A tavola… pensante: le aziende toscane sono chiuse al cambiamento e comunicano poco?
Sono appena rientrata dalla 3a e ultima serata dedicata alle aziende toscane presso l’Accademia dei Palati di Firenze.
Come sempre è difficile riportare per iscritto – nonostante abbia preso appunti nel bellissimo Floreskine marcato FdR – le parole, i concetti e le idee emerse in quella che trovo essere una delle migliori formule escogitate dal nostro sempre attivo Osvaldo (che confermo non ha toccato cibo anche stasera, che sia davvero a dieta?).
Una dozzina di persone attorno a un tavolo, con profili e storie lavorative diverse, ma accomunate dall’aver lavorato con/in aziende toscane; con l’obiettivo di parlare di limiti e opportunità per l’imprenditoria toscana.
Partendo dalle due serate precedenti, e dalla definizione di isola (o di arcipelago), abbiamo parlato di varie cose:
– il rifiuto del cambiamento,
– il problema del ricambio generazionale,
– la necessità di investire nell’innovazione (anche a lungo termine),
– l’incapacità di fare networking fra più aziende, (di creare gruppi di lavoro e cercare un confronto che faccia arricchire tutti)
– la carenza di comunicazione (fra fornitori, fra aziende, dentro e fuori l’azienda, sul web…).
Da molti dei presenti è emersa l’idea che la dimensione medio piccola dell’azienda toscana e il suo essere guidata da un imprenditore “padrone” con una visione ormai cristallizzata della gestione e della produzione (“si è sempre fatto così”) siano una zavorra per il cambiamento.
A questo si affianca una difficoltà di inserimento di certe figure manageriali all’interno delle aziende, in un contesto nel quale la selezione del personale spesso avviene tramite passaparola o legame familiare.
Qualcuno ha ipotizzato che forse manchi anche una scuola di management in Toscana.
E allora? Siamo tutti destinati a emigrare mentre metà Lombardia aspira a trasferirsi in Toscana perchè qui “si vive meglio”?
In realtà l’eccellenza c’è, le competenze pure. Resta da capire come far emergere meglio tutto questo.
Spero di aver riportato correttamente alcuni degli spunti (aspetto integrazioni!), per me è stata una serata di confronto molto interessante. Invito tutti i presenti e gli assenti a partecipare al dibattito anche qui sul sito.
Complimenti per la scelta della location.
Vi ricordo i prossimi 2 appuntamenti FdR:
Il 17 giugno presso la Banca Popolare ER, le aziende mostreranno alcuni esempi di Comunicazione web 2.0
Il 22 giugno a Firenze, presso la Giunti si parlerà di Temporary Management.
E poi… arriveranno le due feste estive!
Ciao a tutti,
io ho partecipato all’incontro del 1 Giugno, e pur essendo “un’intruso”, infatti dovevo partecipare alla serata del 3, ho trovato la discussione molto interessante e con molti spunti per un approfondimento ulteriore.
Sono assolutamente daccordo con la sintesi che fai tu, Elena, e proporrei, con la ripartenza, dopo le ferie, ulteriori tavoli di discussione con l’obiettivo di arrivare a formulare delle soluzioni. Sarebbe veramente interessante, presentare agli imprenditori toscani un progetto concreto!
A mio parere i punti più critici sono i primi due:
– il rifiuto del cambiamento,
– il problema del ricambio generazionale
Entrambi i punti, sono facce di una stessa medaglia, si tratta di paura, di pigrizia, di comodità e per questo è necessario stimolare gli imprenditori toscani con degli obiettivi interessanti e condivisi.
Il cambiamento è una delle situazioni più critiche da affrontare soprattutto quando, in questo contesto, non c’è un ricambio generazionale, quando ci si trova a scontrarsi con frasi tipo: “tanto ho sempre fatto così”.
A tutto questo aggiungiamo il problema di questa maledetta “crisi” mondiale, ora forse un po’ più europea che blocca un po’ tutto e tutti, e crea un clima di ansia e timore.
Peccato che in tutto il mondo ormai abbiamo dato alla parola “crisi” un significato esclusivamente negativo, quando invece:
in greco antico, così come in cinese mandarino, “crisi” ha un significato doppio. Indica sofferenza, disorientamento; ma anche opportunità, potenzialità evolutiva.
E abbiamo tutti il dovere di puntare l’accento proprio su questo secondo significato, su questa seconda possibilità!
E FdR, in tutto questo, potrebbe rivestire l’interessante ruolo di coaching (passatemi il termine) e di facilitatore del cambiamento.
Interessantissima tavola ed un plauso al moderatore non solo per la scelta del posto ma soprattutto per la capacità di averci fatto confrontare (l’ottimo vino sicuramente ha aiutato), e come ho già chiesto a Osvaldo, non sarebbe male chiudere con un dolce ed un passito.
Come ho espresso durante l’incontro non credo che la Toscana sia un’isola ne che gli imprenditori non siano capaci di comunicare. Siamo di fronte ad una regione che più di altre è fatta da piccoli-piccolissimi imprenditori (padroni) con cui un po tutti i soggetti economici (società di selezione, media agency, le stesse associazioni di categoria) non riescono a parlare la loro lingua, che è la preoccupazione per il futuro in un mercato dalle tante variabili, di un cambio generazionale che non sanno come gestire, dell’uso di tecnologie per la gestione dell’azienda e la comunicazione verso l’esterno (WEB, CRM, etc).
