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Confronti al Reloaded

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Non riesco più a contare il numero di robe nuove, assolutamente rilevanti ed entusiasmanti che ho imparato in dieci anni di FiordiRisorse – Una Nuova Cultura del Lavoro.

La più recente, ancora calda (ieri), è una delle più belle, perché non nasce da un libro, da un presunto guru, da un mucchietto di slide, da una lezione, ma dalla magia dell’incontro di persone “giuste”. Non persone qualunque, anche se ammetto che non è facile capire quali siano le caratteristiche che le rendano “giuste”: infatti ho deciso che non si tratta di comprensione: è qualcosa che si sente. Standoci insieme.

Per godere di e con queste persone 15-16 ore, me ne sono fatte quasi altrettante di viaggio: nella mia scala di riferimento, un’esperienza ai massimi livelli di positività.

Si è trattato di una specie (ma molto lontana) di team bulding: niente a che fare con ponti tibetani o smarrimenti piò o meno didattici nei boschi, né merende/cene aziendali in cui si pensa più allo stomaco che alla testa o al cuore: infatti l’abbiamo chiamata reloaded e ci serve proprio per ricaricarci come gruppo e come singoli. Per dirci come ci vediamo e cosa vorremmo fare nel prossimo futuro.

La carica che ho fatto durerà per un bel po’.

Perché? Perché ad ogni incontro conosci sempre un po’ meglio e un po’ più a fondo le persone; le ri-conosci e sei riconosciuto. Oppure noti le evoluzioni. Questo crea un legame solido, profondo, autentico, intimo, ma anche dinamico che consente di sostenere contemporaneamente discussioni con molteplici punti di vista (solo questo, un valore enorme) in cui il disaccordo c’è ed è sempre civile, educato, rispettoso, in cui non c’è nessun problema a dire “ah, è vero, forse hai ragione, a questo non avevo pensato…” oppure “ah ok forse ho detto una sciocchezza”: un piccolo miracolo in un mondo divisivo, dicotomico e polarizzato. 

Per dirla con Jim Collins, siamo persone spontaneamente autodisciplinate che che mettono in atto azioni disciplinate (che non significata omologate, occhio…), che portano a discussioni di successo.

Non è facile vedere una cosa del genere in ambienti omogenei, istituzionali o aziendali: dove spesso di assiste ad una gara per aver ragione o – al contrario – ad uno scambio di salamelecchi.

Noi pratichiamo l’autenticità.

Ecco, credo che i liberi professionisti debbano assolutamente contaminarsi in modo nuovo: parlare e riparlare con persone che fanno dei lavori che non conoscono e che nememno capiscono (almeno all’inizio…).

Pura e salutare ginnastica relazionale, senza cravatte reali o mentali (c’è scappato pure l’infradito con grande gaudio collettivo) preferibilmente all’aria aperta e con un mucchio di risate, in un posto che ispiri per i valori o la storia che trasmette. Stavolta era il Sermig di Torino ed è stata una scoperta nella scoperta: arsenali di guerra, divenuti di pace.

Non vedo l’ora di rivederci. E vorrei che tutti potessero fare un’esperienza simile. Uguale credo sia davvero difficile.

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