…). Idee e persone spesso (ma non sempre!) validissime che sono portate a compromettere risorse e tempo nella fondazione di un’impresa che comunque pare essere l’unico modo di trovare realizzazione.
    Ma che fare? Se non ci sono imprese in grado di accogliere talenti, quali sono le alternative? E le imprese di servizi, come possono permettersi di sostenere i costi di risorse qualificate che, per continuare ad essere tali, devono dedicare molto tempo (non produttivo???!!!) all’aggiornamento?
    Molto più semplice continuare a rivolgersi a chi, di volta in volta, è in grado di offire solo quello che mi serve. E pace se si tratta di una ditta individuale che oggi ha il lavoro, domani chissà: il costo è certo.
    CHissà: forse un sistema cooperativo è quello che hai in mente, guardando alla composizione dei membri di FdR? Molti fra questi appartengono al popolo delle P. Iva che chiami all’appello. NOn voglio pensare alla politicizzazione grilliana di quello che non è, a quanto ne so io, un movimento. Ma chissà. IL sistema non pare in grado di cambiare adesso. Tantomeno con i ministri che ci sono. Seguo con curiosità e interesse il dibattito, ma chissà…

  5. Parto dalla fine del post di Domenico (complimenti).
    Stefania Zolotti
    Laurea con 109 in giurisprudenza
    Master in diritto comunitario all’Università di Trento
    Tanti lavori prima di approdare al “posto fisso”, quello che ti inchioda davvero alla realtà di gestioni malsane, di politiche pubbliche o semipubbliche sclerotizzate da interessi personali e da poca (quasi zero) competenza professionale.
    Mai avuta partita iva.

    Finché restiamo in un post fatto per casa nostra possiamo dircele tutte e dirci poi bravi.

    Provare ad uscire da qui e lanciare appelli di questo genere?
    Io ci metto la mia disponibilità, la mia penna da giornalista e i miei contatti e tutta la voglia che serve per dire basta (anche a costo di perdere i privilegi del 27 di ogni mese).
    Non scherzo.

  6. Benissimo! Io l’ho appena aperta, senza ascoltare niente, leggi, politica ecc. Semplicemente perchè volevo fare qualcosa a favore dell’ambiente, ci credo tanto, e questo è un pezzo del puzzle necessario per poter raggiungere il mio obiettivo.

    Omar

  7. Un sasso nello stagno molto grosso hai lanciato Osvaldo. I numeri sono impressionanti. Non molto tempo fa saremmo stati portati a vedere questo fenomeno in termini positivi collegandolo alla “tradizionale” cultura imprenditoriale di noi italiani. Purtroppo oggi non possiamo più raccontarci storie ed è invece frutto dello “spappolamento” (esagero?) del sistema economico, sopratutto industriale del nostro paese. Mi sembra di capire che i “gruppi strategici” sono sostanzialmente due . Quelli che continuano a mantenere un rapporto con le aziende di provenienza che preferiscono “flessibilizzare” il lavoro e quelli invece che stanno cercando di ricostruirsi una prospettiva partendo solitamente da un evento più traumatico. Io faccio parte di questa seconda categoria con un certo percorso alle spalle visto che poi sono passato dalla ditta individuale alla srl ma questo è possibile solo se proponi qualcosa di tuo. Di certo comunque è che l’idea che mi sono fatto è che in questo modo il nostro sistema ha compiuto un clamoroso passo indietro in termini di produttività perchè non c’è niente da fare migliaia di partite iva e micro imprese che si agitano da sole nel mercato non fanno una grande aziende che investe , innova e vende sui mercati internazionali. E mi pare proprio che i risultati si vedono. Però non sarei proprio sicuro se di questo sono responsabili solo i nostri politici e non anche complessivamente un sistema chiamiamolo imprenditoriale che ha smesso di aver voglia di rischiare ed investire e ha considerato sempre meno il valore del lavoro. Detto questo magari si può trovare una strada intermedia, magari la rete ( e le reti) o la green economy ci possono aiutare. ma c’è qualcosa che va ricostruito dal fondo.

