Eventi

Consulenti per caso o temporary manager per scelta?

12 commenti2892 visite

(grazie Osvaldo, splendido evento, location imperiale, serata VIP, tanti amici, sorrisi, cordialità, ottimi contatti, grazie!)

Espletati i convenevoli, vorrei iniziare questo post trasformando il tema dell’evento di ieri sera in una domanda.

Nel percepito comune il CONSULENTE è un professionista esterno all’azienda, a partita IVA, esperto in una attività di cui l’azienda non possiede le necessarie e specifiche competenze, che mette a disposizione dell’azienda stessa parte del suo tempo a fronte di un compenso per prestazione d’opera, sintetizziamola così.

Il TEMPORARY invece è un manager vero e proprio, con una mission predeterminata, retribuito dietro presentazione di fattura da parte della società di TM che lo rappresenta e dalla quale percepisce la sua quota prestabilita; egli lavora in azienda 5/6 gg su sette, praticamente con un contratto a tempo determinato ma a tariffa negoziata fuori dai parametri di mercato, proprio grazie alla scadenza contrattualizzata della sua collaborazione. Risponde, senza altra subordinarietà, al board o all’AD in funzione delle opportune deleghe/procure chieste ed ottenute; alla fine del “progetto” stringe una serie di mani e si rimette a disposizione della società di TM che, se è una di quelle serie, probabilmente gli avrà già trovato una nuova proposta di progetto.

Quindi, ricapitolando: il consulente può (deve) servire contemporaneamente più clienti, mentre il TM difficilmente riesce a portare avanti più di un progetto per volta proprio a causa della sua integrazione nell’organigramma aziendale.

Ecco quindi che la prima testimonial della serata rappresenta perfettamente il TM, se non fosse per il fatto che il suo progetto, attivo da tre anni, sembra quasi non avere scadenza.

Credo quindi di aver capito che il TM viene retribuito tramite la società di TM, la quale presenta fattura all’azienda cliente e retribuisce il manager secondo una quota/tariffa predeterminata.

Che è esattamente quello che fanno Bain, KPMG, PwC e compagnia consulente: ma loro hanno consulenti, non TM.

Quindi possiamo definire il TM un manager in affitto a tempo determinato per le PMI che non si possono permettere un dirigente?

E il dirigente è quindi una figura professionale ibrida, a metà strada tra il consulente (solo contro il mercato) ed il temporary (paracadutato dalla sua società di TM ma con mandato a scadenza)?

Secondo me, come al solito, prevale la saggezza fiorentina di un mio vecchio datore di lavoro, il quale candidamente ammette:” mah, io uso i temporary manager da 20 anni, solo non sapevo che si chiamassero così…”

Marco Crisci, sales manager (o temporary manager?) in Conte of Florence dal 1991 al 1994

12 Commenti

  1. Alla fine della serata mi sono rimaste in testa queste domande e mi continua a rodere un dubbio:
    – che differenza c’è tra “Temporary Manager” e consulente?
    – stiamo cercando di rivestire con il solito termine anglosassone la parola italiana “consulente” (anche se direzionale)?

    Anche perché in assenza di norme che regolamentino la figura di Temporary Manager il confine con il vecchio “consulente” mi sembra assai esile.

    Capisco che la parola “Manager” (anche se temporary) ha il suo impatto psicologico, ma un “Temporary Manager” senza delega che cosa lo differenzia da un consulente che lavora su un progetto?
    Un “Temporary Manager” che ha un contratto di 3 anni e gli viene rinnovato di altri 2, cosa lo distingue da un consulente (o semplicemente lavoratore parasubornitato) con contratto a tempo determinato?

    Mi sembra di poter dire che per potersi “fregiare” del titolo di “Temporary Manager” devono sussistere le seguenti requisiti:

    1. legato a degli obiettivi precisi (legati alle competenze)

    2. con orizzonte temporale tale da poter conseguire gli obiettivi assegnati

    3. con reali deleghe che gli permettano di operare al fine di raggiungere gli obiettivi.

    Mi verrebbe da dire “tutto il resto è consulenza”, ma purtroppo a questo punto mi sorge il dubbio (quello che mi “rode” appunto) che ci sia da parte di alcune aziende la volontà di poter usufruire di questo sistema per avere “competenze” senza investire nel futuro con un’assunzione e magari giocando al ribasso sui costi che si è disposti a pagare(quanti quadri e dirigenti ci sono a spasso di questi tempi?).

    Il rischio in sostanza che mi sembra profilarsi in assenza di regole chiare è che alla fine si crei molta confusione in cui di fronte ad una offerta fortemente sbilanciata rispetto alla domanda si attui una distorsione del mercato del lavoro dei profili medio-alti a scapito di tutti, anche della qualità del servizio offerto.

