News

Quadro Assunzioni e Mondo del Lavoro 2011: Qual'è la vostra opinione?

9 commenti2009 visite

ome tutti i giorni leggendo la rassegna stampa delle notizie che mi interessano mi sono imbattuto in questa intervista di Guidalberto Guidi, Presidente di Ducati Energia, con cariche importanti all’interno di Confindustria Emilia Romagna…

Mi farebbe piacere sapere anche la vostra opinione.
Grazie in anticipo per la collaborazione.

Ecco il link per leggere l’intervista:
http://bit.ly/gPYRbz

9 Commenti

  1. Ciao Fabio,
    provo a risponderti, in modo schematico in modo da non essere prolisso, ma anche per non essere frainteso:
    1) analisi perfetta della situazione (ma come sempre i media fanno vedere ben altro)….ma non ci voleva lui per farcelo sapere….
    2) se non c’è lavoro per i “cervelli” come fa ad esserci lavoro per chi “cervello” ne ha di meno?….e non ditemi che un 40enne con gli attributi abbia da imparare da un 21enne appena uscito da una triennale…
    3) Sarebbe stato bello che l’intervistatore gli avesse chiesto se il suo suggerimento ai giovani valesse anche per i suoi figli….chissà cosa avrebbe risposto
    4) Ultimo, ma non da ultimo, sarebbe opportuno che chi faccia queste interviste, ed occupa ruoli imprenditoriali e istituzionali, così rilevanti non si limiti a dirci le cose come stanno (lo sappiamo sulla nostra pelle), ma che ci dia soluzioni plausibili, ci dica cosa sta facendo per ovviare al problema…e soprattutto che lo faccia nel modo più indolore possibile per la parte di popolazione più debole, perchè, caro fabio, a fare il fico con il deretano degli altri siamo tutti bravi….

  2. Una posizione incontrovertibile, quella di Guidi.
    Quando tutti si sono spavetntati per la crisi hanno perso un punto di vista fondamentale: la crisi ha celato un cambiamento sostanziale dei nostri assetti industriali e commerciali che già era in atto e che era solo attenuato dall’effetto volano normalmente attuato dall’economia.
    Purtroppo (o per fortuna) la crisi ha solo aperto le porte a questo cambiamento, eliminando quei freni naturali che l’economia normalmente pone.
    Il mercato non è necessariamente peggiorato, è solo cambiato e sono cambiate tecnologie e strategie per affrontarlo. Chi saprà riconoscere queste variazioni e agirà di conseguenza potrà solo trarne vantaggi (lo afferma Guidi e lo avvalla con dati), chi, come tanti industriali, riterrà di marcare le vie già battute in passato, lascerà terreno alle nuove leve.
    Alcune cose emergono dall’intervista (e dalla situazione osservabile da ciascuno di noi):

    1)Il mercato del lavoro dovrà subire modifiche sostanziali nella ricerca di personale (più profili specializzati, più profili giovani, carriere meno legate all’azienda, ricerche meno legate alla RAL ed ai titoli di studio)
    2)In tutti i settori sono necessarie riconversioni verso fasce alte di mercato e verso l’innovazione.
    3)Decadono molti strumenti marketing e commerciali istituzionali a favore di canali direttamente indirizzati alla clientela finale.
    4) Le PMI necessiteranno sempre di più di collaborazioni e coesioni e sempre meno di un individualismo che le sta via via isolando e facendo cadere, creando in vaste aree terra bruciata intorno alle attività di rilievo.

    Guidi non è pessimista quando parla di “panorama spaccato in due”, ma profondamente realista.
    Volendo valutare il bicchiere mezzo pieno, nell’articolo, questa situazione si tradurrà in una grande occasione di rivalsa e di affermazione (anche internazionale) per quelle aziende e per quei professionisti che sapranno affrontare la novità (con spirito collaborativo, consorziale, innovativo….etc.). Insomma la scelta è quantomai aperta e possibile (all’inizio del secolo scorso alcuni produttori di lampade a olio, carrozze, velocipedi sono finiti in rovina…altri hanno deciso di produrre impianti elettrici, automobili, etc. affermandosi come nuove potenze economiche).
    L’unica cosa che tutti noi dovremo sperare è che gli industriali e i top managers, tra i primi, sappiano riconoscere queste necessità e non rimangano coacervamente legati alle boe dei fasti passati.

  3. Oligarchia. Onnipresente….!

    Ma si sarà mai chiesto Guidi l’effetto che possono fare certe affermazioni?

