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Manifesto dietro le quinte

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[per sottoscrivere il Manifesto: http://www.manifesto-del-lavoro.fiordirisorse.eu]

Il Manifesto della Cultura del Lavoro di FiordiRisorse è nato agli inizi di ottobre del 2019 da un rito della nostra Community che abbiamo chiamato Reloaded. Così come Reloaded è anche la scritta che abbiamo indossato sulle magliette durante la scorsa stagione di Nobìlita; il segnale che la trasformazione era in atto.

Negli ultimi anni FdR ha cambiato marcia, prendendo posizione in maniera netta sui temi del lavoro, rafforzando il suo sostegno a Senza Filtro e realizzando un grande evento come Nobìlita, il festival della cultura del lavoro che ogni anno si tiene a Bologna.

Il gruppo di manager, professionisti e imprenditori che normalmente collabora con FdR e concretamente realizza gli eventi era cambiato ed era necessario ritrovarsi di persona per stare insieme, conoscerci, confrontarci, generare nuove idee, quelle che avrebbero dato impulso agli appuntamenti dal vivo della Community e delle campagne sui social. Ma soprattutto era diventato urgente ritrovarci per rigenerare FiordiRisorse, ricaricarla di energia, darle una nuova identità.

Osvaldo ci aveva fin da subito anticipato che aveva in mente di lavorare insieme a un Manifesto che raccontasse e fissasse i principi della community, quelli abbracciati forse in modo intuitivo da tutti noi che stiamo seguendo e supportando con le nostre attività l’associazione. L’intuito di Osvaldo è stato proprio quello di riunirci per obbligarci a domandarci chi siamo e quale messaggio vogliamo dare al nostro pubblico, a chiederci a chi ci stiamo rivolgendo e con quali strumenti.

Così il 5 e il 6 ottobre in circa quaranta persone, tra manager, imprenditori, liberi professionisti, scrittori, giornalisti, provenienti da diverse parti d’Italia, ci siamo formati sotto la guida di una straordinaria e vitale Erika d’Amico, sulla brand identity in quel posto straordinario che è la Selva. Un luogo di incredibile ispirazione, immerso nella natura che è stato, tra gli altri, il luogo dove Ivano Fossati ha registrato “La disciplina della Terra”. Un contesto speciale che ci ha consentito di staccare dal tran tran quotidiano, di condividere gli spazi, di preparare insieme da mangiare, di chiacchierare, di stare semplicemente insieme. Il contesto ideale per conoscere dal vivo alcune persone con cui normalmente collaboriamo da remoto e delle quali a volte conosciamo poco più che il profilo LinkedIn.

In un anfiteatro in mezzo a un bosco, è nato lo slogan “Noi siamo Rumore Armonico”. Questo slogan è nato nel verde tra ironia, risate e un vero confronto da cui sono emerse parole e le immagini che sono gli elementi originari delle ventiquattro tesi del Manifesto che urlano forte e chiaro quello che FdR vuole essere e cosa vuole comunicare.

Questi elementi originari sono raffigurati nei poster disegnati dai ragazzi di Housatonic che ci hanno seguito passo passo durante il confronto: un acquario, “trasparente, attraente, auto-filtrante”, un indimenticabile maiale “da trifola”, in grado di “scovare cose di alto valore” e un diapason, perché “suoniamo come una cosa unica”. Il maiale da trifola ha indossato le pinne e il boccaglio per nuotare nell’acquario e si è messo a suonare la chitarra. Queste parole sono arrivate dall’anfiteatro con tutta la leggerezza di un weekend che non era di lavoro e il peso specifico della volontà di creare qualcosa di straordinario. Nel poster troviamo anche il barattolo che contiene “rumore sul lavoro” che avrebbe potuto diventare il nuovo gadget di FdR; l’idea è poi stata scartata per una sua certa ovvietà, ma ancora rido di cuore al pensiero delle voci di Aldo e Paolo che escono dal barattolo ed esclamano: “Noi siamo maiali da trifola!”. Da quello stesso barattolo immagino uscire anche il suono del piano suonato quella sera da Stefano Lena, della chitarra suonata da Osvaldo e dei cori sguaiati intonati con Stefania, Beniamino, Viero, Elisabetta, Elena, Eura, Uriano, Marta, Fatima, Paolo.

