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Evolutionary Management. Intervista ad Alberto De Toni

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Alberto De Toni è Rettore dell’Università degli Studi di Udine e professore Ordinario di Organizzazione della Produzione e di Gestione dei Sistemi Complessi. E’ una delle menti più acute e vivaci nell’attuale panorama culturale, autore di oltre 260 pubblicazioni scientifiche (nazionali ed internazionali). Le principali aree in cui, da anni, conduce riflessioni e ricerche sono: Operations Management, Innovation Management e Complexity Management.

Le sue spiccate abilità di analisi e di interpretazione dei fenomeni organizzativi si accompagnano ad una serenità, ad una chiarezza espositiva e ad una umiltà che meravigliano chi ha occasione di incontrarlo.

Venerdì 7 marzo, all’interno del Modulo “Change & Crisis Management” del MUSTer (ospitato in Vitec), Alberto De Toni ci parlerà delle nuove frontiere dell’Evolutionary Management.

La realtà economica, sociale, politica, culturale è in continuo mutamento. Quali sono le caratteristiche di questo mutamento?

Il cambiamento è sempre più accelerato, interconnesso e discontinuo.  La velocità del cambiamento è diventata così elevata che oggi non riusciamo a dare tutte le risposte in tempo utile. Viviamo in tempi esponenziali. Nel 1970 nella terra vivevano circa 3,5 miliardi di persone, oggi superiamo i 7 miliardi. Il primo sms fu spedito nel dicembre del 1992, oggi il numero degli sms spediti e ricevuti ogni giorno è maggiore del totale degli abitanti del pianeta. Per raggiungere un pubblico di 50 milioni di persone la radio impiegò 38 anni, la televisione 13, internet 4, l’iPod 3, facebook 2. Gli utenti collegati a internet nel 1984 erano mille, nel 1992 un milione, nel 2013 oltre due miliardi.

Il vivere in tempi esponenziali comporta un presente sfuggente, compreso quando già sta scomparendo, e un futuro sempre più vicino. Come diceva l’amico e compianto Ernesto Illy: Quando la vita scorreva lenta come un pigro fiume, la complessità esisteva, ma non veniva percepita. Oggi tutti se la sentono addosso, perché il ritmo si è fatto serrato come un torrente vorticoso.

Il vivere in sistemi sempre più interdipendenti evidenzia che i presenti sono molteplici; ciascuno di noi appartiene simultaneamente a diversi reti culturali, sociali ed economiche. Viviamo molti presenti che si intersecano tra di loro a livello individuale e di gruppo, sul piano economico e sociale. Dei molteplici presenti non riusciamo a capire quale di questi prevarrà sugli altri. Per questo motivo il futuro è sempre più imprevedibile, inaspettato.

Il vivere in ambienti con risposte sempre più amplificate (si pensi alle conseguenze che oggi una crisi finanziaria di un paese provoca sull’intero sistema) rende il presente sempre più instabile, soggetto a grandi cambiamenti generati da piccole cause, nella logica dell’effetto farfalla. La discontinuità del cambiamento, la non linearità della risposta, annuncia un futuro dirompente.

In una realtà così dinamica che sembra diventare sempre più complessa, instabile e imprevedibile come è possibile orientarsi?

Rispetto al cambiamento possiamo decidere se resistervi (inutilmente), adattarvisi di volta in volta (reagendo) o giocare d’anticipo (in modo proattivo). Per anticipare il futuro sono necessari approcci avanzati che vadano oltre i tradizionali modelli di previsione basati sulla proiezione in avanti delle esperienze passate. Questi metodi, cosiddetti di anticipazione, costruiscono scenari possibili considerando: la molteplicità dei presenti in essere, i segnali deboli, i trend emergenti e percorsi diversi di evoluzione. Il tutto per rispondere ad un cambiamento che come detto è sempre più accelerato, interconnesso e discontinuo. Solo in questo modo è possibile affrontare la complessità del reale e il suo perenne cambiamento.

Per anticipare il futuro, allora, diventa sempre più importante riuscire a cogliere i segnali deboli …

Il futuro arriva come un gatto. Il gatto, come tutti i felini, si avvicina a passi felpati. I rumori sono lievi: sono i cosiddetti segnali deboli. Poi i segnali addirittura cessano: è il momento dell’agguato. Infine c’è il balzo finale e il futuro ci arriva addosso senza nemmeno che ce ne accorgiamo. Dobbiamo saper cogliere i segnali deboli. Ogni adulto sa che un mago non può produrre un coniglio senza che esso sia già nascosto nel suo cappello; allo stesso modo, le sorprese quasi mai emergono senza un segnale d’allerta. Tali segnali di allerta sono i segnali deboli. Essi sono deboli nel senso di difficili da individuare, ma non nel loro impatto potenziale che può essere molto rilevante. Come il coniglio di un mago è già nel cilindro prima che noi lo vediamo, così il futuro è già qui anche se non lo vediamo ancora in modo chiaro. E non lo vediamo perché all’inizio si manifesta solo con segnali deboli.

