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Silvia Cingolani intervista Silvia Carloni

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silvia-carloniFdR: Che cos’è Research Management?
Gestione ricerche in outsourcing: Research Management International è una realtà consulenziale attiva dal 2001. Nata da uno spin-off internazionale, si occupa di fornire le competenze e i servizi di un reparto ricerca e market intelligence alle aziende che decidono di non strutturarne uno internamente. In questa maniera il marketing e la direzione generale può ottenere tutte le informazioni necessarie per contrastare, prevenire e accompagnare con successo i cambiamenti di mercato, attraverso una struttura di costi flessibile e che può fornire tutte le più alte competenze del settore.
Dal 2008 Research Management ha deciso di affiancare il lavoro per le grandi aziende con un tipo di servizio più adatto ad aziende B2B e di medio-piccole dimensioni, che con le difficoltà della crisi si sono rese conto dell’importanza di una corretta conoscenza del mercato, del cliente in evoluzione, e dei concorrenti.

FdR: Fatturato / Dipendenti /altri dati aziendali (a grandi linee)
Nel 2007 Research Management ha fatturato 500.000 euro. La struttura al momento si avvale di una rete di consulenti di diversi livelli, attivabili a seconda delle necessità dell’azienda cliente.
FdR: Ti presenti personalmente?
Silvia Carloni. Sono nata a Città di Castello 41 anni fa, un numero che a scriverlo fa veramente “strano”. Sono una persona leale, appassionata, trasparente, esigente soprattutto con se stessa (ma non solo). Il lavoro è una parte importantissima della mia vita, abbastanza normale essendo una libera professionista. Quello che mi piace, che è poi quello che mi piace delle persone che mi circondano, è che mi dà stimoli continui, consentendomi di imparare sempre cose nuove e di sfidare i limiti che penso via via di avere.
In questa fine 2009/inizio 2010 la ventata di stimoli, cambiamenti, novità sembra non avere mai fine. Penso che ci troviamo in un momento straordinario, e che dobbiamo fare di tutto per capirlo, dimenticando tutti i precedenti assunti interpretarlo, e cavalcarlo.

FdR: Ci descrivi il tuo ruolo?
Dopo una laurea in Economia e Commercio all’Università di Perugia ho lavorato tre anni a Milano in un istituto di ricerche di mercato, e poi altri 4 anni a Francoforte, in una società di consulenza (MRC), fondata dall’ex Direttore Ricerche di Procter&Gamble e ex AD di Nielsen, che si occupava di fornire in outsourcing il reparto di ricerche di mercato a Novartis, appena uscita dalla fusione tra Ciba e Sandoz, e a Vileda FHP gruppo Freudenberg. Durante questi 4 anni sono passata da un ruolo junior a uno di account per una serie di clienti, tutti multinazionali, gestendo nello stesso tempo settori anche molto differenti (dal farmaceutico ai durables al mass market alla moda) e progetti che andavano a toccare strategie di lancio, di apertura a nuovi mercati, processi di innovazione.
Alla fine di questo percorso ho deciso di tornare in Italia, un primo anno insieme alla MRC a Milano, poi impiegandomi nel marketing di un’azienda erboristica in Toscana, per potermi riavvicinare a casa.
Dopo un anno in azienda ho deciso di mettere in piedi una attività di tipo consulenziale, sempre nella gestione delle ricerche di mercato e della funzione di market intelligence, lavorando per realtà importanti come Novartis, Binda (marchi Breil, D&G, Tribe, Ducati), Zucchi Bassetti, Zambon, Mondadori. Abbiamo scelto il nome di Research Management proprio pensando a un “reparto”, una funzione che doveva di volta in volta legarsi al nome dell’azienda cliente. La sede dell’attività era ed è rimasta nella provincia di Perugia, anche se la maggior parte dei clienti era nell’area di Milano.
Recentemente poi abbiamo unito alle competenze di marketing strategico e di market intelligence, competenze anche in area implementazione e vendite, mettendo a punto progetti di rilancio commerciale anche nelle aziende B2B. L’obiettivo è ancora una volta fornire in outsourcing competenze che sarebbe troppo oneroso o difficile strutturare internamente.
Nel frattempo il ritorno in patria mi ha permesso di mettere in ordine anche la parte di vita personale, grazie al supporto della famiglia che mi ha sempre appoggiato nelle mie scelte professionali; ho avuto due splendidi bambini, che ora hanno 2 e 3 anni, che sono la gioia della mia vita, e che conoscono una mamma lavoratrice che cerca di essere presente con il corpo e con la mente quelle volte che c’è.

