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Memorie cinesi

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Arrivo all’aeroporto Pudong di Shangai in orario, fuori piove. Sono le 15.20 locali. Insieme con i miei colleghi ci alterniamo tra la riconsegna bagagli, un’audio sulla Qualità con l’Italia (molti problemi di fornitura, anche cinese..), l’uscita tra centinaia di cartelli esibenti nomi occidentali a formare un corridoio virtuale serpeggiante nella grande hall, la ricerca della fermata del trenino magnetico che ci collegherà al centro.
Viaggiamo superando di poco i 300km orari per arrivare al capolinea, stazione invasa dall’odore di cibo di un McDonalds e di un altro “Nudles dream ..” . Un autista ci accompagna nei nostri uffici, in centro. Passiamo lenti in mezzo a strade già invase da automobili americane e asiatiche, continua a piovere. Pannelli illuminati pubblicizzano tecnologia e bellezza. Da qui sotto non si vedono le cime dei grattacieli (si chiamano ancora così? che nome buffo abbiamo nella nostra lingua!) illuminati a giorno, alberelli lungo le strade ricoperti da led dorati ricordano il natale occidentale. L’aria è quella plumbea ed umida di smog della Milano di gennaio. Arriviamo nei nostri uffici. Al 54° piano mi aspetta una consulente che mi ha già aiutato a trovare degli specialisti hardware per il piccolo team di sviluppo elettronico dislocato a Shangai. Mi ascolta attenta, si sente confidente di potermi supportare ancora , se ne avessi bisogno. Parliamo in italiano, lei è della svizzera italiana, trasferita a Shangai con il marito da 4 anni. Mi confessa che teme il rientro in Europa. La Cina l’ha accolta, le ha insegnato tanto, se ne sente parte , Shangai è una città tollerante e multi..tutto: cultura, nazionalità, tecnologia, business, si respira la crescita, il futuro. Ancora si stupisce di alcuni comportamenti ma ad esempio ha imparato a non rispondere di no, un cinese non lo fa mai; glissa, cambia argomento, omette ma non si pone mai in conflitto.
Penso al grande amore per questo paese e per il “sogno cinese” di Tiziano Terzani; sogno infranto dalla realtà della vita in Cina , con le derive peggiori del capitalismo, senza vera libertà, sempre con un sistema che ti controlla.
Sgranocchio un biscotto alle arachidi di Subway che il mio collega espatriato a Shangai da 6 anni mi offre. Corriamo velocemente in hotel per poi recarci al ristorante giapponese dove abbiamo appuntamento con 3 professori italiani che insegnano alla Tonji University all’interno di un programma di studio congiunto sino-italiano tra i politecnici di Torino e Milano e la Tonji. Ristorante che sembra una casa giapponese affacciato su uno dei canali, di fronte alla TV Tower ed ad altre decine di grattacieli. Dopo cena in un pub con musica dal vivo ricavato da vecchie costruzioni ristrutturate; se non fosse per il mohito con menta improbabile penserei di essere al Blu Note di Milano.
In giorno seguente il Direttore di Innovazione ed io andiamo all’Università: collaborazioni, stage, ricerca, testimonianze su design e ICT. Al 21° piano di uno dei palazzi di uno (1 X 1 km ) degli n campus dell’Università , 70.0000 studenti, ordine e pulizia che in Italia si trova solo nelle Università private.
2 ore di taxi e siamo negli uffici del nostro Stabilimento a Wuxi. Raffiche di vento gelido che mi ricordano la “mia” bora, fiocchi di neve che corrono paralleli al terreno. Sono i condizionatori, che d’estate sono un must per il caldo umido che c’è qui, che riscaldano solo le stanze dove le persone sono sedute.. .i corridoi, i bagni sono a temperatura esterna perché qui non c’è impianto di riscaldamento, non c’è neanche nelle case “ al di sotto del Wang Pu”, era vietato un tempo ed ormai è diventato normale.
Sia per riscaldarsi nei tragitti che per senso di appartenenza , tutti i nostri colleghi hanno un giubbino grigio perla con il logo aziendale; la divisa è – ancora- molto diffusa.
Pomeriggio dedicato ad impostare le attività operative per i miei colleghi e per me a confrontarmi sulla Labour Law cinese con la mia collega HR dal nome inglese Helen, tutti hanno un nome inglese per aiutare noi occidentali, che suona normalmente come quello cinese oppure no, se non c’è n’è uno assonante. Lei si chiama XjIi (sci), non c’è nulla di assonante. Mi spiega la nuova legge che regola dal 2008 i contratti di lavoro: durata, orario di lavoro, overtime, ferie, ragioni per il licenziamento, maternità.. tutto molto simile alla nostra legislazione e altroché altro mondo, altroché sfruttamento. Umanità e rispetto. Anche la possibilità per i padri di prendersi 15 gg retribuiti nei primi tre mesi di vita del primo ed unico figlio.
Il giorno dopo comunicazioni organizzative in una sala riscaldata; colloqui individuali con le persone, persone. Attenti, rispettosi ma dignitosi, orgogliosi. La visita al nuovo sito che abbiamo affittato e poi di nuovo in aeroporto per ShenZhen, terra di sperimentazione del modello industriale occidentale , area produttiva meta per milioni di cinesi che negli anni 90 abbandonarono le campagne centrali e l’agricoltura per le fabbriche della costa. Da 20 mila abitanti a 15 milioni in 15 anni. Due fornitori di elettronica in una giornata. Numeri da capogiro: 2 milioni di metri quadri di superficie produttiva, linee di assemblaggio con 50 operatori per linea, in una sala fino a 500 persone; una mensa che serve 2.000 pasti. Alloggi per i dipendenti dove vivono in 6 in un appartamento o forse in una stanza, non so. Tanta manualità ma anche tanta automazione, macchinari moderni per testare la qualità dei progetti ma anche del prodotto finito. Certificazioni OHSAS per la sicurezza, tutti gli operatori con l’abbigliamento antistatico e la presa a terra, pausa ogni 2 ore per stare un po’ seduti e sono tutti lì con i telefonini più nuovi ad ascoltare musica o a scambiarsi messaggi.
Non è dappertutto così, si sa; si lavora anche il sabato e la domenica, straordinari di 8 ore giornaliere, condizioni di sicurezza discutibili. Ma un po’ alla volta, anche sulla spinta dell’andamento del mercato ed il controllo di clienti “etici”, si fa spazio l’applicazione delle regole. Nell’area di Shenzhen , dopo la scarsità di commesse dell’anno scorso adesso si sta sentendo la ripresa e c’è un problema di reperimento della manodopera: mancano 900.000 lavoratori. Per questo c’è competizione sulle condizioni offerte per attirare manodopera, salari e benefit vengono affissi fuori dalle fabbriche. Si pensa che questo porterà ad un aumento del costo del lavoro almeno del 15%. Il governo sta incentivando anche l’agricoltura nel centro del paese; prima arrivano le infrastrutture e poi i piani economici. Il governa pensa che lo strumento per mantenere il potere sia quello di permettere a tutti di “mangiare”, di vivere dignitosamente.
Dalle presentazioni si capisce che non sono solo capaci di realizzare i progetti pensati da noi ma che sviluppano da soli; che si stanno attrezzando con centri di ricerca per “creare” e non solo”copiare”.
Aereo per tornare da Hong Kong, 1 ora alla frontiera, che c’è orgogliosamente ancora. Approcciando HK, automobili con guida a dx sempre più lussuose, auto con due targhe: una di Hong Kong (sopra, gialla) ed una cinese(sotto,nera), che si aspetta 3 anni e si paga, tanto.
Qui non è Cina, è America; dal ponte di 4 Km che collega un’isola, a sinistra, downtown HK sembra Manhattan. Uno star gate per il nostro mondo.
Quattro giorni in Cina per non sentirsi nel Paese di Molto Lontano, per serenamente pensare ad un mondo in cui ci sono anche loro, nel loro paese. E cresceranno , indubbiamente. Certo, c’è la questione Tibetana, come non pensare a Tian’anmen e questa è la dimensione sociale, politica che non possiamo accettare, forse comprendere. Fino ad oggi abbiamo considerato la Cina il paese del lowcost ma oggi non è assolutamente più così…hanno investito sulla conoscenza, sulla mobilità e sull’apertura verso il mondo esterno. Ora stanno (sono già?) diventando un paese che produce talenti oltre che ricchezza…l’impressione è che si stiano preparando alla conquista del mondo, e nemmeno tanto lentamente…se solo sapessero/volessero investire sulla democrazia? O forse le due cose non sono compatibili?

