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Come Lean, Agile, resilienza e anti-fragilità salveranno la tua Azienda dall’evoluzione globale.

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In principio fu la rivoluzione industriale. Poi, la produzione industriale e manifatturiera. E la filosofia Giapponese, da sempre attenta ai valori umani trasversali ed imprescindibili, se ne accorse: non era più il caso di fare la voce grossa nel lavoro, le tipologie di lavoro si stavano trasformando da “lavoro di braccia” a “lavoro di concetto”. L’adrenalina innescata nell’operaio con un rimprovero pubblico, una sgridata, che prima serviva a velocizzare il lavoro di braccia e forza, non serviva più. Il lavoro si trasformava da prevalentemente maschile di forza e robustezza, a maschile-femminile riducendo il lavoro manuale a favore del lavoro mentale. Il rapporto capo-lavoratore stava cambiando. Serviva meno adrenalina, meno cortisolo, e più serotonina, ossitocina. Servivano aperture a 360°, menti aperte.

Eravamo a fine anni ’70 e Toyota se ne accorse per prima, probabilmente, facendo nascere il Lean Thinking all’interno del proprio TPS, Toyota Production System. Il principio base, piuttosto semplice: ridurre gli sprechi (muda) mantenendo continuità ed efficienza produttiva. Serviva evidenziare ciò che creava valore da ciò che lo nascondeva o impediva. Era nata la Lean, sebbene alcuni principi non teorizzati né resi processo, già ad inizio anni ’10, erano nella testa di illuminati dell’epoca: Henry Ford su tutti.

Il lavoro produttivo, poi si è fatto sempre più automatizzato seppur a controllo umano. Ecco che il primo trasferimento di focus nella produzione si è stabilito: dalla produzione umana alla produzione automatica, ai robot. Ma chi muoveva le macchine? Il software. E chi crea il software? L’uomo. Ecco che dopo i principi e processi capaci di regolare e migliorare in efficienza, produttività aumentando la qualità nella produzione industriale, un altro importante passaggio stava nascendo: siamo a cavallo del nuovo millennio, e una nuova luce per un altro mondo, nasceva: Agile.

Ecco perché Agile è figlia di Lean. E cosa c’entra la tua azienda con il software, se software non ne fate, o con la produzione industriale, se (forse) invece producete servizi? La risposta è semplice: Lean e Agile non sono tecniche di sviluppo o produzione, ma sono forme mentali. Quelle forme mentali che coinvolgono l’intelligenza e l’intelligenza emotiva capaci di creare  empatia, fiducia, responsabilità, inventiva, fantasia, rapporti sociali, rapporti umani e non ultimo in grado di fidelizzare l’azienda ai dipendenti ed i dipendenti all’azienda.

Ma veniamo al titolo: perché Lean e Agile salveranno la tua azienda dall’evoluzione globale? Oggi la creazione di qualsiasi cosa, da un annuncio per offrire lavoro ad un progetto di change management, dalla creazione di un prodotto al disegno di un processo, dalla gestione di persone al miglioramento del loro benessere, passa attraverso l’analisi dei migliori successi delle più grandi aziende del mondo, processi epurati da considerazioni soggettive per addentrarsi in osservazioni oggettive, misurabili.

La competizione sui mercati e le condizioni macro-economiche di contorno cambiano continuamente. Una volta si potevano fare previsioni a 5 anni, oggi, forse, a 6 mesi. Il futuro corre sempre più veloce, e serve essere sempre più flessibili e adattivi per rispondere al cambiamento. Le vecchie pianificazioni vanno bene fino ad un certo punto, perché oggi con tutte le variabili in gioco ogni scelta di pianificazione possiede implicitamente rischi molto elevati. E, oggi, sbagliare una strategia, attuare una tattica inadatta, produce due risultati tipici: far galleggiare la tua Azienda in attesa di nuovi riavvii del mercato, oppure farla affondare perché non è pronta al cambiamento.

Ecco perché Agile, ecco perché Lean. Per introdurre mentalità adattive, flessibili, resilienti ed anti-fragili, capaci di modificare la direzione a seconda di dove si percepisce la tempesta, o le opportunità. Adattare il proprio business alle necessità attuali: rapidità, efficienza, cambiamenti continui. Potersi permettere di commettere errori, con la consapevolezza che ogni azione darà feedback per migliorare; e sapere che l’errore si pagherà pochissimo, con la consapevolezza di potersene permettere più di qualcuno. Perché tutto è piccolo, in scala ridotta, tutto funziona a piccoli passi di miglioramento continuo. Il potere di cadere per rialzarsi come prima (resilienza) o di migliorare costantemente (anti-fragilità).

Non esiste più la produzione di massa, l’idea geniale. Si, è tutto importante, i colpi di fortuna possono capitare ed è meglio approfittarne, si può azzeccare il rischio giusto e fare le scelte a lungo termine corrette, ma perché assumersi un rischio alto quando si possono affrontare le situazioni con un rischio bassissimo e più che accettabile?

