Gli expatriates sono fra di noi. Elena Farinelli racconta "Cronache da altri mondi" in Eli Lilly
Era da un po’ che non partecipavo a uno degli eventi Fiordirisorse, e anche stavolta, a fine serata, mentre tornavo a casa, mi sono accorta che ne è valsa proprio la pena. Ogni volta sono contenta di aver vinto la pigrizia, la stanchezza, il freddo e tutto il resto e aver scelto di passare una serata con Fdr. Se non altro per la carica energetica che ti rimane addosso, con tutti quegli stimoli, quei confronti… non solo per quello che viene raccontato sul palco, ma anche per le chiacchere fatte prima e dopo l’evento con gli altri fiordirisorsesi (o fiordirisorsiani? Boh!).
Di cosa trattava l’incontro di martedì scorso a Firenze, dal titolo “Cronache di altri mondi”? Erano previsti vari interventi che avevano come leit motiv il fatto di andare all’estero per lavoro. Ma stavolta il punto di vista era completamente ribaltato: non si è parlato di cervelli in fuga, come nel bellissimo incontro con Sergio Nava in Bassilichi (gennaio 2013), né di Italiani di Frontiera, come nel divertente confronto con Roberto Bonzio in Volskwagen (febbraio 2012), bensì di stranieri che decidono di trasferirsi in Italia per vivere e lavorare.
Ad eccezione di due relatori – l’assessore regionale alla Sanità Luigi Maroni, e la direttrice dello stabilimento EliLilly, che ci ospitava – gli altri relatori erano tutti professionisti di origine straniera, che per un motivo o per l’altro si sono ritrovati in Italia e qui hanno deciso di proseguire il proprio percorso lavorativo.
Dall’Ucraina il vulcanico Mark, ovvero Markiyan Yurynets, che fa un lavoro simile al mio, ovvero il SEO; nonostante la giovane età, ha illustrato con grande acume non solo le differenze culturali fra ucraini e italiani, ma anche l’incapacità di molte aziende italiane di far capire il valore aggiunto del nostro tanto decantato Made in Italy. Stando alla sua esperienza lavorativa, il problema è proprio la modalità errata di comunicazione delle aziende italiane nei paesi stranieri – nel suo caso di lingua ucraina – che decreta l’insuccesso di certe operazioni. Ci ha mostrato come persino i cinesi siano più bravi di noi nel marketing! A cominciare dal fatto che investano in traduttori russi, per raccontare i loro prodotti.
Dopo Mark, ha parlato Slagjana Ilik, dalla Macedonia, ingegnere che vive a Firenze da ormai più di 20 anni, e lavora come Sales Manager in General Eletric. Slagjana ci ha esposto, secondo lei, quali sono le caratteristiche richieste nel mercato del lavoro di oggi: a cominciare da flessibilità e spirito di adattamento. Doti a lei necessarie per ambientarsi in Italia, ma anche per fare una esperienza lavorativa molto drastica quale un trasferimento in Russia, messo in piedi in 40 giorni! Con una certa ironia ha anche evidenziato alcuni limiti degli italiani all’estero, fra i quali la “sindrome della pastasciutta”, l’eccessiva attenzione alla forma – intesa non come rispetto delle forme ma come ostentazione del titolo – e la mentalità molto legata a stereotipi e campanilismo (clamorosa la gaffes della Ferrari paragonata a un’automobile serba!).
Dagli Stati Uniti invece è l’origine della simpatica Jo-Ann White, Operations Manager di Balenciaga, azienda nel settore moda, che appartiene allo stesso gruppo di Gucci. Arrivata in Italia, per amore, oltre 20 anni fa, è rimasta qui, portando avanti una carriera di tutto rispetto. Basti pensare al suo attuale ufficio a Scandicci, che in 5 anni è passato da 18 persone a un team di oltre 70. Jo Ann ci ha fatto sbellicare dalle risate con i suoi confronti fra USA e ITALIA: il concetto di tempo (da loro lineare, da noi creativo), quello di riunione (da loro un momento di confronto ordinato e strutturato, dove tutti possono esporre il proprio parere, da noi spesso una sorta di ring), il senso della misura, e la capacità di (non) esprimere in poche parole un concetto o un progetto…
Ha concluso la tavola rotonda Sergey Orlov, avvocato di origine russa che lavora per KPMG. Anche lui arrivato un po’ per caso, quando ancora era studente universitario, in un paesino in Toscana, ha deciso poi di rimanere perché in Italia si è trovato bene. Parte del suo lavoro consiste nella mediazione culturale fra Italia e Russia, due mondi culturali profondamente diversi. E’ curioso che alcune delle differenze da lui evidenziate siano più o meno le stesse della relatrice americana: negli italiani il concetto di orario è molto flessibile, l’approccio al problem solving piuttosto creativo (anche se a conti fatti, alla fine il risultato viene portato a casa lo stesso) e le relazioni lavorative si portano avanti fra chiacchere e… grandi cene!
Dopo gli speech, il consueto buffet e confronto diretto con i partecipanti. La cosa buffa di tutti questi interventi è che alla fine è emerso un quadro ottimista, positivo, di amore totale per l’Italia (decisamente superiore a quello di molti nostri connazionali) dove il messaggio che salta agli occhi è “in Italia si vive bene” e “smettete di lamentarvi e rimboccatevi le maniche”.
Brava Elena: bel racconto, della serata!
Tra Fiordirisorsesi e Fiordirisorsiani, preferisco Fiordirisorsini o, meglio ancora, Persone Maiuscole!
E Persone Maiuscole si sono dimostrati i testimonial della serata: in un giro del (mezzo) mondo, con poche slide ciascuno, in pochi minuti ciascuno, con tanti concetti, stimoli e suggerimenti, hanno illustrato un quadro variopinto, ricco, interessante e stimolante. Aiutandoci a metterci davanti ai nostri limiti, alle nostre responsabilità e alle nostre opportunità.