Non ho soldi.. ma ho relazioni
Indice: in tre sezioni separate del blog vengono pubblicati
• L’Editoriale
• Le discussioni in LinkedIn e in FdR
• Le interviste
Le relazioni sono un capitale?
Le relazioni sociali in genere, e quelle finalizzate a produrre risultati nel business, e nel mondo del lavoro, sono un capitale vero e proprio ?
Gli studi fatti, in vari paesi, dicono di si.
Si tratta di un vero e proprio capitale: può essere accumulato, accresciuto per “allargamento delle partnership” (ad esempio tramite il matrimonio o forme similari di unione), si può ereditare, si può svalorizzare e naturalmente può essere investito e si può studiare come aumentarne il rendimento.
E se non vi basta, la sociologia studia ampiamente come la disponibilità e la capacità di aumentare/ valorizzare il capitale relazionale istituisca e riproduca moltissime diseguaglianze (di status, di reddito, di opportunità,….).
Per certo sappiamo che funzionano, per produrre denaro e opportunità, per la parte “già abbiente” della società. Non a caso per l’Italia sempre più si parla di gruppi sociali chiusi (i figli che fanno i lavori dei padri) o addirittura d’interi settori dell’economia che sono in buona parte gestiti come corporazioni (chi c’e’ c’e’…).
Funziona anche per chi parte “dal basso”, e come. Può supplire almeno in parte proprio a ciò che inizialmente è la risorsa più scarsa,il danaro? Può aiutare chi si evidenzia per le proprie capacità e per la sana volontà di eccellere, se non a salire la scala sociale, almeno a permanere al posto che il suo merito dovrebbe assicurare?
Il tema era stato discusso in alcuni gruppi di LI qualche mese fa. Più di recente, Franco Faoro ha lanciato in FdR una discussione (“Il potere delle relazioni”) che ha avuto molto successo ed indagava se: “hanno più importanza le relazioni o le competenze”. Ci sono state occasioni di confrontarsi sul tema anche in alcuni team del Direttivo di FdR. Nel frattempo la cronaca ci ha messo del suo per illuminarci su taluni utilizzi delle relazioni che “non avremmo mai sospettato”: visto che noi, in FdR, ci occupiamo solo delle buone relazioni.
Tutto questo ci ha suggerito di farne anche l’argomento del mese di Marzo.
Come al solito, questo editoriale lascia la parola a quanto è emerso dalle discussioni nei gruppi (molto brevemente sintetizzate) e ad alcune interviste.
Prima di chiudere, però, devo ammettere che la mia impressione complessiva, almeno per ora è meno ottimistica di quel che pensavo inizialmente.
Prendetelo piuttosto come uno stimolo alla riflessione all’azione ma, secondo me, le “reti di buone relazioni” sono molto più efficaci in termini di scambi professionali e come meccanismi per far emergere le qualità delle persone (quali che siano, più o meno positive). Sono efficaci nel far emergere le leadership di competenza.
Invece, per ora, incontrano ancora molta difficoltà a rendere in termini di opportunità più concrete, di lavoro o di business. Le reti basate sullo scambio trasparente di valore (bisogno vs capacità), da quest’ultimo punto di vista, fanno ancora molta fatica ad affermarsi: se confrontate con quelle di scambio di favori, nell’ombra rispetto a qualsiasi pubblico controllo.
Capire cosa rallenta l’efficacia, in termini di capitale, delle reti di buone-relazioni, riuscire a migliorarne la resa, farà una non piccola differenza. Per tutti.
un vecchio film (di pozzetto, o prendo una cantonata?) recitava:”il denaro non fa la felicità….e figurati la miseria!”
le relazioni da sole non risolvono, ma aiutano, secondo me, indipendentemente dal gradinosociale dal quale vengono poste in essere, poi l’ottimismo ed il pensare positivo fanno il resto…. (o no?)
francesco bertellini
@Francesco
…è quello che cerchiamo di capire: ma sulla base di fatti, storie e casi (:-)