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Vi racconto Massimo Vignelli, il designer che mise insieme New York e il font Helvetica

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Chi non si occupa di design non associa il nome di Massimo Vignelli a nessun oggetto o concetto ma, senza saperlo, indirettamente lo conosce.

Vignelli purtroppo se ne è andato lo scorso 27 maggio, all’età di 83 anni, nella  New York in cui viveva da sempre.

E’ stato un portabandiera del genio e della creatività italiana nel mondo.

Nato nel 1931 a Milano, dopo gli studi al Politecnico e l’esperienza nello studio Milanese dei fratelli Castiglioni, si trasferì a New York dove insieme ad altri illustri del settore fondò nel 1965 la Unimark International, un’agenzia di comunicazione e design snodata su una decina di uffici in 5 differenti paesi. In seguito nel 1971 fondò con l’inseparabile moglie Lella, la Vignelli Associates con sede sempre nella Grande Mela.

Il suo motto “Design is one”, ispirato al pensiero “dal cucchiaio alla città” dell’architetto austriaco Adolph Loos, significa che presa coscienza che ogni settore necessita di competenze specifiche, il vero designer è colui che padroneggiando il processo progettuale è in grado di applicarlo a qualunque cosa.

Ed ecco spiegata la sua incredibile produzione che spazia dal Product Design alla progettazione di allestimenti fino al Graphic Design, area nella quale è stato sicuramente più incisivo: si pensi alla prima versione della mappa stilizzata della famosa metropolitana di NY, in uso fino al 1972 ed oggi esposta al MoMA, oppure al dettagliato manuale per l’uso del font Helvetica nella bellissima segnaletica dei trasporti newyorkesi. Tra gli altri lavori, il logo della American Airlines rinnovato tra le polemiche lo scorso anno, dopo ben 45 anni e poi il logo di Bloomingdale, Benetton, i vari restyling di Cinzano, IBM e Lancia.

Per capire la sua produzione bastano tre concetti fondamentali: la semplicità, l’assenza di elementi di moda e il potere visivo, eccoli attraverso le sue parole in un’intervista del 2013 a Nicola-Matteo Munari:

“Nel caso di un’immagine coordinata per l’industria è importante progettare un’identità che duri nel tempo. L’implementazione di una nuova immagine è costosa e non può essere cambiata per il gusto della novità o peggio per coprire le insufficienze di una conduzione inadeguata. Lo stesso discorso vale per il design dei mobili, che a differenza di un abito non vengono gettati via dopo breve tempo. L’obsolescenza forzata è un crimine, un’espressione di irresponsabilità sociale che aumenta gli sprechi di energie e denaro a danno degli utenti.”


Per tutti coloro che sono stati incuriositi vorrei segnalare “The Vignelli Canon” un e-book gratuito che riassume il pensiero e la passione di Vignelli per la tipografia, scaricabile online ( www.vignelli.com/canon.pdf ) ed anche il documentario, bellissimo, sulla produzione di Vignelli, questo il link al trailer: www.youtube.com/watch?v=qglaQekqrWU.

Perché  è vero  ognuno dovrebbe essere esperto nel proprio settore, ma una mente aperta e curiosa apre il pensiero di tutti.

 

1 Commento

  1. Grazie a Giulia per l’interessante spunto. Non conoscevo Vignelli, spesso nel nostro gruppo cerchiamo quelle eccellenze italiane meno note, che sono riuscite a fare cose straordinarie nel mondo, e quella di Vignelli è un’ulteriore bella testimonianza. Infine mi ha colpito l’attualità del concetto di “identità ed immagine durevole nel tempo”; in un periodo dove siamo quasi continuamente costretti ad adeguarci visivamente allo scorrere veloce dei nostri attimi e dei nostri “stati”, mi sembra un tema molto interessante da approfondire per tutti coloro che si occupano di comunicazione

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