    Per finire i complimenti a GIUNTI per la magnifica sede ed il meticoloso lavoro di recupero effettuato al palazzo.

  2. Marco,
    su molti punti hai sicuramente ragione. Però vale la pena di sottolineare ulteriormente la vera nota saliente evidenziata una volta per tutte da Maurizio Quarta: il TM entra con deleghe! È questo l’aspetto (che rende difficile l’utilizzo di veri TM in Toscana) che davvero lo differenzia rispetto ad un consulente che magari opera anche “a tempo pieno”.
    Il TM pensa alle soluzioni ma deve gestire direttamente le leve per metterle in atto; l’obiettivo del consulente normalmente si ferma all’individuazione delle “ricette” (il cosiddetto “delivery”) che poi devono essere implementate dall’azienda.

    L’altro aspetto veramente cruciale tra quelli che tu citi è che il TM entra in azienda con un obiettivo specifico. Un TM che resta anni ed anni in azienda, perseguendo di volta in volta una mission diversa rischia di essere più che altro un Manager con contratto atipico.

    A questo punto solo un approccio serio al Temporary Management (e Maurizio Quarta ne ha declinato con chiarezza le caratteristiche) può far comprendere davvero la forza dello strumento. Altrimenti forniamo la scusa a quegli imprenditori che “cacciano via” un Dirigente all’anno, che magari possono cominciare a riempirsi la bocca dicendo di utilizzare i TM…

    Ciao a tutti!
    Fabio

  3. Difficile aggiungere molto a quello che è stato detto da Marco, Alessandro e Fabio.
    Vero tutto ma qui il punto è proprio il vuoto legislativo che, in qualche modo, determina o giustifica la ignoranza (vera e/o interessata) degli imprenditori.

  4. Sarò molto più breve e mi accodo al pensiero di Alessandro; perdonatemi se non sarò lo stesso così diplomatico.
    La location era meravigliosa e meritava una maggiore attenzione che, visto il numero dei partecipanti, non poteva tecnicamente esserci.
    Forse un pò troppa gente ( e un pò troppo lungo), non ha portato ad essere tutti partecipi al 100% ad un argomento interessante ed strettamente tecnico.
    Osvaldo ha la dote di sentire l’umore delle persone…..è vero questa è una serata che va ragionata, sedimentata!
    Infatti più passano i minuti e più la cosa mi suona del tipo….”Temporary Manager ecco come faccio diventare precari anche i Quadri e i Dirigenti!!!”…Poi ci sarà la fase II cioè deprimere le loro retribuzioni….o forse già ci siamo.
    Personalmente penso che sia uno strumento utile e necessario non in questa fase di surplus della domanda perchè, complici gli interventi regionali, sappiamo bene a cosa possa servire.
    Fabio, non me ne volere, ma tra la teoria e la pratica, purtroppo, qui in Italia, c’è un oceano; lo dico dopo 5 anni di consulenza in circa 100 aziende con fatturarti (pro-capite) da 20 a 80MLN di euro!

    Io la bomba l’ho lanciata….
    Pietro
    p.s.: ….non me ne vogliate ma l’argomento e la serata si prestavano a un post non celebrativo…..Osvaldo mi inviterai ancora alle prossime riunioni?….;)

  5. Ringrazio innanzitutto Osvaldo e gli amici di FdR per l’interessante convegno e la splendida serata conviviale che hanno saputo organizzare. Ma questo non fa neanche più notizia perché l’eccellenza organizzativa è, ormai, una costante (a differenza della quasi totalità degli altri business network) della superlativa FdR.
    Ogni convegno che si rispetti è interessante se riesce a far pensare i presenti, indipendentemente dal tipo di pensiero che lo stesso riesce a stimolare. Il convegno di ieri sera ha stimolato in me una serie di pensieri fortemente dubitativi (che del resto vedo condivisi da coloro che mi hanno preceduto con i loro interventi):
    – Quella del Temporary Manager potrebbe diventare una “scorciatoia” per dei contratti atipici con il solo guadagno delle imprese e delle così dette Società di Temporary Management.

    – È necessaria una regolamentazione precisa da parte del legislatore di questo specifico mercato del lavoro per evitare abusi facilmente comprensibili.

    – Sarei interessato a sapere quale differenza, i relatori di ieri, vedono tra il Temporary Manager ed il dirigente con contratto a tempo determinato

    – Mi farebbe piacere, personalmente, che i Temporary Manager fossero gestiti da associazioni no profit e non da società di capitale

    In sintesi ho avuto la sensazione di un “pasticciaccio” a cui noi italiani siamo, in tanti campi, avvezzi.

