Nobìlita – 7 giorni dopo
Ci vuole almeno una settimana per far decantare l’adrenalina, l’euforia, la soddisfazione per aver concluso per la quinta volta consecutiva il nostro Grande Slam sui temi del lavoro.
Nobìlita ha 5 anni e una settimana oggi, e sono orgoglioso di aver consegnato ancora una volta un momento di grandi riflessioni alla nostra Community e la possibilità di coinvolgere molte Persone in questo progetto, dal momento in cui si pensano i temi a quello in cui si accendono le luci e i microfoni sul palco.
Ci vogliono 7 giorni per evitare di essere autoreferenziali e scrivere un arido diario di quanto è successo. Più facile invece, mettere a terra le bocce e ripensare ad alcune delle frasi e dei commenti che dal palco di Nobìlita ci hanno permesso di andare in profondità ed entrare nel merito di questioni che troppo spesso sono trattate con superficialità dai canali di informazione o strumentalizzati a favore della politica o per influenzare l’opinione pubblica.
Come si scelgono i temi di Nobìlita
Abbiamo portato sul palco 4 temi che abbiamo generato durante la consueta “tempesta di cervelli” con un Comitato Contaminato che di anno in anno diventa sempre più grande perchè formato volontariamente da coloro che hanno partecipato almeno ad una edizione di Nobilita.
Questo significa avere all’interno di un gruppo di Persone che si confronta su quali siano i temi urgenti dell’anno, una vera varietà di professioni, di estrazioni e di geografie che rendono la discussione quanto più trasversale e aperta possibile.
I panel di discussione. E le Persone
- Lavorare con il nemico
Siamo partiti dalle foto di Ugo Lucio Borga, giornalista e fotografo di guerra, che hanno tappezzato le pareti dell’autodromo di volti e situazioni che hanno scatenato la profondità dei sentimenti di chi era in sala. Era importante introdurre il festival non necessariamente spiegando cosa succede in quei territori, ma riportando la discussione su un tema di umanità, di parità, di civiltà.
Asmae Dachan è anch’essa una giornalista impegnata sui temi dei conflitti, Gala Ivkovic che a Rondine Cittadella della Pace coordina la formazione per i ragazzi che arrivano dai territori di guerra e li fa studiare insieme insegnando loro a non odiare, Alessia Amighini professoressa di Economia Politica, Anna Paola Simonetti attivissima sui temi delle interculturalità nelle aziende e Marco Bentivogli che con la gestione dei conflitti aziendali è cresciuto professionalmente, ci hanno aiutato a spostare l’attenzione dal concetto di nemico a quello di Persone. - I costi invisibili del digitale
Massimo Cerofolini ha moderato un tema “difficile” per un giornalista abituato a raccontare le buone pratiche e l’evoluzione del digitale. Avere sul palco Mario Tozzi, grande divulgatore scientifico sui temi ambientali e Nicoletta Prandi giornalista e autrice del libro Immuni alla Verita (quello che non dobbiamo sapere sul potere digitale) lo ha messo alla prova, superata brillantemente.
In questa carrellata di dati e di informazioni hanno partecipato anche Sabrina Carreras, giornalista, che ha approfondito in particolar modo l’impatto del digitale nella scuola e nella pubblica amministrazione. Alessandro Garofalo ha stupito tutti portando con se un “non obsoleto” primo modello di cellulare e Stefano Epifani ha spiegato la necessità di dare un senso di sostenibilità anche al digitale. - Tomaso Montanari: Guerra e Pace
Abbiamo affidato al Rettore dell’Università per stranieri di Siena un intervento sull’importanza dell’ interculturalità. O forse – meglio – sulla stupidità di chi crede che sospendere lezioni di letteratura o maestri d’orchestra in funzione della loro provenienza geografica sia un atto dovuto.
In breve tornando su questo articolo troverete il link all’intervento di Montanari (che stiamo post producendo), perchè ritengo che la nostra Community abbia bisogno di una visione umanistica e culturale della guerra, “bombardati” come siamo da opinioni in cui si parla solo di invasori e invasi e nessuno sembra rendersi conto che da ambo le parti ci sono civili che non sono responsabili di quella guerra. - L’elogio dell’ignoranza
Sembra che in Italia manchi un indice di responsabilità. Ovvero: non c’è mai nessuno che sbagli – o meglio – non si trova mai il responsabile di un errore, anche clamoroso.