  8. … siamo in ottima compagnia:
    laurea in Economia e Commercio con tesi avveniristica “Dal consumer marketing al trade marketing” nel 1987, 25 anni di esperienza al MKTG in 7 Aziende (Barilla, Vicenzi, Del Campo, Martini, Compass PLC, Gruppo Mauro Saviola, Emmi AG (dirigente in 5), decine di corsi tra cui al Management Centre Europe, Bocconi e IMD.
    Ho aperto la mia Ditta Individuale prima per necessità, la sto riutilizzando oggi per scelta di vita.
    Tuttavia sottoscrivo gli aspetti sottolineati da Osvaldo, in questi mesi evidenzio un bruttissimo segnale: se nel 2010 è stato abbastanza agevole mantenere di fatto la precedente RAL con zero insoluti, oggi (sono dimissionario dal 31/7) mi hanno già proposto 3 Aziende sane la remunerazione in “revenue share”, “BASTA GIRI GRATIS O A RISCHIO” lo affermo soprattutto per salvaguardare la mia autostima!!!

  9. @Paolo
    Io ho dovuto fare una scelta di vita e sono tornato da molti anni stabilmente nelle Marche. Qui il livello di sofferenza per i professionisti è elevatissimo, soprattutto quando non c’è un ordine o una consociazione che tutela. Di lavoro ce ne sarebbe tanto da fare e teoricamente le opportunità neppure mancherebbero. Solo che i più “onesti” ti propongono fin dall’inzio la revenue share (share assoluamente imprecisata, o magari “mobile”). Altri ti buttano in mezzo ai loro problemi e ti fanno girare il mondo per risolverli; poi, molto semplicemente, NON pagano (anche se i soldi ce li hanno pure).
    Una considerazione finale; dato il bassissimo tasso di attività (che si va ancora progressivamente riducendo), un drastico taglio alle partite iva farebbe schizzare notevolmente in alto il tasso di disoccupazione, oltre che il deficit di bilancio. Io penso che di elementi negoziali nei confronti dei policy makers ne avremmo…

  10. …mha….che dire….mi piacerebbe capire chi sono gli imprenditori visionari, che “invece di assumere”… premesso che fatta la legge trovato l’inganno, è anche vero che ci sono ruoli e professioni che per loro natura sono regolati da partita iva (ad esempio gli agenti di commercio e i consulenti commerciali che io cerco di continuo.)
    Il problema secondo me è (anche) un altro: tanti giovani i meno, espulsi dal mondo del lavoro hanno aperto una partita iva, tanto per dire che fanno qualcosa….
    Cito sempre le parole di un mio giovane agente che è con noi da qualche mese, al primo incontro mi disse:”bertellini, se non trovo un prodotto da vendere o un servizio da offire, finirò a fare l’impiegato”….
    francesco bertellini
    fdr umbria

  11. Aggiungerei un ulteriore contributo alla riflessione di Osvaldo, riferendomi alla famosa canzone di Iannacci, ripresa nuovamente da qualche settimana all’inizio trasmissione del lunedì da Fabio Fazio:
    “Quelli che … magari assumono a tempo determinato (sottoinquadrandoti di 2 livelli), con contratto d’inserimento per massimizzare il risparmio sui contributi, ed al termine del contratto non ti confermano per non pagare contributi pieni.
    Oh yeah, oh yeah.
    Ed è tutto a norma di legge, oh yeah oh yeah.

  12. @francesco
    Chiedo un’interpretazione autentica di questa affermazione, che trovo straordinaria: “tanti giovani i meno, espulsi dal mondo del lavoro hanno aperto una partita iva, tanto per dire che fanno qualcosa…”
    Facci capire bene che cosa intendi.
    Io, ad esempio, per dirla con John Maynard Keynes, scavo buche, poi le ricopro…

Lascia un commento