    Rimango inorridita di fronte a simili messaggi di rassegnazione lanciati ad una e più generazioni che hanno tutta la vita davanti. Lo trovo pericoloso, destabilizzante, e alquanto irresponsabile. Perchè è corretto pensare e dire che si debbano fare sacrifici, per carità, il mondo lo vediamo tutti oggi e con più strumenti di osservazione di ieri, i giovani non sono mica ebeti! e i senior…già ci stanno passando, all’era della micragna! ..ma non si può demolire il futuro! fare razzia e presentare il conto finale, il deserto, ad un Paese, come se fosse diventato così…guarda un po’, per causa naturale!

    Ora, il disegno in atto l’abbiamo capito tutti: manca manovalanza, so’ tutti dottori, indeboliamo l’istruzione, ammazziamo la cultura, il diritto (e lo Statuto dei lavoratori) e ci ritroveremo le masse di operai, braccianti, tornitori ed ebanisti affamati e volenterosi. Sì, un bel popolo piegato in due! Ma che geni! peccato che 40 anni fa mancava un elemento di confronto quotidiano, Internet!… e che sempre 40 anni fa l’inglese e altre lingue le parlavano in pochi, italiano incluso….!

    Osvaldo, non posso credere che i manager capaci non esistano più, solo, quelli che potrebbero funzionare in una sana logica di sviluppo della collettività e di un’economia responsabile non rientrano nella cerchia ristretta, stanno al confino, o si sono adattati a far altro, o stanno emigrando anche loro, come molti giovani.

    A questi ultimi chiedo di non lasciarsi abbrutire da certe parole, di stare più su Internet (e meno su FB) per capire cosa può succedere – anche di bello – nel mondo, di inventarsi un lavoro per quel che piace fare, dove gli pare se vogliono ma anche qui, perchè c’è anche il sacrosanto diritto di voler rimanere nel proprio luogo (!) e soprattutto di continuare a lottare e far sentire la propria voce, come un coro di vuzuzuela, giustamente incaz…a (ma mai violenta), di essere giustamente sdegnati per il conto che si sta loro presentando! e di proporre loro stessi, smacco finale all’oligarchia geriatrica, modelli di sviluppo per una nuova civiltà fuori dagli schemi della razzia della cosa pubblica.

    Infine un omaggio a Gino Giugni, per tutti i giovani che non c’erano ancora, allora, o per chi dovesse aver dimenticato:
    http://it.wikipedia.org/wiki/Statuto_dei_lavoratori

    Non si può arretrare, no, non così, e più scrivo e più mi sento ancora così giovane, e molto, molto contrariata.

  4. “Bisogna fare un passo indietro, tornare al modo di pensare di 40 anni fa” questo passaggio in particolare mi fa venire i brividi. Mai come oggi la maggior parte degli imprenditori non parla in termioni di risorse umane ma di “costi” umani.Mi può anche stare bene il principio di una maggiore “versatilità”, il problema è che questo modello di lavoro eccessivamente “orizzonatale” rischia di trasformarci in meri factotum esecutori di 40 anni fa, yes-man che si adeguano all’andazzo pur di salvare la propria posizione.E la voglia di cambiamento e lo spirito critico positivo in grado di poter fare la differenza?

  5. Sono durissimi momenti contro cui occorre attrezzarsi in modo concreto.Pensando che non si tratta di qualcosa che passerà,ma piuttosto del nuovo mondo (del lavoro e non solo).A tutti è richiesto cambiare:ai dipendenti,ai giovani,a quelli che giovani non sono più e che si trovano a dover reinventarsi un lavoro.Ma anche agli imprenditori,e qui sta il nocciolo della questione.E’ la Società in tutte le sue forme ed emanazioni che deve capire prima,e ricostruire dopo,cambiando.Si devono fare sacrifici? Bene,facciamoli.Ma purchè serva,e facciamoli tutti.Coordiniamoci.
    No che non è giusto che si pretenda solo da alcune fette della Società.Dignità e capacità di autosostentarsi sono ugualmente dovute per tutti.Un degno lavoro.Che se non il top,sia almeno in linea con un orizzonte futuro.Che però,teniamolo bene a mente,è completamente da ridisegnare.Da inventare.
    Purtroppo non vedo alcun segno del genere in giro.Solo attesa di un ritorno all’opulenza o discorsi.E allora,da sola,mi rimbocco le maniche e vado.

