News

Il ministro Brugola e l'Azienda Innovativa. Il caso Ikea in un'Italia che cambia.

13 commenti1267 visite

Quando penso ad Ikea, mi vengono in mente due concetti: “la brugola e l’innovazione”.

La brugola è uno strumento semplice ma antico, per me il testimone di un cambiamento generazionale che Ikea ha mutuato, cambiando l’approccio dei consumatori nei confronti di un mercato, quello del mobile, che fino a qualche anno fa parlava il linguaggio del “legno massello”, che risiedeva unicamente in due aree geografiche: Biella e il Frosinate.

L’innovazione è  in molti fattori che stanno alla base del successo di Ikea: riuscire a produrre un prodotto di media qualità a un prezzo accessibile a tutte le tasche con un’idea di design molto alta. Oltre a tutta una serie di idee a corredo, dal packaging al trasporto al montaggio, che sono davvero rivoluzionarie in quanto a ecologia, immediatezza, sviluppo prodotto.

Tutto questo si può riassumere in un concetto unico: che Ikea piaccia o non piaccia è un’azienda al passo con i tempi. Attenta non solo ad un momento economico difficile (e quindi favorendo iniziative e prodotti che permettano a tutti di arredare una casa senza accendere mutui), ma anche ai profondi cambiamenti sociali; uno di questi è la visione di una famiglia composta da individui diversi dal classico nucleo: papà, mamma, fratellino, sorellina.

La famiglia oggi è formata anche da single, da doppie famiglie (il numero dei divorzi e delle separazioni in Italia parla da solo), ma anche da coppie dello stesso sesso.

Ikea, in maniera molto sottile, discreta, pulita ed anche iintelligente, ha iniziato ad affrontare l’argomento e, in occasione dell’apertura dello Store catanese (coraggiosa anche la scelta territoriale!!) ha affisso manifesti come quello che vedete in foto: due uomini che si tengono per mano e la didascalia “siamo aperti a tutte le famiglie..”

Sembra che questo messaggio abbia dato fastidio a Giovanardi, Ministro di un Governo che evidentemente non si vergogna di ostentare una certa filosofia celodurista e che negli ultimi mesi ha tenuto i suoi esponenti molto impegnati, mentre sembra particolarmente sensibile nei confronti delle coppie di fatto, che, volenti e nolenti, animano in maniera preponderante il nostro tessuto sociale.

La discussione non è politica, nè tantomeno di giudizio.

Ma la domanda e la riflessione che chiedo a tutti voi è: Una vicenda come questa, giocata nel mondo della comunicazione e della pubblicità in cui sappiamo che la provocazione e l’effetto sorpresa sono valori importanti (vedi Oliviero Toscani, Diesel, RedBull, etc..) considerando oltretutto l’azienda committente, economicamente sana e con un livello di qualità del posto di lavoro molto alta, con investimenti di tutto rispetto nel nostro Paese e un’immagine di fatto piuttosto sobria, merita davvero tutta questa attenzione?

Chissà cosa penserebbe il ministro Brugola vedendo le pubblicità di Ikea che vengono trasmesse dalle televisioni commerciali di tutta Europa:

http://www.youtube.com/watch?v=_RoA8Ye2cmE

http://www.youtube.com/watch?v=nBQjz6OCa1Y

13 Commenti

  1. Sembra che in Italia siamo in un mondo a parte, se si mette per un attimo il naso fuori dalle frontiere italiane si capisce come c’è chi si impegna in mettere i bastoni fra le ruote a tutti i costi per far rimanere questa società nel buoi… Non c’è peggior cieco, di chi non vuol vedere… Il cinema, la letteratura, la pubblicità, i movimenti e le correnti cuturali di solito sono i veri specchi della società, e sono un passo avanti con rispetto alla “classe politica”, e questi input sono di quelli che “mettono alla prova”. In questo caso, non si tratta di una pubblicità oscena, anzi, sono solo due persone della mano.
    Mi inorridisce che nel 2011 sia così di moda l’uso della censura…

  2. (Replico qui quanto già scritto sul post linkedin)

    Considero le reazioni negative di parte del mondo politico alla campagna pubblicitaria di Ikea come un episodio di una strategia comunicativa precisa ed efficace.

    Lasciando da parte i contenuti, se ci centriamo sui “meccanismi comunicativi” dal mio punto di vista la cosa diventa molto chiara. Si tratta infatti di scegliere un argomento che non può lasciare il “pubblico” indifferente dal punto di vista emotivo (familia/sessualità è perfetto).

    A questo punto si lancia un’affermazione forte e provocante sul tema, i media fanno eco, il pubblico commenta e si schiera a favore o contro.