L’intervento di Bellucci- Trigano, è stato molto interessante, ma credo che la prossima volta dobbiamo portare al tavolo le aziende , per esempio, dell’indotto di Trigano, le piccole realtà di 15-20 persone; solo stimolando e capendo queste aziende possiamo capire cosa, ma soprattutto, come proporre quel nostro bagaglio di capacità ed esperienze.
Ciao a tutti,
Prima di tutto ringrazio Osvaldo per questa bellissima opportunità di condivisione e a tutti coloro che hanno organizzato l’evento.
Io personalmente condivido tutti i punti che abbiamo discusso durante la tavola pensante e soprattutto condivido le osservazioni e i suggerimenti che ha scritto Salvatore.
Relativamente alla frase di Salvatore “Entrambi i punti, sono facce di una stessa medaglia, si tratta di paura, di pigrizia, di comodità e per questo è necessario stimolare gli imprenditori toscani con degli obiettivi interessanti e condivisi” io e Meta Partner abbiamo organizzato una tavola rotonda gratuita il 25/06/2010 di pomeriggio dal tema “Miglioramento Continuo & Competitività di Impresa” al fine di stimolare e coinvolgere in obiettivi comuni gli imprenditori Toscani, credetemi risulta decisamente ardua trovare imprenditori dell’”isola Toscana” disposti a venire ad ascoltare o ancor più a esprimere la loro opinione, mentre ho avuto maggiori apprezzamenti e adesioni da parte di società al di fuori della Toscana. Per chi desidera avere maggiori informazioni sull’evento è possibile leggerle al link http://meta-partner.eventbrite.com/ e se desiderate la porta è aperta mi raccomando l’iscrizione.
Devo dire che nonostante sia un “forestiero” data la mia permanenza in terra toscanda da breve periodo, l’incontro si è rivelato estremamente interessante (e non solo per l’ottimo cibo!).
E’ stata l’occasione per sentire punti di vista da professionisti operanti in settori molto diversi l’uno dall’altro, oltre che ovviamente la possiblità di fare networking.
Per me è stata una possibilità di conoscere meglio una realtà imprenditoriale che non conosco ancora molto bene anche se, come detto nel mio intervento, molti degli spunti emersi non si differenziano molto dalla realtà veneta.
Al prossimo evento dunque, un complimento sincero a tutti gli organizzatori.
Alberto
Grazie a Osvaldo anche da parte mia, condivido l’idea che le modalità dell’incontro abbiano favorito uno scambio di opinioni molto aperto e sincero, spero ci siano altre occasioni di questo tipo in futuro.
Riguardo al tema della discussione sono grato a chi ha introdotto il concetto di Toscana come “isola” e forse ancor di più come “arcipelago” di imprese autoreferenti, che mi regala un’immagine facile da ricordare e da tener sempre presente per fare qualcosa di diverso, di nuovo.
Gli spunti sono stati tutti interessanti, ritengo opportuno come ha anticipato Osvaldo far presente ad istituzioni ed associazioni quale è la nostra sensazione, FdR può essere davvero il motore che smuove realtà un po’ troppo ingessate (Associazioni di imprese, Federmanager ecc.) e che crea le basi per gettare qualche ponte stabile fra le ns. aziende.
Peccato non aver potuto presenziare ma la settimana scorsa ero in ferie (ho dato in outsourcing il bimbo ai nonni 😉
Pier Luigi, tieni conto che la data di venerdì 25 giugno a Firenze non è ottimale: si tratta del giorno dopo il Santo Patrono e molte aziende (tra cui la mia e quella di mio marito che equivalgono a 4.500 dipendenti locali) fanno ponte…
Anche io , come Laura, mi trovavo in ferie e non ho potuto partecipare agli incontri sulla Toscana, una terra di città-stato e di “aziende-stato” in cui davvero si comunica poco e nella quale storicamente si affrontano le crisi e perciò anche il cambiamento , come è stato autorevolmente fatto notare, chiudendosi a riccio.
Pare una contraddizione – in effetti lo è – ma è proprio ciò che accade al “toscano medio” quando è stressato da un evento inaspettato, tanto più se si tratta di un cambiamento epocale come quello a cui stiamo assistendo.
C’è probabilmente anche vergogna nel fare outing, a comunicare all’esterno la difficoltà dell’impresa: una forma eccessiva di pudore che rischia di comprimere il potenziale che gli individui sono in grado di esprimere attraverso il gruppo e che impedisce loro di trovare sinergie positive.
Conosco molto bene una realtà territoriale come quella di Prato che certamente più di ogni altra provincia, in questo momento, subisce la crisi e rappresenta il prototipo dell’imprenditore confuso e disorientato.
Purtroppo oggi sono pochi i personaggi talmente autorevoli da riuscire a esprimere una leadership riconosciuta.
Una volta qualcuno riusciva a tracciare la strada e gli altri lo seguivano, oggi il valore dell’ appartenenza, del gruppo, della comunità e anche il senso civico sono fattori in declino e il relativismo (non mi riferisco in particolare a questioni di religione) “la fanno da padrone”.
Riusciranno i Toscani a cambiare? Voglio credere di si ma probabilmente questo avverrà se si troveranno schemi maggiormente applicabili alla forma mentis indigena, più vicini all’individualismo e più improntati (almeno all’apparenza) al fattore personale più che a quello della collettività, per poi riportare il tutto a forme più moderne e performanti.
Insomma, quello che in PNL è ricalco e guida.
E così come Salvatore e Andrea hanno detto: FdR potrebbe giocare il ruolo di protagonista in questo processo di cambiamento.