FdR: Quali consigli ti sentiresti di dare ai giovani di oggi per poter arrivare in futuro a ricoprire un ruolo simile al Tuo ?
Di essere ambiziosi, curiosi, desiderosi di arricchirsi intellettualmente e professionalmente, di rischiare e investire, e di volere sempre dare un valore aggiunto in quello che si fa. Non deve essere un lavoro che fatto da te o da un altro è lo stesso.
Il tipo di lavoro che faccio io è tipico degli “achievers”, persone estremamente autonome e indipendenti che non si sentono rassicurate all’interno di una struttura, ma che come spugne assorbono know how per poi interpretarlo in situazioni diverse.
A livello scolastico, di certo aiutano una buona formazione (laurea, o anche solo un master) in economia o marketing, ma soprattutto una forte tendenza all’interpretazione dei fenomeni sociali.
Oggigiorno credo veramente che questo tipo di lavoro di consulenza possa essere imparato attraverso un periodo di apprendistato “proattivo”, che possa passare attraverso esperienze aziendali e consulenziali.
Dimenticavo: inglese obbligatorio.

FdR: Quali reputa siano le tre competenze principali che ti permettono di svolgere al meglio la tua funzione e come cerchi di mantenerle vive:
Abilità nella interpretazione sociale e comportamentale; Propensione al servizio; Capacità di analisi e sintesi al tempo stesso. Ah, e capacità di entrare in empatia con le persone.
Nel tuo ruolo, che relazioni hai con il territorio:
Purtroppo, troppo poche relazioni. Avendo sviluppato tutto il percorso professionale tra Milano e la Germania, conosco molto meglio (e mi conoscono molto di più) in queste realtà che”in patria”. In questa maniera l’Umbria per me è la sponda sicura dove tornare e la sede della mia vita personale, ma a livello professionale credo di non aver mai emesso una fattura fuori dal nord Italia.
Ma l’intento è quello di cercare di ricongiungersi con le realtà del territorio. Fior di Risorse mi ha attirato anche per questo.

FdR: C’è un libro o una formazione o strumenti o metodologie che vedi interessanti per sviluppare il tuo lavoro?
Sarebbe un elenco lunghissimo. E vecchio, visto che il mondo ci sta cambiando davanti.
Tuttavia certo di libri ce ne sono tanti anche molto interessanti (e io continuo a cercarne di nuovi). Soprattutto testi americani e inglesi.

FdR: Due / tre aggettivi che riassumono e fotografano la tua personalità oggi:
determinata; aperta a diverse possibilità; curiosa.

FdR: Quali sono i tuoi hobby e le tue passioni e come li organizzi all’interno della gestione del tuo tempo?
Ho due bimbi piccoli e un lavoro molto impegnativo. Fine della lista degli hobby e delle passioni.
Due anni fa la risposta sarebbe stata diversa, ma i cicli della vita impongono una dura disciplina di divisione del tempo: quando si lavora, si è fuori casa. E quando si è a casa, l’attenzione è tutta per i miei cari. Neanche rispondo al telefono (salvo emergenze) e tantomeno uso il computer.

FdR: La tua più grande passione ?
La mia famiglia.

FdR: Hai letto qualche libro o partecipato a qualche formazione che consiglieresti ai membri di FdR?
Consiglierei il corso di Creative Problem Solving che si tiene a Sestri Levante in Aprile. In rete si trovano i riferimenti, è organizzato dal CREA.

FdR: Qual’è il motivo che ti ha spinto ad aderire a FdR e cosa ti aspetti dal Gruppo sul tuo territorio ?
Eh, complicato. Mi sono inserita nel gruppo “di pancia” un anno fa circa, trovando dei valori che condivido e nella speranza di poter trovare, nel territorio, quel tessuto stimolante a livello professionale che altrimenti trovo a Milano. L’Umbria è una regione strana, si sa tutto del proprio vicino tranne il lavoro che fa. Invece la parte professionale della vita merita una valorizzazione e porta a scambi intellettuali che sono estremamente gratificanti.
Questo, io credo, è stata la leva principale. Dopo di che ho conosciuto gli altri membri di FDR, e mi sono piaciuti molto. Quindi il gruppo ha fatto da forza di attrazione.
Nel mio territorio, in prospettiva, vorrei vedere ricreato un network professionale stimolante e variegato, che porti a una crescita attraverso la condivisione. Crescita dei manager che ne fanno parte, e di conseguenza del tessuto aziendale e imprenditoriale. E perché no, una spinta per uscire da questo “cul de sac” di imprese che sembrano avere davanti solo due strade, chiudere o ridimensionarsi. Quante occasioni mancate!
Forse per via del mio lavoro, ma sono convinta che la vera “svolta” e le strategie più indovinate nascano dalla conoscenza.

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