Un panel che nasce sotto forma di provocazione, diventa una discussione che prende pieghe anche non previste, ben moderata da Frediano Finucci. Dopo un divertente scambio di battute sul tabagismo e con Marco Travaglio collegato da remoto che ha mostrato al pubblico il suo modello di cellulare a prova di digitale (ricollegandosi al panel precedente), entriamo subito nel vivo e il palco diventa caldo grazie alla conoscenza che Marco Carlomagno ha degli ambienti della pubblica amministrazione a cui fa da contraltare una critica ben sostenuta di Travaglio al Governo in carica.
Antonio Maffei insegna in un ITS abruzzese molto qualificato e il suo punto di vista sulle competenze scolastiche non lascia tanto spazio all’immaginazione. Sarà Elisabetta Bracci ad affrontare il tema della poca visione sistemica delle aziende e di come siano necessari continui interventi su manager e imprenditori. - Grandi dimissioni e grandi Sentimenti
L’ultimo panel della giornata affronta ancora una volta un tema di grande attualità. Sono due milioni le Persone che in Italia lasciano le aziende per dedicarsi ad altro o per spostarsi in ambiti dove la qualità e il costo della vita siano più a misura d’uomo.
Apriamo con Alice Siracusano che lavora con parole e immagini e già due anni fa aveva scritto su Linkedin un articolo molto interessante su un fenomeno che esploso in America, forse avrebbe raggiunto il nostro Paese. Grazie al supporto di Luca Sartelli direttore del personale di Cir Food e di Luca Lotterio titolare di RestWorld che lavora su progetti nell’ambito della ristorazione abbiamo fatto un excursus su quali siano le reali criticità prendendo con le pinze le dichiarazioni che si leggono sui giornali e una crisi reale di senso di appartenenza del settore.
Paolo Conta nel doppio ruolo di Presidente di Confindustria del Canavese (area ICT) e titolare di Laser Informatica ha offerto il suo punto di vista chiudendo il cerchio nel merito di quali siano le attività necessarie affinchè un’azienda attragga personale ma evidenziando le difficoltà nel fare sistema in Italia. Chiude il panel di discussione Paolo Legrenzi, docente di psicologia cognitiva alla Cà Foscari e autore del libro “quando meno diventa più“, che ha affrontato il fenomeno dal punto di vista dei sentimenti.
Il ruolo della stampa
Questa edizione di Nobìlita è sicuramente quella più giornalistica, non solo per il numero di giornalisti presenti fra il pubblico per usufruire dei crediti formativi, ma anche per quanti hanno contribuito nelle discussioni sul palco.
Non è una scelta casuale ma necessaria affinchè temi così di attualità e così fortemente divisivi venissero affrontati non con l’approccio delle opinioni da bar, ma in maniera statistica, informata, attraverso la testimonianza di dati e di coloro che potessero in qualche maniera rappresentare una voce libera in un panorama informativo – a mio personalissimo avviso – monorde.
Un festival della cultura del lavoro organizzato da una Community professionale e da un giornale che si definisce (perchè lo è davvero) “libero”, deve avere il coraggio di mantenere la promessa e di permettere al proprio pubblico di accedere a un ventaglio di punti di vista anche coraggiosi, senza naturalmente sfociare nel complottismo o in teorie imbarazzanti. Ma controcorrente, quello si.
Il ruolo della Community: come si costruisce, si mantiene e si rafforza Nobìlita
Lo lascio in fondo perchè resti più impresso.
Un festival così importante, ricco di contenuti ma al tempo stesso con un clima di grande informalità può riuscire solo se alle spalle c’è una Community che spinge.
Io lo so che mi dimenticherò sicuramente di qualcuno ma è fondamentale che chi legge questo articolo si renda conto di cosa significhi fare da soli ciò che altri fanno con squadre di professionisti.
Il Comitato Contaminato è il primo passo per avere il polso della situazione su ciò che interessa alle Persone ma anche per quei temi più “pop” o di contorno che in qualche modo servono a coinvolgere e a creare discussione. “L’elogio dell’incompetenza” è uno di questi. Al Comitato hanno partecipato quest’anno 72 Persone. I loro nomi li trovate sul sito del Festival.
Stefania Zolotti, Lara Mariani e la Redazione di Senza Filtro sono “alle spalle” dei contenuti. Qui c’è il cuore dei contenuti del festival: la ricerca degli speaker, la costruzione del programma, i weekend passati a gestire le comunicazioni. Cercano i contatti mail e telefonici, si media con le agenzie, li convincono a partecipare, tengono calde le relazioni in attesa del festival.
E poi c’è tutta la gestione della comunicazione: l’approvazione dei video, dei post, di ogni parola che esce sul festival.