Xie Xie

3 Commenti

  1. Grazie Alessandra per il tuo diario, molto utile. Una cinquantina di anni fa, si diceva che anche il giappone era il paese del low cost, che al massimo copiava bene…ormai da decenni e’ un benchmark di qualita’. Anche per la Cina potrebbe accadere lo stesso, con pero’ la forza dei lor volumi…
    Positivo che anche la legislazione si stia avvicinando, anche se forse la zona che hai visto e’ tra le piu’ avanzate. Forse e’ proprio il contrasto ancora forte nel paese la loro vera sfida, che inevitabilmente dovranno vincere alzando il livello di democrazia ed in modo omogeneo.
    Quanto ai paese occidentali…iniziamo a correre..!!

  2. Bella testimonianza Alessandra, la metto da parte assieme a tutte quelle dei miei colleghi che regolarmente mi offrono spunti di ragionamento.

    Democrazia…la Cina viene da secoli, millenni di non-democrazia più assoluta. E’ in atto una rivoluzione culturale senza precedenti, con il freno a mano tirato, con lungimiranza. Stanno investendo in democrazia, eccome, ma poco alla volta; la base necessaria per la Democrazia è un’eguaglianza socio-economica che eviti conflitti sociali ingestibili.

    Inoltre non sottovaluterei un altro aspetto. L’esempio di democrazia che viene dai paesi più “evoluti” non è sempre edificante; spesso democrazia viene confusa con anarchia. L’ooposto di ciò che la Cina è sempre stata.

    Detto questo, la strada è tracciata: se continua a gestirsi al meglio la Cina è “l’Occidente” del futuro.

    E noi, siamo pronti a prendere le contromisure?

  3. Quello che hai scritto è la fotografia di oggi e ti posso assicurare che 10 anni fa era tutto completamente diverso e che tra 10 anni saranno la prima potenza economica.
    I Cinesi sono già padroni del mondo e stanno investendo una marea di dollari in ricerca , oltre che a “colonizzare” l’Africa ed il Sud America per assicurarsi le materie prime necessarie ad un ulteriore salto.
    Hanno in mano grossa parte dei titoli di stato americani e questo è un deterrente incredibile per chiunque tenti di fermare la loro politica di crescita.
    Questo paese sconfinato composto da decine di etnie , decine di lingue e 1,3 Miliardi di persone, non potrebbe mai essere quello che è senza una “sana” dittatura.
    Sdoganare in un paese così grande e complesso la nostra democrazia non è assolutamente pensabile.

    Per quanto riguarda il Tibet chi può dire se hanno fatto meglio o peggio di quanto fatto dagli Europei in giro per il mondo in lungo ed in largo con le colonie per decine e decine di anni?

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