    Di fatto non si sta parlando di niente, ma quello che è importante è che il politico promotore del tema si è garantito forte visibilità, ed è stato capace di catalizzare l’attenzione di tutti. Di chie è d’accordo ma anche di chi si è indignato.

    L’unica vera risposta efficace secondo me consiste semplicemente nel parlare d’altro.

    Meditiamo gente, meditiamo…

  3. Dicevo (prima che mi scappasse il mignolo…) che se il fine giustifica i mezzi, non credo che se il fine di Ikea e dei suoi pubblicitari è (come è immaginabile) raccogliere attenzione, il fatto che abbiano pensato di sollevare un polverone con un’immagine dedicata alla famiglia omosessuale renda meno importante la questione della parità di trattamento.
    Che io sappia Ikea persegue finalità economiche. Il fatto che per una sua campagna abbia pensato ad un messaggio che solo in Italia ha presa grazie alla sua morale bacchettona e retrograda, dà da pensare sul fatto che sia il mondo delle imprese ad affrontare con gli occhi di chi vede la realtà quotidiana questioni che dovrebbero essere oggetto di attenzione della classe politica.

  4. Ritengo questo Gruppo sufficientemente “diverso” per dare delle risposte critiche ed intelligenti, piuttosto che il solito italico qualunquismo del “abbiamo di meglio da fare”.

  5. Penso che la nostra già svilita immagine internazionale non avesse bisogno anche di questo …
    Siamo noti per il bunga bunga, per essere ipocriti, opportunisti e mafiosi … da adesso anche razzisti (vedi Lampedusa) e omofobi (l’aggressione alla parlamentare lesbica e la crociata anti Ikea).

    Il nostro dovere civile sarebbe quello di ribellarci a tutto ciò, ma invece rimaniamo sopiti, ce ne freghiamo, ecc. ecc.

    chiudo con una citazione classica, non me ne vogliate:

    Quousque tandem abutere, Catilina, patientia nostra?

    (con traduzione e commento qui:http://it.wikipedia.org/wiki/Quousque_tandem_abutere,_Catilina,_patientia_nostra%3F)

    ovviamente potete sostituire “Silvio” al già tanto vituperato (un dilettante, in realtà) Catilina

  6. Lo Spot “contrasta con la Costituzione, è offensivo, di cattivo gusto”.

    A me fa sorridere, peccato che Giovanardi non abbia una cognizione spaziotemporale sufficiente a rendersi conto che la norma costituzionale a cui si riferisce è stata una grande novità nel 1947,quando il precedente statuto Albertino non prevedeva alcuna norma in merito; e che da allora il codice civile, la dottrina , la giurisprudenza e la società hanno notevolmente contribuito ad evolvere la disciplina e il concetto di famiglia.
    Rispondendo perfettamente ad una provocazione,Giovanardi ha invece contribuito a fare da cassa di risonanza allo spot Ikea, che io nemmeno avevo notato, e probabilmente molti altri.
    Lo trovo uno spot simpatico,provocatorio, fuori dagli schemi ma non credo che possa offendere la sensibilità di nessun uomo-donna di intelligenza media. Sinceramente mi offende di piu il commento di Giovanardi: “Ma vai a lavorare và”.

  7. Carissimi,
    volevo (davvero) spendermi in qualche considerazione più approfondita, ma proprio non posso trattenermi: la mia prima reazione, strettamente di “pancia”, alla notizia della polemica è stata “DEVO comprare qualcosa all’Ikea”.
    Vittima di un meccanismo pubblicitario?
    Può darsi. Ma è pur vero che i grandi cambiamenti si fanno sempre a piccoli passi, e credo che poco importi se “sotto” (sotto? perchè, Ikea “nasconde” il fatto di vendere mobilia? Ma siamo sicuri? E i competitor, che fanno? E tutti gli altri brand che vendono a tutte le famiglie, ma si vogliono veder rappresentati solo dalle “più tipiche”?) ci sono finalità commerciali…

  8. Chissà se anche questa volta il Ministro Giovanardi rivedrà le sue affermazioni come in occasione del caso Cucchi:

    “La vicenda di Stefano Cucchi(9 novembre 2009): Giovanardi afferma a Radio 24 che la morte di Stefano Cucchi, giovane deceduto in carcere a seguito di un arresto per possesso di 20 grammi di cannabis, le foto del cui cadavere dopo l’autopsia, diffuse dai genitori, ne mostrano il corpo segnato da evidenti lesioni, traumi e fratture, sia avvenuta a causa “della droga”, in quanto “anoressico, drogato e sieropositivo”. L’11 novembre Giovanardi si è scusato in una intervista a RadioDue con la famiglia del giovane.”

