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"Oopss. Sono inciampato!!!". ovvero: "come i grandi leader si risollevano da un incidente di carriera (grazie anche agli HH)".

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Sarà perche ho avuto parecchio tempo per riflettere e probabilmente toccato personalmente, o perché in questi ultimi 9 mesi ne ho sentite di ogni,  ma sentendo un certo mal di pancia mi sono rifugiato nella lettura e  ho deciso di rispolverare un vecchio numero di Harvard Business Review. Ecco qui un mascarpone di citazioni e sentimenti tangenziali  che ne sono usciti.

Premessa
E’ indubbio che tra le prove che un leader deve affrontare, poche sono più impegnative dal riprendersi da  un incidente di carriera derivato da una malattia, un ribaltone, un grosso errore, un licenziamento. Con un focus più sull’ultimo punto, riporto una vecchia statistica HBR, ma significativa per il campione (450 top manager) che analizza le “sostituzioni involontarie”, riporta che solo il 35% del campione è riuscito a rioccupare una posizione dirigenziale nel giro di 2 anni, il 22% si è orientato a professioni consulenziali, e ben il 43% (!) è uscito dal mercato (per i più privilegiati,  leggasi pensione).
Il Leader ha la tendenza a focalizzarsi sul passato, si ritiene responsabile dell’incidente (però in pubblico spesso non lo ammette)e si ritrova in una trappola psicologica da lui creata che spesso lo porta a perdere la salute, la serenità ed a volte a minare gli affetti. Dato che tutti hanno la ricetta per ogni cosa , anch’io non facendomi mancare nulla , vi riporterò in seguito la mia.
Nella dinamica di un licenziamento, spesso le organizzazioni compiono manovre complicate per mascherare l’uscita, comunicando ufficialmente che “…. si è dimesso per motivi personali..” o “per passare più tempo con la famiglia…”
In queste circostanze il  buon senso (e spesso il partner) suggerirebbe di firmare l’accordo di non denigrazione, accettare la clausola di non concorrenza, prendere il ( vil )denaro e scappare. Se si accetta però di  parlare pubblicamente, ci si deve preparare a rimanere disoccupati per parecchi anni ( e come appestati nessun HH ti vuole vicino….)
I.e. : Daniel Scotto era l’analista finanziario a capo del reparto della Paribas (grande banca). Scotto (il cognome è già un programma) disse che Enron (fabbrichetta americana di energia elettrica) “stava perdendo soldi in tutti i business principali e che era solo tramite intrallazzi poco puliti che la banca creava un immagine di redditività”. Paribas chiese a Scotto di ritrattare. Egli si rifiutò, Paribas gli impose un permesso per malattia di 3 settimane poi lo licenziò. Scotto da allora rimase disoccupato per 5 anni.
Provando a tornare a noi, come promesso propongo la ricetta migliore che ho trovato per riprendersi da una battuta d’arresto catastrofica:

Antipasto
Decidere come reagire: Valutare bene, meglio con un aiuto esterno e disinteressato ( leggi avvocati e HH, ma anche leggi “disinteressato….”)se affrontare la situazione  conducendo una battaglia estenuante, costosa e talvolta imbarazzante, o cercare di gettarsela dietro alle spalle il più velocemente possibile
Primo
Mettere alla prova il proprio coraggio e  metabolizzare la rabbia e frustrazione: Dopo aver sofferto di una battuta di arresto si dubita spesso della propria capacità d riconquistare il successo ( “ma veramente valgo la remunerazione  che mi davano? Riuscirò a trovare chi mi dà lo stesso / stesso inquadramento?”) Occorre metabolizzare la rabbia, riportare alla mente tutte le proprie storie di successo, gonfiare il petto per dimostrare a se stessi di non avere perso quegli skill  che ci caratterizzano.
Seconda portata
Riscoprire la propria missione eroica: occorre trovare una nuova missione che rinnovi la propria passione (quella che ti fa aumentare i battiti del cuore e allargare le pupille) che dia un nuovo significato alla propria vita (l’obiettivo potrebbe essere anche l’azienda sempre sognata)
Pausa prima del dessert
Il giorno in cui Steve Jobs fu licenziato da Apple nel 1985, si temeva per un suo suicidio. Ma Jobs non disperò a lungo. Una settimana dopo, volò in Toscana, prese una bici ed un sacco a pelo e campeggiò sotto le stelle meditando su cosa avrebbe fatto al suo ritorno in USA. Jobs, una volta tornato in California, con rinnovata passione ed ambizione, con alcuni amici, fondò la NeXT che venne acquistata da Apple nel 1996 per $400 milioni , tornando in Apple, occupandosi di “sciocchezze” tipo Pixar grafica, iMac, iBook, iPod. Peloooo!!!!
Dessert
No Panico no ansia: sebbene le pressioni finanziare e sociali possano essere alte la parola d’ordine è “Don’t Panic” , metabolizzare che il processo può essere lungo, non farsi prendere da sconforto e frustrazione, riscoprire il piacere della propria attività fisica preferita (è il miglior antidepressivo al mondo)   o trovarne di nuove.
Digestivo (Basta caffè. Ne ho presi troppi oggi. Quindi  passo al digestivo).
Ruolo degli HH. Questo percorso non  è ovviamente privo di trappole e buche. Ecco che qua risulta importante la guida di un professionista, che solo lui, essendo esterno ed avendo un rapporto con le emozioni del caso, maggiormente distaccato, solo lui ci può condurre per mano in un cammino che a volte può sembrare stucchevole ed inutile.
Solo dopo si capirà la valenza del cammino fatto…. Ma alla fine della giostra, ricordiamoci che la felicità è una porta che si apre dall’interno per cui:

