Il MUSTer di un “HR per caso”
Lo tenevo d’occhio da 3 anni, il MUSTer.
Cercavo un percorso di formazione che mi permettesse di svecchiare un pò le mie competenze, aggiornarmi sulle nuove tendenze, capire da vicino come le aziende stessero affrontando i temi dell’innovazione, della CSR, del passaggio generazionale, ma non avevo nè il tempo nè la possibilità di approcciare un classico Master in aula.
Del MUSTer mi aveva colpito la formula insolita e decisamente fuori dagli schemi, la possibilità di viaggiare per entrare nelle aziende e ascoltare le loro esperienze dirette, ma ciò che più di tutto aveva catturato la mia attenzione era l’esistenza di MUSTeristi seriali, ripetenti, più e più volte. Una specie di grande interesse, senza dubbio.
Ho capito che il MUSTer poteva essere una scelta di qualità, un percorso efficace, che avrebbe potuto fare davvero la differenza per me, in un momento di “vuoto cosmico” nella mia motivazione professionale.
La mia azienda era refrattaria a iniziative di formazione esterna, in particolare per un percorso così trasversale e poco attinente (secondo loro) al mio ruolo di “HR per caso”, per cui decisi di reagire con ancora più forza, pagandomi il MUSTer di tasca mia, rinviando a tempi futuri un bel viaggio e lavoretti di manutenzione a casa.
Ho affrontato questo percorso con molta curiosità, anche nei confronti degli altri Musteristi, di provenienza geografica e professionale così diversa, ma con uguale desiderio di allargare i propri orizzonti, lasciar entrare aria nuova, mettere a fattore comune curiosità, esperienze e conoscenze, e con lo spirito giusto per condividere anche bei momenti di convivialità, altro elemento caratterizzante di questo MUSTer.
Sono partita per questo viaggio carica di aspettative, e lungo il percorso ho stretto belle amicizie, nuove relazioni, grazie alle quali ho addirittura trovato un nuovo lavoro. Chi se lo immaginava…
Il MUSTer permette di recepire molto bene contenuti all’apparenza ostici, perchè raccontati in prima persona dai manager e dalle persone che in azienda si sono messi in gioco per affrontare questi temi, sostenuti da interventi di autorevoli protagonisti del mondo manageriale e consulenziale.
Penso ad esempio all’appassionata testimonianza in Microsoft nei meandri del quantum computing, che ci ha affascinato come se ascoltassimo una favola. O all’energico viaggio in Philips a capire come applicare le tecniche Lean nelle attività d’ufficio. E ancora, David Bevilacqua in Engie, artefice di un drastico cambio di paradigma per il proprio work/life balance, il brillante MD di Engie, Olivier Jacquier ci ha tenuti incollati alle sedie parlandoci della sua visione manageriale e del suo stile di leadership.
Notevole l’intervento di Alessandro Cravera in Selle Royal sul tema della leadership nelle organizzazioni complesse, di Petra Schrott in Caffarel a proposito dei Love Brand, di Erika D’Amico e Daniela Chiru nella giornata conclusiva del MUSTer, dove ci siamo messi alla prova con Lego SeriousPlay e l’identità di brand.
Personalmente, ho apprezzato molto la presenza di aziende famigliari di piccole/medie dimensioni, nelle quali sono stati affrontati temi caldi come il passaggio generazionale (Sebaste), la trasformazione delle vendite in ottica Lean (Cartotecnica Postumia), e le piccole realtà come Gaia che fanno del Creative Problem Solving il loro pane quotidiano.
Credo che ognuno di noi si sia portato a casa qualcosa di grande da questa esperienza, sicuramente ci siamo messi in discussione come persone, abbiamo scoperto modi diversi di porci le domande, ci siamo confrontati su temi di particolare interesse, ognuno con il proprio contributo, e naturalmente ci siamo divertiti un sacco.
Ogni anno le aziende cambiano, i partecipanti cambiano, e questo innesca la voglia di trasformarsi in Musteristi seriali.
Io ci sto lavorando…