    Maurizio Poltronieri

  6. Ormai l’organizzazione, i temi trattati e la qualità dei ralatori non fa più notizia..AVANTI FDR!!!

    Maurizio condivido che in Italia siamo abituati ai pasticci ed è proprio per questo che i TM a volte hanno contratti da dirigente a tempo determinato, a volte fatturano da liberi professionisti ed altra volte con contratti di collaborazione.
    Urge una regolamentazione a tutela di entrambe le parti.

    Alessandro e Fabio hanno centrato a mio modo di vedere le differenze tra TM e consulente e tutto quello che non ha le caratteristiche del tempo detrminato, obiettivo assegnato e deleghe per eseguire mi sento di RIBADIRE CHE E’ CONSULENZA.

    A questo punto però mi sorge spontanea una domanda? MA SANNO GLI IMPRENDITORI CAPIRE QUESTA DIFFERENZA E QUINDI DECIDERE QUANDO E’ OPPORTUNO UN TEMPORARY MANAGER E QUANDO INVECE E’ NECESSARIO IL SUPPORTO DI UN TEMPORARY?…. libero spazio ai vostri commenti…

  7. Serata perfetta nel luogo e nell’rganizzazione!Condivido i commenti precedenti, in partcolare il rischio che diventi una scappatoia per contratti a termine……
    Vedo che le perplessità che avevo sono condivise da chi mi ha preceduto, 5 su 5 quindi il 100% anche se il campione non è significativo!
    Vorrei però chiarir(mi) prima su un punto: il TM è assunto direttamente dall’azienda con regolare contratto (se non nella durata) e può beneficiare da contributi della Regione, e non dalla società di TM (corretto?). detto/charito questo da un lato potrebbe essere un’attività interessante per chi è stimolato a lavorare su progetti piuttosto che stesso ruolo per anni indefiniti, ma è anche vero che le aziende solide e ben gestite per lo stesso ruolo possono affidare vari progetti durante i vari anni di permanenza, vedi me 12 anni in DHL ma svariate mansioni e progetti gestiti.
    Potrebbe comunque essere interessante, ma… Ma chi assicura la continuità per i prossimi 20 anni ad esempio? Mi direte che il mondo del lavoro sta cambiando che non possiamo pensare al posto fisso, e questo lo condivido perfettamente (altre esperienze prima di DHL). Ma, ancora, perchè allora non crearsi una propria impresa di consulenza almeno dopo 20 anni potremo dire di avere creato qualcosa, invece di restare alla mercè di altri. incertezza per incertezza della continuità, preferirei gestirmela da me. Sicuramente è più facile essere presentati da una organizzazione piuttosto che essere nessuno.
    Attenzione, non stò ancora esprimendo un giudizio negativo o positivo che sia, sto solo riflettendo su alcuni punti.

    Open discussion….

  8. Ormai le location, l’eccellente organizzazione, gli interessanti temi trattati e la qualità dei relatori non fanno più notizia.
    AVANTI COSI’ FDR!!!

    Maurizio concordo appieno che in Italia siamo abituati ai pasticci ed è proprio per questo che i TM hanno i contratti più svariati a seconda delle esigenze delle aziende e del manager stesso, dalla collaborazione occasionale alla fatturazione da libero professionista passando sicuramente per il contratto a tempo determinato (in realtà non esiste una differenzazione dal punto di vista contrattuale..).
    Urge una regolamentazione a tutela di entrambe le parti.

    Alessandro e Fabio a mio parere hanno centrato le caratteristiche del TM e quindi mi sento di ribadire che tutto ciò che non ha durata determinata, con obiettivi chiari dall’inizio e non ha deleghe E’ CONSULENZA.
    GOVERNANCE E MISSION SUPERCHIARE!! IL TM DEVE ATTUARE I PIANI!!

    Invece a me le domande che mi frullano in testa sono:
    – quando gli imprenditori capiranno la reale differenza tra Temporary Manager e Consulente? (vista anche la variegata e variopinta offerta del momento)
    – quando capiranno se hanno bisogno di un consulente o di un Temporary?

    Questo secondo me farà la vera differenza nello sviluppo di questa professionalità….Nel senso che tante volte per certe problematiche si ricorre alla consulenza o a temporary non professionisti che altro non sono che consulenti “riciclati” o persone che ci sono trovate per caso (non me ne voglia nessuno), con risultati deludenti!!

  9. Ormai le location, l’eccellente organizzazione, gli interessanti temi trattati e la qualità dei relatori non fanno più notizia.
    AVANTI COSI’ FDR!!!

    Maurizio concordo appieno che in Italia siamo abituati ai pasticci ed è proprio per questo che i TM hanno i contratti più svariati a seconda delle esigenze delle aziende e del manager stesso, dalla collaborazione occasionale alla fatturazione da libero professionista passando sicuramente per il contratto a tempo determinato (in realtà non esiste una differenzazione dal punto di vista contrattuale..).
    Urge una regolamentazione a tutela di entrambe le parti.

