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Quel candidato falso su Linkedin che ha fatto arrossire Olivetti

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Utenti che pubblicano su Linkedin foto in costume, si ritraggono in macchina con la cintura di sicurezza allacciata, storti verso destra o storti verso sinistra, a cavallo di una bicicletta o che si definiscono “dream realizer” nel proprio job title.

Alla folta galleria delle brutture dei social network si è aggiunta ISTAO, la business school marchigiana che per voce del suo direttore Giuliano Calza ha trionfalmente annunciato dalle pagine di un giornale locale on line la “viralità” dell’operazione. Non staremo a ripetere la cronaca del fatto che potrete leggere al link di cui sopra, aumentandone ulteriormente il numero di lettori.

Vorrei invece aggiungere alcune considerazioni conseguenti ai tanti commenti suscitati dal mio articolo su Wired a cui personalmente non avevo pensato.

ISTAO, contravvenendo al punto 10 del regolamento di Linkedin in maniera fraudolenta ha pubblicato un falso profilo che, secondo il punto di vista della Business School rappresenterebbe il candidato perfetto che incarna lo spirito della cultura olivettiana (trovata innovativissima quella di anagrammare il nome di Adriano Olivetti in Andrea Liviotti!) declinata nel mondo delle startup: esperienza internazionale in Silicon Valley, un brevetto proprietario, un approccio molto informale, sicurezza.

I messaggi pervenuti dai gruppi Linkedin, sono stati di tutt’altro tenore: “standing insufficiente”, “inflessione inascoltabile”, “se davvero questa persona fosse stata in Silicon Valley, non si esprimerebbe mai in questo modo” dice un professionista che oltretutto, insegna all’ISTAO.

Sulla mancanza di etica di questa operazione mi sono già espresso nell’articolo su Wired e non ci tornerò. I commenti negativi di chi opera nella comunicazione invece mi hanno fatto riflettere sulla scarsità di presupposti e sulla mancanza di una vera strategia di marketing di questo esperimento, che oltre a non aver messo a segno il suo obiettivo, ha coperto di ridicolo tanto chi lo ha prodotto quanto chi si è prestato a comunicarlo (rettori universitari, aziende del territorio e opinionisti opportunamente “guidati”).

In poche parole: da anni con FiordiRisorse stiamo cercando di fare cultura imprenditoriale e manageriale innovativa. abbiamo organizzato incontri sull’uso di Linkedin scomodando i vertici di Linkedin Italia e aiutiamo le persone a comunicare al meglio il proprio Personal Branding. Oltre a promuovere una cultura di etica professionale e manageriale che aiuti al rinnovamento dei nostri territori.

Sfruttare la crisi a proprio uso e consumo, promuovere commercialmente valori manageriali di 40 anni fa fondendoli in maniera raffazzonata a quelli della new economy, non fanno altro che trascinare i nostri territori nel Medio Evo.

E’ il momento di decidere se continuare a strizzare l’occhiolino alle stanze soffocanti di aria viziata o iniziare ad allargare le braccia a Persone e Organizzazioni che propongono modelli davvero innovativi.

12 Commenti

  1. L’account falso è stato segnalato a Linkedin e prontamente eliminato. E’ bene che le scuole imparino l’educazione e l’utilizzo dei nuovi media, se devono insegnarli.

  2. Non è assolutamente vero che Linkedin ha eliminato il profilo. Il profilo è stato cancellato da parte dei realizzatori alla fine del festival olivettiano, come era stato previsto fin dall’inizio.

    Osvaldo ti prego di rettificare.

  3. buongiorno Claudio.
    Come già risposto in privato (ma evidentemente lo stile plateale vi si addice di più..), riteniamo che sia stato Linkedin in seguito alle numerose segnalazioni, ad aver chiuso l’account.

    Stiamo procedendo a richiedere informazioni a LinkedinItalia e quanto prima confermeremo o smentiremo.

    Su questo, non avere dubbi.

    Che voi abbiate chiuso l’account in seguito agli esiti dell’operazione, o lo abbia chiuso Linkedin, poco cambia, nella sostanza.

  4. RIPORTO TESTUALMENTE IL TWEET POSTATO DA FDR IN DATA 25 GIUGNO:

    ErrataCorrige #newsletter: Linkedin non ha cancellato account #Liviotti. E’ stato cancellato da @istao e @ClaudioSiepi. Ci scusiamo.

    Accetto con piacere le scuse di FDR

    1. Nulla toglie Siepi, al pessimo ritorno di immagine di questa operazione. Che il profilo sia stato cancellato per vostra iniziativa o per volere di Linkedin, non sposta il giudizio.

  5. Dai giudizi “omogenei” sulla rete, direi che contro questo esperimento (che speriamo rimanga tale), si siano ccaniti tutti quelli che pensano che scherzare su certi temi sia poco etico, a maggior ragione quando è una “scuola”, sebbene commerciale, a farlo.
    Ma anche per fare i commerciali bisogna avere un minimo di preparazione.

  6. poi la sensazione la posso raffrontare anche col mestiere dei detrattori più accaniti e posso farmi un’idea.

    a favore della campagna si sono espresse personalità autorevolissime, cosi come anche tanti giovani occupati e non.

    poi come la statistica insegna, ciascuno ha il suo campione di comodo

  7. Siepi, lei continua a parlare di “personalità autorevolissime che si sono espresse a favore” di questa campagna pubblicitaria archietettata dalla sua Radio e dell’istao, ma di fatto non c’è un solo commento positivo in rete, ad esclusione dei 3 video orchestrati da voi stessi con la complicità di due rettori universitari ed un giornalista (età complessiva : 300 anni).

    Cerchi di essere un pò più onesto. Gli unici ad aver cercato pubblicità siete voi.

    Basti leggere il comunicato stampa con cui avete corredato l’operazione, che invita quanti “sono caduti nel tranello” (cioè gli stessi tre di cui sopra e che erano d’accordo con voi..) a partecipare alla giornata olivettiana per la quale l’ISTAO per mesi ha cercato sponsorizzazioni (o meglio, “crowdfunding” l’hanno chiamato, dimostrando anche qui di non avere la minima cultura di social media).

    Piantiamola qui.

  8. Sei il mio idolo, Osvaldo!!! E confermo che mi pare davvero che alle Business School interessi poco oltre al proprio, di Business. E questa cosa e’ stata davvero misera. Come diceva Guglielmino il Bardo, “If this were play’d upon a stage now, I could condemn it as an improbable fiction.”

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