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Successo e Cambiamento

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In un momento di crisi quanto è difficile rispolverare i nostri successi ?
Ma se non riusciamo a farlo come possiamo pensare di crearne altri?
Quando credere in qualcosa ne fa uscire un successo!!

Harry Houdini era un mago da quattro soldi
Harry Houdini non era un mago eppure fu l’inventore di uno spettacolo di varietà assolutamente originale. Non era un mago ma un artista dell’evasione, un illusionista abile a liberasi da lacci e catene.Uno stei suoi spettacoli più innovativi si tenne a Londra , si fece incatenare con delle manette costruite da un famoso fabbro e tenne incollati i suoi spettatori ad una scatola nera dove era racchiuso per 1 ora. Allora non esisteva un mercato per l’evasione, nessuno lo aveva mai fatto prima.  Compiere una scelta originale, quanto sembra che non vi siano scelte, può apparrire sconfortante, ma spesso è cosi che chi osa ha successo, mentre le masse sono destinate al fallimento
Tratto da Il Ruggito della mucca Viola – Seth Godin e gli altri 33 .

Che cosa è per noi il successo? Quale valore do ai miei successi?

L’educazione ricevuta, la società ci hanno portato la cultura del “non voglio” siamo sempre concentrati su queste due parole :

non voglio sbagliare
non voglio rinunciare
non voglio incontrarlo
etc….

Come possiamo pensare che in questa realtà ci sia spazio per i nostri voglio???

Abbiamo ascoltato in questi giorni uno dei massimi esponenti dell’innovazione , il prof. Piero Formica , ci ha parlato di innovazione come mezzo per uscire dalla crisi puntualizzando che si ottiene solo con il cambiamento…
Ma quando è stata l’ultima volta che abbiamo cambiato qualcosa nel nostro modo di fare o nel nostro modo di essere???

Nel mio lavoro oggi mi trovo a contatto con tantissime aziende di diverso tipo e natura … ma stranamente sento sempre le solite risposte :    “….. bello ma noi stiamo attraversando un grosso momento di crisi , potremmo parlarne più avanti….”

VOI?? Tutti( o quasi)  oggi attraversano un grosso momento di crisi !

Ma cosa stiamo facendo di diverso per affrontarlo? Quali nuovi strumenti abbiamo tirato fuori? Cosa abbiamo deciso di fare per noi stessi ?
In pochi mesi abbiamo creato un networking di centinaia di  persone,  è veramente innovativo il nostro approccio , ci confrontiamo , ci ascoltiamo , credo che siano arrivate anche delle amicizie personali e professionali che ci hanno arricchito…

Tre anni fa ho fatto una scelta professionale molto importante, oggi , nonostante la crisi , credo di fare il miglior lavoro che ho conosciuto fino ad oggi …. Mi rendo conto di quanto è diventato importante per me “aiutare” il mio cliente a raggiungere la sua meta… e quale gioia  si prova a  vedere che non era poi cosi lontana … che cambiare sembra difficile ma si può….

3 Commenti

  1. Cambiare equivale ad avere coraggio , consapevolezza di se e delle proprie capacità ed obiettivi. Si cade spesso nella vita, ma solo chi si rialza e trova il coraggio di andare avanti riesce veramente a cambiare lo stato attuale dele cose.
    Questo articolo andrebbe davvero pubblicato a caratteri CUBITALI…chissà che qualcuno apra gli occhi e decida davvero di rimboccarsi le maniche!!!!!

  2. Ho trovato che l’articolo di Michela abbia davvero centrato il punto. Mi piace il suo modo di scrivere, chiaro e diretto e fornisce spunti su cui riflettere.
    La crisi c’è eccome, ma la staticità davvero non serve.
    E allora perchè non provare a sperimentare, perchè non cercare il cambiamento?
    Chissà magari è proprio questa la chiave del successo!
    Credo che in questo Fior di Risorse abbia davvero un ruolo importante anche se, ancora oggi, mi trovo a chiedermi “cosa sia”:
    Ma è davvero necessario farsi questa domanda o forse è meglio dire semplicemente: funziona!
    Non ho mai partecipato agli incontri, ma vado spesso a leggere i resoconti del giorno dopo ed anche i commenti di chi ha partecipato agli eventi e devo dire che quello che traspare è l’entusiasmo.
    Ed è quell’entusiasmo che poi arriva sulle scrivanie e che sicuramente fornisce gli stimoli giusti per tentare il cambiamento.
    Eccola la chiave!

  3. Ciao Michela,

    avrò il piacere di incontrarti domani sera ad Assisi, ma intanto mi lascio catturare dall’argomento che lanci.
    Perché non rispondere con proattività alla crisi che ci chiede di cambiare?
    Una delle cose più difficili che ho incontrato nella mia esperienza di lavoro con gli esseri umani, è di far capire loro che sono molto più complessi di quanto non appaia. Si tratta non di gusto per la “dietrologia”, ma di passione per l’apprendimento.
    Mettere in atto un cambiamento sembra una sfida che attiene solo ai comportamenti, MA NON E’ COSI’ !!!
    Quali sono le loro convinzioni? Questo è il punto.
    A suo tempo, Gene Gnocchi chiedeva: CUI PRODEST? Chi ne trae vantaggio?
    Nonostante le apparenze razionali, forse ci sono delle parti, là dentro la mente, che non hanno alcuna convenienza a cambiare, anzi, vivono il cambiamento come qualcosa che porta loro danno. Sono parti irrazionali? Certamente, ma non per questo sono meno potenti di quelle che spingono all’azione. E’ l’eterno dilemma dell’essere umano: spingo sull’acceleratore o spingo sul freno? Il mio ruolo mi sollecita ad accelerare…ma dopo un pò scopro d’avere il freno a mano tirato e il motore pian piano mi si spegne.
    Tanti sforzi sprecati e, per ricompensa, una bella frustrazione.
    Che fare, allora?
    Giustamente tu chiedi: “cosa stiamo facendo di diverso?”
    Beh, da centinaia di anni il frontone del tempio di Delfi ci ricorda: “conosci te stesso”. C’è per tutti la speranza di essere degli achiever, o di tornare a esserlo, ma è assolutamente indispensabile che ci si guardi dentro e si accerti se, dentro di noi, identità, valori e convinzioni, capacità e comportamenti siano tra loro allineate e coerenti. Non è possibile, e anzi è stupido e anche un pò crudele, chiedersi di comportarsi proattivamente, mentre una parte di noi – nascosta nella nostra mente – è convinta che non ne valga più la pena: sarebbe come chiedere di andare dritta a un’auto che ha la ruota di destra che gira a destra e la ruota di sinistra che gira a sinistra: sempre che non si spacchi in due, come minimo si ferma.
    E il fermarsi ha questo alto valore positivo: è il segnale che dobbiamo guardare dentro di noi e capire che è successo al sistema sterzante della nostra auto. Il volante gira come vogliamo noi, ma dal cannotto dello sterzo in giù?
    Credo che sia proprio questo uno dei benefici maggiori della crisi dei nostri tempi, l’opportunità più entusiasmante che ci viene posta innanzi.
    Siamo ancora “tutti d’un pezzo”, come ai bei, vecchi tempi?
    Se non è così…beh, non per niente trovi affascinante il tuo lavoro.
    E credo che i tuoi Clienti ne siano altrettanto convinti.

    A domani

    Francesco V.

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