“La piattaforma“. È su Slack che Eura e Simona disegnano i processi e suddividono le mansioni della Community di FiordiRisorse . Da chi deve procurare le bottigliette d’acqua a chi deve sistemare le vele, fino alla disinfezione dei microfoni, non c’è un solo aspetto che viene lasciato al caso. Compresa la disposizione dell’ultimo numero di Senza Filtro su ogni sedia di ogni relatore.
Sara gestisce i contatti e le convenzioni con hotel e ristoranti. Tratta il miglior prezzo e la migliore qualità. E sappiamo sempre dove andare.
Abbiamo due tecnici che ci seguono fin dalla prima edizione: sono Massimo e Maurizio. Puntualmente confondo i loro cognomi dal palco ma so perfettamente i loro nomi. Ad aiutarli nella regia di palco per il terzo anno consecutivo hanno scelto che ci fosse Federico che nella vita vera è un professionista serio, a Nobìlita fa funzionare gli accessi al palco.
Ogni anno c’è chi si prende cura degli speaker da quando scendono alla stazione fin quando ripartono. Sono coloro a cui gli ospiti di Nobilita fanno riferimento e che garantiscono che al momento giusto siano tutti sul palco senza sorprese. Quest’anno c’erano Beniamino, Carolina, Uriano e Giusy.
Il check in come l’immenso tavolone dei libri ha sempre la regia di Eura e Simona ma chi arriva al festival può riconoscere alcune facce che ogni anno aggiungono un aspetto di perfezione al servizio: fra questi Stefano “ingegneristicamente” approva gli accessi ma mi sento di dire che è una vera e propria regia, e quest’anno abbiamo perso per strada Aldo e Antonella (che recupereremo prossimo anno) ma abbiamo guadagnato Carlo, Giovanna, Giusy e Riccardo.
Gianmarco “sembra” non sia operativo, ma giura di essere strategico per le PR. Viero tira fuori dal cilindro contatti insospettati di autisti e fornitori quando sembra tutto sia perduto.
Chiara e Simone sembra si stiano specializzando come mastri librai. Elisa è la venditrice numero uno.
E quest’anno abbiamo avuto anche Giorgio che ha fatto fare stretching a tutta la sala.
I social sono in capo a Giorgia, come tutti gli anni supportata dagli Open Box agenzia di comunicazione in quel del Valdarno (Arezzo) e quest’anno con tanto di integrazione da parte di Alessandra e Cristina della redazione di SenzaFiltro.
…E poi quelli che ci credono
I costi di un Festival del genere sono inimmaginabili. Considerando che da questa attività ricaviamo quanto serve per finanziare per un paio di mesi gli stipendi dei giornalisti di SenzaFiltro e le attività di comunicazione di FiordiRisorse.
Pertanto è fondamentale che ci siano partner, aziende, amici che supportino il Festival, che nel nostro caso è un doppio impegno perchè gli sponsor “sposano un’idea”, come si suol dire.
Che significa?
Significa che abbiamo abituato gli sponsor ad avere un ritorno “commerciale” anche da operazioni culturali. Per cui è sempre più difficile far capire ad un ufficio comunicazione o a (soprattutto) un direttore del personale o a un imprenditore quanto sia importante che un brand affianchi un’iniziativa di divulgazione di informazione, dati, etica, cultura del lavoro.
Ogni anno cerchiamo di spiegare ai nostri partner che, così come per i giornalisti il Festival è riconosciuto per l’erogazione di crediti formativi, altrettanto deve essere considerato dalle aziende: un momento di confronto aperto in cui coinvolgere i propri collaboratori. Così come si organizzano interventi motivazionali, di coaching, di riflessione, altrettanto il Festival dovrebbe essere vissuto come un momento di messa in discussione di punti fermi che di questi tempi, fermi non sono più.
Lo dico come esperienza del tutto personale: a volte è davvero scoraggiante avere interlocutori all’interno di aziende che si definiscono “aperte”, “innovative”, “all’avanguardia”, “attente alle Persone” ma totalmente disinteressati a capire di più, a guardare fuori dalla finestra o anche magari solo a fare una proposta interna per verificare se – al di là della propria percezione – magari qualcuno in azienda avrebbe piacere ad uscire dal seminato.
Fortunatamente ci sono aziende che ci sostengono dal primo anno e tante altre che, curiose per vocazione o coinvolte dalle prime, anche quest’anno ci hanno supportato e ci hanno permesso di compiere un altro piccolo grande miracolo.