L’ HR che non ti aspetti
Lo Spazio Caffelarte a Paese di Treviso è la location dell’evento Belle Capocce di questa sera. Ci troviamo nel cuore un po’ aritmico del miracolato Nord-Est. L“Elevator Speech” è: “Attrarre nuovi Talenti, Trattenere le Persone”. In scena Marco Scippa: Senior VP Human Resources presso il gruppo Vitec, meglio noto come Manfrotto.
Marco Scippa è un HR che non ti aspetti. Ci racconta quello che al termine della serata capisco essere un suo capolavoro: accompagnare un importante cambiamento in azienda in un momento di mercato e fatturati in calo. L’obiettivo è trasformare la Manfrotto da “bottega artigiana” a industria, da “Famiglia” a squadra. Con sullo sfondo un territorio che non è Milano quindi poco propenso ad attrarre talenti e trattenerli. Una sfida che Marco ha affrontato come affronta lo speech: con serenità, anticonformismo e un po’ di ironia.
Innanzitutto, “perchè” affrontare un passaggio di tale portata? In principio c’è il business che l’azienda necessariamente deve sostenere con la vendita dei propri prodotti sul mercato. La prima frase da annotare è: “esistono anche imprenditori buoni!”. La finalità economica aziendale non deve essere associata per forza a fattori negativi. L’azienda funziona meglio e vende di più se i lavoratori hanno un elevato tasso di soddisfazione non limitato ai soli aspetti economici. Questo è in sintesi il messaggio.
Il gruppo di lavoro che Scippa ha sguinzagliato assomiglia di più ad una forza vendita che a un reparto HR. I suoi responsabili vivono il “gemba”, il luogo dove accadono le cose fianco a fianco con i lavoratori. Sono in ascolto e in ricerca del valore che l’azienda può trasferire ai dipendenti. L’“Employee Value Proposition” frutto di questa conoscenza è: non gestiamo professionisti bensì creiamo le condizioni affinchè possano volare.
E come vengono create tali condizioni? Operativamente si parte da una visione fantastica, un mondo ideale che va raccontato, spiegato e, perchè no, venduto dall’azienda ai lavoratori. Una promessa (da mantenere assolutamente!) che il punto di arrivo della trasformazione sarà migliore dell’attuale.
Il merito è l’unica matematica possibile per calcolare il raggiungimento degli obiettivi che sono tutti “S.M.A.R.T.”. Qui lo sforzo è culturale. Insegnare a formulare obiettivi smart come anche insegnare a riceverli. La seconda frase da annotare è “la formazione non è un benefit”.
Bisogna dotarsi di un nuovo linguaggio e di nuovi comportamenti nelle relazioni con i lavoratori, modificando i vecchi riti e le contrapposizioni che non funzionano più. Anche solo, per esempio, incontrando le controparti sindacali ma accomodandosi dall’altro lato del tavolo. La parola da annotare in questo caso è prossemica. Per essere “disruptive” non serve cambiare il mondo. A volte è sufficiente muoversi in modo diverso.
Il welfare è il mezzo attraverso il quale elargire riconoscimenti. Una scelta coerente con l’obiettivo strategico di avere al centro le persone. Il valore percepito dal lavoratore inoltre va al di là della mera economia perchè soddisfa bisogni specifici e personali: supporto alla famiglia, alla salute, all’istruzione.
Una serie di progetti hanno visto poi Scippa operare esperimenti insieme e di concerto con parti sociali, RSU, Università. Coronati da successo, sono diventate pratiche standard inserite nella contrattazione integrativa.
Marco ci spiega che superata l’iniziale diffidenza e portati a casa i primi risultati, il meccanismo poi “gira” molto più agilmente perchè la fiducia reciproca rimuove le resistenze. L’importante è avere a cuore il successo complessivo e negoziare tenendo a mente che non ci sarà un vincitore e uno sconfitto. Il win-win non è una somma algebrica ma una moltiplicazione.
A questo punto, siamo a circa metà dello speech, capisco che, l’ “H” di HR nel job title di Marco Scippa non è riferito ai dipendenti della Manfrotto (le risorse umane), bensì a lui. Un manager che vive la propria missione con umanità, da essere umano che si relaziona con suoi pari, non con dei sottoposti.
Mi chiedo se poi, dietro a tutti i tecnicismi, non si tratti semplicemente di questo.
La conferma arriva poco dopo quando ci spiega come una volta costruito e consolidato il sistema interno:
- Storytelling del mondo fantastico di destinazione ai dipendenti
- Il merito come unico metro di valutazione declinato in un sistema di misurazione delle performance certificato
- Innovativi strumenti di welfare come mezzi per premiare e retribuire, inseriti nella contrattazione integrativa
lo sguardo si sia rivolto al mondo esterno: la società. E, come spesso accade, l’idea parte da un bagliore di buonsenso: non rottamare una grande quantità di attrezzature fotografiche professionali a magazzino. Il progetto “Picture of Life” avvia alla professione di fotografo ragazzi con un passato di criminalità alle spalle, in cerca di riscatto. Un colpo da maestro che è l’ultima tessera del mosaico che Scippa ci ha fatto comporre frase dopo frase in questa calda serata primaverile. L’immagine raffigurata è quella di un sistema aziendale dove il business consegue (quasi fosse un aspetto marginale) dal benessere complessivo dei lavoratori, orgogliosi di appartenere ad un’azienda che permette loro non solo di stare bene ma anche di fare del bene.
Tra gli applausi finali penso che il Talento sia ampiamente sopravvalutato a questo punto. Non è tanto un dono alla nascita quanto qualcosa che può essere coltivato e valorizzato se l’ambiente di lavoro viene progettato a questo scopo.
Prima di questa sera pensavo che tali architetture fossero appannaggio solo dei vari Google, Facebook e compagnia. Grazie a Marco Scippa e agli amici di FiordiRisorse per averci fatto scoprire che non è così.