Da queste filosofie, nascono dal 2010 circa, numerosi incontri e conferenze sulla Lean, l’Agile, il Design Thinking. Inizialmente si, tutto rivolto al “software”. Salvo accorgersi, pochissimi anni fa, che tutto è applicabile alla creazione di qualsiasi cosa. È nato un nuovo contesto filosofico, quello dell’agilità e dell’apertura mentale, quello della comunicazione utile e del coinvolgimento collettivo. Quello della leadership a sfavore del “padrone”. Ed oggi, fortunatamente, in moltissime realtà non esiste più il Boss, il capo, ma una figura a cui tendere che attraverso l’esempio e l’atteggiamento dimostra di essere autorevole, anziché autoritario.

Così tutto cambia: le pianificazioni sul futuro diventano strategia e atteggiamenti di comportamento, la plasmabilità delle decisioni diventa il caposaldo di aziende di successo. Le rotte intraprese per andare al prossimo porto sono stabilite, ma possono cambiare. Non c’è più da spostare il mammut, il pachiderma, è sufficiente adattare ciò che si sta facendo alle nuove modalità. È un nuovo rinascimento. Che fa nascere nuove domande.

Come fanno le migliori aziende ad attrarre i più promettenti talenti? Come riescono alcuni imprenditori ad attorniarsi dei manager più produttivi? E perché le nuove generazioni aspirano a modelli lavorativi diversi?

Queste alcune domande cui verrà data risposta da chi si occupa di Agile HR, Organization e Branding, strumenti potentissimi per produrre risultati solitamente inaspettati.

Ancora, leadership, produttività, gestione delle risorse, delle persone e degli strumenti, far emergere la creatività e creare teamworking, trasformare “un lavoro” nel “mio lavoro”, innovare senza dover investire capitali in processi di change management e sorprendersi del miglioramento prodotto nel breve e medio termine. E nel lungo? Ecco, il bello è che il lungo termine diventa la vision che ci guida, la nostra bussola e la nostra stella polare. Ma in contesti così frequentemente mutevoli, darsi la libertà di fare scelte migliori in corso d’opera, quando informazione migliore diventa disponibile, è un grandissimo vantaggio competitivo (quando fatto in modo consapevole, intelligente e in un’organizzazione pronta per farlo). Miglioramento continuo. Flessibilità, adattabilità, feedback. Questi alcuni dei concetti chiave e dei princìpi presentati alla conferenza, il 15 Settembre 2018 nelle aule di Ca’ Foscari, al dipartimento di management di San Giobbe.

Più di 30 speaker, sia italiani ed alcuni (6 finora) internazionali, nomi di spicco del panorama Nord-Europeo e Americano, cui spesso si tende a guardare quando si parla di innovazione, management e nuove metodologie.

Tra i destinatari, il focus di quest’anno va a CEO, executive, manager, leader, anche se le persone più operative e potenzialmente meno decisionali sono sempre benvenute; in realtà si apprenderà come da qualunque area aziendale arrivino feedback importanti all’ottenimento di ottimi risultati. Aziende profit, no-profit, P.A., associazioni sportive e non, chiunque riunito con altre persone abbia un progetto da portare avanti, da far crescere, evolvere e fiorire sempre più rigogliosamente.

“Agile Business Day” (Campus San Giobbe di Ca’ Foscari, 15 settembre 2018, dalle 9:30 alle 17:30 circa) è stato ideato da un gruppo di appassionati professionisti (Michele Budri, Fabio Delaiti, Andrea Provaglio, Giovanni Vaia) in collaborazione con i partner organizzativi Digital Enterprise Lab capitanato dal Prof. Giovanni Vaia, Università Ca’ Foscari – Dipartimento di Management. Il risultato sarà un’opportunità per scambiare idee e condividere le pratiche più efficaci non solo tra esperti e professionisti del settore, ma anche e soprattutto con chi si affaccia per la prima volta a questi temi.

Il Team organizzativo, composto da una decina di persone, da emergenti talenti a professionisti del settore, quest’anno ha anche proposto un tour di workshop itinerante tra le Aziende ospitanti, chiamato ABDonTour, che ha riscosso un importante successo facendo sold-out ad ognuna delle 8 tappe: workshop dedicati ai diversi temi svolti con tantissima pratica per apprendere divertendosi un nuovo modo di creare valore.

Nel sito agilebusinessday.com sono presenti tutte le informazioni sull’evento, compresi modalità di iscrizione, come raggiungere la sede, aggiornamenti dell’ultima ora e molto altro. Per ulteriori informazioni, scrivere a info@agilebusinessday.com

Una novità dell’anno 2018 riguarda le modalità per ottenere il biglietto: non più gratuito o quasi come in passato, ma la necessità di portare speaker di spessore e innalzare ancor più il livello globale della conferenza, ha portato a definire 4 fasce di contributo, che aumenta man mano ci si avvicina al 15 Settembre: per fare conferenze di qualità, serve anche investire certe somme, che il team sta già erogando in anticipo credendo profondamente in ciò che fa. D’altra parte il valore ricevuto, come avete potuto intuire, è enorme e di sicuro interesse.

E già più di 200 iscritti all’ “Agile Business Day 2018”, per la conferenza che racconta, in un giorno, più di 300 anni uomo di esperienza complessiva.

Chi prima arriva, meglio alloggia, diceva un vecchio adagio…

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