Come si pronuncia MUSTer?
Sono un musterista. Mi sono diplomato in un caldo pomeriggio dello scorso Giugno.
Esattamente un anno fa di questi tempi cercavo di capire cosa fosse il MUSTer, o perlomeno come si dovesse pronunciare correttamente. Ero quasi certo che si dicesse master, con la A, perché si rivolgeva alle stesse persone che stavano cercando un corso post universitario, tipo un MBA per intenderci. Eppure alcuni indizi mi facevano dubitare che fosse proprio come quegli altri. Il primo era il pay-off “persone non lavagne“, che come un tarlo mi rosicchiava la testa.
Vuoi vedere che non ci saranno cattedre e lezioni frontali? Nessun docente che snocciola soluzioni pronte all’uso leggendo infiniti Powerpoint? No, grazie. Preferisco il dialogo e imparare con gli occhi dalle persone che fanno.
Il secondo indizio che metteva in crisi la somiglianza era l’essere itinerante: non sarei andato io presso la sede del master, bensì il MUSTer sarebbe entrato in azienda, per parlare con chi ci lavora, per un confronto aperto su come la managerialitá si concretizza in progetti che cambiano la quotidianità. Per parlare di quanto sia difficile portarli avanti e del perché alcuni non vanno a buon fine. E soprattutto, di quanto lavoro ancora ci sia da fare e di come sia necessario che tutti si sentano coinvolti. Ma ciò che ha sentenziato la fine del parallelismo con gli altri master è stato l’essere low cost. Questo era troppo, almeno doveva costare un’esagerazione, altrimenti non sarebbe stato esclusivo e non mi avrebbe dato accesso al club di quelli pronti per il grande salto. Perchè si sa che prima o poi l’occasione arriva.
Cioè si spera che arrivi, con tutti quei soldi.
Oggi, 14 tappe di MUSTer dopo, ho capito che la differenza con gli altri master non sta tanto nella pronuncia (alcuni dubbi rimangono) bensì nella consapevolezza che ti resta dentro.
Ho imparato che tanti stili diversi di leadership possono condurre alla meta, ma chi è pronto a mettersi a servizio degli altri ogni giorno avrà maggiori probabilità di successo. Ho toccato con mano l’importanza di creare relazioni positive con le altre persone, perché da loro potrà arrivare un aiuto per fare un altro passo avanti verso l’obiettivo.
O magari trovare il modo essere utile agli altri, con ancora più gratificazione. Per me il MUSTer è stato una presa di coscienza sul cosa sta succedendo intorno a me e su come vorrei dare il mio contributo in tale contesto, ogni giorno.
Per questo ho sistemato la cornice con il diploma del MUSTer ben visibile sulla libreria vicino alla porta d’ingresso, affinché ogni mattina, uscendo per andare al lavoro, mi ricordi che fare qualcosa di diverso è possibile, anzi necessario.
E finché ci riuscirò potrò dirmi un musterista, fiero di esserlo.