    Alessandro e Fabio a mio parere hanno centrato le caratteristiche del TM e quindi mi sento di ribadire che tutto ciò che non ha durata determinata, con obiettivi chiari dall’inizio e non ha deleghe E’ CONSULENZA.
    GOVERNANCE E MISSION SUPERCHIARE!!
    IL TM DEVE ATTUARE I PIANI!!

    Invece a me le domande che mi frullano in testa sono:
    – quando gli imprenditori capiranno la reale differenza tra Temporary Manager e Consulente? (vista anche la variegata e variopinta offerta del momento)
    – quando capiranno se hanno bisogno di un consulente o di un Temporary?

    Questo secondo me farà la vera differenza nello sviluppo di questa professionalità….Nel senso che tante volte per certe problematiche si ricorre alla consulenza o a temporary non professionisti che altro non sono che consulenti “riciclati” o improvvisati del momento (non me ne vogliano), con risultati deludenti!!

  10. Un Post Scriptum al mio intervento precedente.
    Nel corso dell’evento in Giunti, e anche successivamente nella discussione su Twitter, è emersa la possibilità di usufruire di fondi POR CREO per i Temporary Manager.
    Ora, io posso anche non aver capito bene il Bando, ritengo però che tale possibilità esista ma che non sia così semplice poterne usufruire.
    E pur sempre vero che è possibile organizzarsi – o arrangiarsi! – in vari modi ma le tipologie del fornitore stabilite dal Bando Regionale, non lasciano molti spazi alla fantasia.
    Si parla infatti, a proposito del fornitore del servizio qualificato, di esperienza triennale (per il temporary manager cinque anni) e qui ci sarebbe da capire se chi ha iniziato l’attività di Temporary negli ultimi mesi come è considerato, poi si specifica che chi offre il servizio deve essere: “Società e studi di consulenza, centri servizi, consorzi tra imprese, università”.
    Perciò la misura agevolativa esiste ma è tutto da dimostrare che questa sia “agevolmente” usufruibile, proprio in una situazione in cui i temporary manager sono nati soprattutto di recente.
    Un saluto a tutti.

  11. Il mio dubbio è sull’aspetto contrattuale e retributivo.

    Abbiamo assistito negli ultimi anni al fiorire di contratti atipici, in particolare contratti a progetto, a termine e interinali.
    E’ passato e si è radicato il concetto per cui il lavoratore interinale o a termine costi di meno di un tempo indeterminato. Un concetto assurdo dato che il fatto di avere un contratto a termine prevede periodi di inattività in qualche modo da “coprire”.
    Non vorrei che come accennato dai colleghi questo fenomeno si propagasse anche ai manager dando all’imprenditore il vantaggio del costo e della flessibilità.
    Sul fatto che un costo minore possa essere un vantaggio per l’imprenditore non ci sono dubbi, sui vantaggi di una flessibilità quando i confini dell’intervento non sono definiti ho dei dubbi.
    Ottimo il commento di Quarta sulle deleghe e soprattutto sul fatto che il TM debba essere in grado di passare tutte le sue competenze alla fine del contratto ma quante sono le aziende in grado di garantire queste premesse fondamentali?

  12. Il mio dubbio è sull’aspetto contrattuale – retributivo:
    Negli anni abbiamo visto fiorire contratti atipici di tutti i tipo: a progetto, a termine, interinali.
    E’ passato e si e’ radicato il concetto che l’interinale o l’atipico costi meno del tempo indeterminato. Un concetto assurdo dato che il contratto a termine prevede periodi in cui non si lavora (flessibilità) che deve in qualche modo essere “coperto”.
    Non vorrei che questo concetto si propagasse anche ai manager lasciando all’imprenditore il vantaggio del costo e della flessibilità e il manager con uno stipendio ridotto (a scapito della flessibilita) e con periodi di inoccupazione (e quindi ulteriore riduzione dello stipendio reale).
    Per quanto riguarda l’imprenditore, il costo è sicuramente un vantaggio mentre sulla flessibilita’ estrema del manager ho dei dubbi:
    Il dottor Quarta ha sottolineato due punti che mi hanno colpito: la necessità di una delega certa da parte dell’azienda e la capacità del manager di “restituire” tutto il know how alla fine del progetto.

    La mia domanda quindi è:
    quante aziende oggi sono pronte a delegare al TM fette importanti di azienda, ad affiancare futuri leader o dirigenti al TM e infine a intuire il valore dell’intervento del TM ed essere disposti a pagare più del costo di un dirigente al TM?

Lascia un commento