Che ruolo hanno i trend emergenti?

Il mondo cambia come i disegni in un caleidoscopio: le tendenze si espandono, si contraggono, si disgregano, si fondono, si disintegrano e svaniscono, mentre altre si formano. Nulla resta costante. I trend più importanti non conoscono confine e condizionano ogni aspetto della società: hanno il potenziale di cambiare profondamente il modo in cui il mondo funzionerà domani, e possono impattare più velocemente di quanto si possa pensare.

Quali sono, secondo te, i principali motori del cambiamento?

Sogno, visione e mito sono i reali motori del cambiamento in quanto sono l’immaginario rispettivamente del singolo, del gruppo e del sociale. Motori alimentati dal potere dell’immaginazione. Leopardi spiega cosa ci dona l’immaginazione: L’immaginazione è la prima fonte della felicità umana. Einstein ci ha insegnato invece dove ci porta l’immaginazione: La logica ti porta da A a B. L’immaginazione ti porta ovunque. Per Kant l’immaginazione è uno strumento fondamentale per la percezione del presente; grazie all’immaginazione è possibile trasformare l’esperienza, il mondo del reale, votata alla sua mutevolezza, al suo cambiamento.

Lo scrittore americano Carl Sandburg ci rammenta che: Nothing happens unless first a dream. Mentre Martin Luther King rivolgendosi agli afroamericani disse I have a dream e non invece Ho un piano quinquennale! Dal mito antico della terra promessa fino al mito più recente della frontiera americana, i miti guidano e accompagnano da sempre i grandi cambiamenti sociali. E le visioni guidano, su una scala minore, i cambiamenti delle organizzazioni.

Qual è, in questo contesto, la chiave dell’innovazione?

La creazione del futuro tramite nuove idee, la sfida alle idee dominanti, le innovazioni presuppongono una certa dose di disobbedienza ai canoni precedenti; ma possono dirsi realmente innovazioni solo se vanno a buon fine. Altrimenti rimangono solo tentativi, disobbedienze che non portano a vantaggi reali. I veri innovatori sono quelli che non solo rompono schemi mentali consolidati, fino ad allora condivisi – aprendo con nuovi occhi a nuove prospettive – ma che sono anche capaci di trarre frutto da queste discontinuità. In altre parole l’innovazione è una disobbedienza andata a buon fine. Ma non solo: l’innovazione nasce in periferia, lontano dal dominant design che occupa sistematicamente il centro.

Come guidare il flusso del cambiamento?

Nell’impetuoso fiume del cambiamento, se pensiamo di essere in un grande battello a vapore e di poter risalire il corso dell’acqua ci inganniamo. Siamo piuttosto in una piccola canoa che discende la corrente tumultuosa. Se osserviamo attentamente il flusso dell’acqua, con la sensazione di farne parte, sapendo che varia di continuo e che conduce sempre a nuove complessità, ogni tanto possiamo affondare un remo nell’acqua e spingerci da un vortice all’altro.

Convivere con il cambiamento ci regala in ogni modo un orizzonte infinito; come ci ricorda Schopenhauer: Solo il cambiamento è eterno, perpetuo, immortale. La sfida odierna è quella di essere alla Charles Snow: Uomini che hanno il futuro nel sangue. Come affermava John F. Kennedy: Abbiamo bisogno di uomini che possano sognare cose che non sono mai esistite. In altri termini: il futuro appartiene a chi sa immaginarlo.

2 Commenti

  1. Alberto De Toni è un dono per l’Italia.
    Mi sento fortunata e ringrazio FdR per averlo potuto conoscere lo scorso anno al modulo di MUSTer in Hera.
    Ti insegna ad osservare la realtà e a sciogliere i nodi della comprensione. La metafora del gatto, dei segnali deboli e del coniglio nel cilindro per parlare di anticipazione/futuro è davvero potente.

  2. Grazie ad Alberto De Toni, ed a FdR che lo ha intervistato in anteprima al suo intervento odierno al Muster, per la … miniera di spunti proposti.

    Il passaggio che mi a maggiormente colpito per la lucidità della proposizione e’ il seguente:
    “… non solo romp(ere) schemi mentali consolidati, – … aprendo con nuovi occhi a nuove prospettive – ma … (essere) anche capaci di trarre frutto da queste discontinuità”.

    Personalmente mi sto applicando quotidianamente in tal senso.

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