La sintesi di tutti questi suoni, delle dissonanze, delle risate, dei cori e dell’ironia di quel pomeriggio di ottobre non poteva che diventare, infine, questa definizione: “Un Rumore Armonico, che con sincronia di azioni e pensieri scopre, elabora e restituisce valore”.

FiordiRisorse vuole fare Rumore, prendere una posizione netta, uscire dagli schemi, dai filtri troppo spesso stretti di una informazione condizionata dalla politica, dai luoghi comuni, dalla disinformazione, dalle distorsioni degli ordini professionali che hanno smesso di creare cultura del lavoro e cercano di ostacolare la naturale evoluzione del lavoro in un contesto sempre più mutevole, dire no allo sfruttamento mascherato da trasformazione digitale. Questo Rumore diventa “Armonico” perché aggrega più voci, dà spazio alle differenze, promuove la pluralità, mette in relazione le persone e mette in evidenza realtà di tutti i territori, anche quelli meno noti e poco promossi dai canali di informazione dominanti.

Da questa presa di posizione ci siamo concentrati sull’azione di FdR, domandandoci: “Se sarai dei nostri, cosa succederà?”, alcune delle affermazioni che il gruppo ha creato in questo brainstorming sono diventate definitive, confluite poi nel Manifesto che è il distillato di tutto il lavoro. Ha messo tutti d’accordo che noi “Trasformiamo le connessioni in relazioni”, “Mostriamo la possibilità di mettere in atto azioni concrete”, “Raccontiamo e cambiamo la cultura del lavoro e siamo CONSISTENTI”. Nel poster queste frasi sono rappresentate con caratteri che scandiscono forte e chiaro tutta la nostra voglia di cambiare le cose, di fare la differenza.

Il Manifesto è nato da tutto questo materiale grezzo e da una fotografia del lavoro e dei comportamenti del lavoro che abbiamo buttato giù il giorno dopo su una lavagna in mezzo a un prato inondato dal sole.

Abbiamo parlato di futuro e di presente, di scuola, di manager, di formazione, di giovani, di impresa, di organizzazioni, di disinformazione, della necessità di superare gli schemi, di cultura e di disciplina, di tecnologia e relazioni, di conoscenza, di raccomandazioni, di relazioni e connessioni, di entusiasmo e passione, di dialogo, di territori, di lavoro di serie A e di serie B, di dignità del lavoro. Il nostro Rumore Armonico stava trovando le parole, si stava concretizzando nelle ventiquattro tesi del Manifesto, in quelle affermazioni che vogliono bucare lo schermo, che portano a riflettere e a farsi delle domande, che vogliono scuotere da dentro per generare azioni concrete.

Molti di noi si sono portati a casa una parola per realizzare un glossario a corredo del Manifesto che spieghi e approfondisca le parole del Manifesto secondo la visione di FiordiRisorse. Durante le settimane successive al reloaded le ventiquattro tesi e le parole del glossario sono state trascritte, ridiscusse, messe a punto e finalmente, a fine gennaio del 2020, pubblicate on line.

Ci siamo ripromessi che Manifesto e glossario non siano immutabili, che ci impegneremo a tenerli vivi, aggiornandoli, commentandoli, raccontandoli e diffondendoli su tutti i canali, che ne faremo uno strumento per coinvolgere le persone, non per escluderle, che accetteremo le critiche (se ben poste) e valuteremo le modifiche da apportare.

Ogni tanto torno a rileggere tutto il materiale, incontrando nuovi significati. Ci vedo ora una geometria perfetta, un cerchio che si apre e si chiude tra la prima e l’ultima tesi del Manifesto: 1. “Non siamo il lavoro che facciamo” e 24. “Non solo chi ha un lavoro, lavora”. Il lavoro è parte essenziale di noi stessi ma non dobbiamo confonderci con esso; al contempo ogni lavoro è importante, anche quello di chi non ha un contratto. Nel mezzo, tra queste due tesi, troviamo tutte le sfumature.

Il tour del Manifesto è appena cominciato. Sento che la sua onda sonora travolgerà persone e organizzazioni, la nostra voce bella e forte e cambierà le cose, sarà veramente la base per una nuova Cultura del Lavoro.

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