“Nessuno ci può portare via la nostra dignità a meno che noi non vi rinunciamo
Nessuno può portare via il nostro orgoglio e speranze a meno che noi non ci arrendiamo.
Nessuno può rubare la nostra creatività, la nostra immaginazione e capacità a meno che non smettiamo di pensare
Nessuno ci può impedire di riemergere, a meno che noi non ci arrendiamo.”

Alla prossima nella quale parlerò di come i Leader guidano il cambiamento

Giovanni

2 Commenti

  1. In molti stanno cominciando a comprendere il vero spirito di FdR. Sono quelli che come Giovanni si sono avvicinati alla Community in maniera attiva, apportando valore personale e professionale alle nostre iniziative.
    Pertanto, hanno compreso che FdR può essere la piattaforma “protetta” e professionale nella quale confrontarsi senza fraintendimenti.

    Non a caso, il primo articolo sulla difficoltà psicologica dell’affrontare questo periodo, postato poco meno di un mese fa, ha ricevuto tante risposte. Vi consiglio di andarle a leggere sul nostro sito.

    Giovanni affronta il tema in maniera diretta e consapevole. Consapevole, come molti di noi, di aver dato e sacrificato tanto per la propria azienda; premiati (e anche promossi) per i successi straordinari fino a 6 mesi fa, investiti oggi da ristrutturazioni e “rivisitazioni aziendali” di management spesso non all’altezza della situazione.

    Franco Faoro, ottimo coach e formatore del nostro weekend a Volterra, ha detto una cosa sacrosanta parlando della tempesta psicologica che investe quei professionisti da sempre abituati a presentarsi prima di tutto con il nome della propria azienda, oggi orfani di un titolo e di un biglietto da visita: “ma perchè devo vergognarmi io se il mio management non è stato capace di prevedere e ancor peggio, oggi, di gestire la crisi?”

  2. Giovanni ed Osvaldo,
    il tema è delicato ed estremamente attuale.
    Da buon provocatore, però, ritengo che si debbano dire le cose come realmente stanno. Sento e leggo tante belle parole ed intenzioni, ma sta di fatto che il Manager “segato” è e resta un discriminato.
    Punto 1)
    Potete spiegarmi perchè le aziende interessate all’assunzione di un dirigente, a parità di competenze e curriculum, preferiscono sempre indirizzare la scelta finale su un candidato senza macchia, che non abbia vissuto tale esperienza negativa? Potete spiegarmi perchè in fase di selezione si scatena la caccia allo scheletro nell’armadio, ad appurare i reali motivi che hanno portato il dirigente ad essere lasciato a casa? E più non si trova lo scheletro, più ci si accanisce nel cercarlo, più si immaginano scenari imprevedibili, quindi rischiosi. Altro che biglietto da visita: “ma perchè devo vergognarmi io se il mio management non è stato capace di prevedere e ancor peggio, oggi, di gestire la crisi?” Sotto i raggi X ci finisce sempre il Manager “segato”, non l’azienza o il suo titolare…
    Punto 2)
    Immaginate i dubbi che possono insinuarsi nella testa di un selezionatore o di un titolare durante il colloquio con un Direttore Operations, o semplicemente con un Responsabile Acquisti, da qualche mese a casa dopo essere stato “segato” nella precedente azienda. Se voi foste l’imprenditore, mettereste i vostri milioni di euro nelle mani di un Direttore Acquisti “segato”, lasciato a casa dall’oggi al domani? O forse pensereste anche voi: “questo è stato beccato con le mani nella marmellata…”?
    Punto 3)
    E con il Punto 3 testiamo anche quanto scrive Osvaldo dichiarando FdR “una piattaforma protetta e professionale nella quale confrontarsi senza fraintendimenti”.
    Il Manager “segato” deve anche sopportare gli atti di sciacallaggio da parte di qualche head hunter “disonesto” (per fortuna pochi, ma ahimè ce ne sono). Fino a ieri, in virtù del networking, l’head hunter chiedeva aiuto al Manager per le selezioni in corso, fatturando ad altre aziende quei CV che il Manager stesso era riuscito a segnalargli. Oggi, che è il Manager ad essere in difficoltà, capita che l’head hunter sia a chiedergli denaro per privilegiarne la candidatura per le future selezioni (e, sia ben chiaro, non mi riferisco ai servizi di outplacement…)

    Per sopravvivere alla crisi e a quella macchia che indelebile si porterà dietro per diverso tempo, è auspicabile che il Manager “segato” non abbia conti in sospeso con la propria coscienza etica e professionale e sia dotato di una solida ed inesauribile autostima. In assenza di queste condizioni, lo situazione può rivelarsi davvero frustrante.

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