    “Nozione psicologica e filosofica – La comunicazione (dal latino cum = con, e munire = legare, costruire e dal latino communico = mettere in comune, far partecipe) non è soltanto un processo di trasmissione di informazioni (secondo il modello di Shannon-Weaver). In italiano, il termine “comunicazione” ha il significato semantico di “far conoscere”, “rendere noto”. La comunicazione è un processo costituito da un soggetto che ha intenzione di far sì che il ricevente pensi o faccia qualcosa.”

    Cosa voleva dirci il Ministro Giovanardi?
    Come al solito, lo capiremo alle prossime scuse…

  9. Nel mondo della comunicazione e della pubblicità nulla viene a caso.Questo episodio,in realtà un dialogo,non fa eccezione.La domanda che fa Osvaldo a me suscita una riflessione ben precisa:quali sono la provocazione e l’effetto sorpresa? O meglio,chi ha provocato,Ikea o il ministro G?
    Ikea fa la sua politica pubblicitaria.Visto che è svedese,certe cose come l’omosessualità non le vede certo strane.Fa la sua politica pubblicitaria e cerca di vendere,attenta,come no,al contesto in cui si muove,anche geograficamente:ma cerca di vendere.Le coppie dello stesso sesso,lo hanno detto tutti quanti anche qui,anche su Linkedin,è inutile che si faccia finta non esistono:esistono eccome.E quindi,perchè non attrarle,avrà pensato Ikea,visto che anche loro fanno cassa e possono spendere come le altre (nel bene e nel male),visto che oltretutto l’idea costituiva un’occasione per ribadire certi valori aziendali? Ikea si è mossa come riteneva,e peraltro in modo discreto. Probabilmente proprio pensando all’Italia e alla sua cultura specifica in materia di coppie di fatto etc. Infatti:anch’io non avevo notato questa pubblicità.
    Ora veniamo al ministro G.Per me,è lui che ha colto al volo l’occasione e ha compiuto – artatamente – una provocazione,con un effetto sorpresa medio,in modo da attuare la propria strategia comunicativa,o quella della propria parte politica.Anche lui ha fatto il suo.
    Insomma:Ikea si è mossa per stanare qualche compratore potenziale in più,andando secca a cercare un segmento che evidentemente non riteneva sufficientemente coperto,e il ministro G si è mosso per stanare altri potenziali elettori o sostenitori,ben precisi, magari titubanti nei confronti della Causa per via di altri fattori;ambedue lo hanno fatto con un proprio preciso messaggio.
    Riguardo Ikea,ricordo quello che mi disse un docente del mio primo master,nel lontano 1990,a proposito di Beppe Grillo e della pubblicità dello yogurt (non ricordo la marca,meglio così).Disse che la pubblicità era fortissima,e tutti la sapevano a memoria perchè aveva davvero colpito i telespettatori. Infatti,anch’io la conoscevo.Si trattavi di vari spot.In uno, Grillo stava immobile davanti alla telecamera,in silenzio,con un vasetto di yogurt davanti,occhi piantati appunto alla telecamera;poi alla fine diceva:"E ora provate a non comprarlo". Il docente disse che la pubblicità era fortissima,ma che purtroppo la casa produtrice dello yogurt non aveva venduto nulla di più,grazie a quella pubblicità.Per cui alla fine l’avevano piantata lì ed erano passati ad altro.Non so come stia Ikea da questo punto di vista,in seguito alla pubblicità di cui parliamo.Io,che apprezzo Ikea e ne sono cliente alla bisogna,non ho pensato di andarci solo per questo.Sono forse un’eccezione?

    Però.Però mi dico:una cosa è vendere dei mobili (scusatemi con Ikea,non vorrei darne un’immagine riduttiva)e una cosa è stare tra chi guida il Paese.Si tratta sempre di fare comunicazione, sempre di fare pubblicità,d’accordo:ma non è affatto uguale.
    E mi fermo qui.
    Sandra

  10. a)l’idea dei pubblicitari di Ikea è perfettamente inserita nella logica Ikea, chapeau all’azienda ed ai suoi pubblicitari: equilibrata, pulita e coerente. Basta sfogliarne i cataloghi per capire che il concetto di famiglia è ben diverso da quello del classico “mulino bianco”, a partire dal carattere palesemente multietnico;
    b)se Giovanardi non è fesso, prima di aprire bocca si è reso acquirente, a mezzo società fiduciaria, di un discreto numero di azioni IKEA.
    c) trovo che la pubblicità easyjet sia sbagliata: se fossero stati più furbi avrebbero osato di più e giocato apertamente, scrivendo “speriamo che questa famiglia NON piaccia a Giovanardi”. In ogni caso non avrei dato a Giovanardi un simile onore.

Lascia un commento