  6. Purtroppo il sistema Marchionne comincia a fare scuola. Avevamo sperato in una normalizzazione e ad un ritorno al dialogo e al xoinvolgimento dei dipendenti all’azienda. invece ha vinto l’intolleranza, l’arroganza e il guadagno a breve termine.
    Così come la crisi è stata la scusa per decimare persone “scomode” in azienda, adesso Marchionne è il Caronte di un nuovo metodo di fare impresa che asseconda l’incapacità manageriale delle PMI in particolar modo (ma ultimamente anche di tante multinazionali) e l’incapacità di sviluppare le risorse, trasformare i processi, adeguarsi al cambiamento. Molto più facile dire cose tipo: “i giovani si devono adeguare, i senior si devono accontentare”. Peccato.
    L’Italia non è certo più un Paese per manager. Non ce n’è più.

  7. Cara Sandra,
    hai perfettamente centrato l’obiettivo.
    Si esce dalla crisi se si riscrive l’ordine mondiale delle cose.
    Se si mettono le toppe si va avanti un altro pò e poi di nuovo crisi…..ma queste regole vanno scritte dagli imprenditori o dalla classe politica?
    Caro Osvaldo,
    come non darti ragione, se pensi che nelle multinazionali i manager di ieri, che non hanno saputo fronteggiare alla crisi, sono gli stessi, riciclati, che oggi hanno posizione di rilievo in altre multinazionali….ma permettimi di suggerrti, anzi di suggerire un pò a tutti una domanda….ma nella trattativa Impresa/Sindacato lo Stato dov’era?…anzi la Comunità Europea dov’è?….perchè non supplisce alle mancanze dell’impresa? perchè non partecipa alla partita obbligando l’impresa a dare delle contropartite certe e documentate?
    Basta per oggi ho chiuso…..

  8. Mi intrufolo nella discussione perche forse mi sento un po’ presa in causa…io sono anzi ero una di quei manager che scomodi è stata fatta fuori, cosi senza motivo su due piedi…solo perchè non ero allineata, oppure stavo antipatica…non vado oltre altre motivazioni, che demorilizzano il mondo del lavoro…Si perde il lavoro, cosi dall’oggi al domani, ci si perde dentro noi stessi, perchè il lavoro rappresenta una buona parte di noi, quando sei manager a certi livelli…e si cade in un limbo…si metabolizza la cosa, si riflette sui propri errori e poi si inizia in tutti i modi a rimetterci sul mercato…chi mi conosce sa che ho impiegato quasi un anno e mezzo per ritrovare quello che cercavo..ma ho beneficiato di una situazione economica favorevole…senza la quale, mi sarei messa a fare altro…! Quello che dice Guidi in parte è assurdo ma in parte è vero! oggi non ci sia abbassa più a fare certi lavori, quando si sono fatti prima a certi livelli…e in questo le nuove generazioni fanno scuola…entrano in stage e spesso pretendono di fare l’amministratore delegato direttamente senza passare dal via! Se guardate le generazioni di oggi, hanno sì ambizioni, ma vorrebbero raggiungere i risultati senza sacrificio…Vi invito a leggere ” la fortuna non esiste ” di Calabresi, vi farà riflettere su tanti modi di vedere.
    Venendo a Marchionne, ma qui è semplicemente un mio punto di vista, personalmente credo sia una dei migliori manager che abbiamo in Italia.Credo che fare quello che fa e gestire un’azienda come la FIAT sia tutt’altro che facile.
    Infine sulla parte dei sindacati, io credo che ci debba essere un’evoluzione del ruolo del sindacalista, che ad alti livelli, è una manager come Marchionne. Si sentono sempre gli stessi discorsi, posti sempre nello stesso modo, con le stesse parole, con gli stessi concetti. Se si guarda all’Europa siamo indietro anche su questo punto.
    La mia è una riflessione costruttiva personale…
    Buona notte

  9. In questo periodo incontro diversi imprenditori e manager e da tutti (per ora davvero tutti) mi sento dire: buona analisi, proposta operativa interessante, mi pare che potrebbe funzionare e dare risultati, ma in questo momento non ci sono le condizioni. E le condizioni che mancano, mi viene detto, sono due (ma in realtà è una sola!). La prima: non ci sono risorse per investimenti. La seconda: non c’è il giusto livello di condivisione in azienda (Managment e CdA)che un progetto del genere richiederebbe. Quindi non la porto avanti anche se ne riconosco la validità. Io credo invece che la vera condizione che manca è la condivisione vera degli obiettivi di fondo. Tutti siamo stati abituati a lavorare per obiettivi. Sano principio, che però ci ha fatto perdere di vista che lavorare per obiettivi è solo uno dei mezzi possibili per generare benessere per noi e per gli altri (azienda compresa). Ora invece gli unici obiettivi rimangono la chiusura trimestrale, la fine di un progetto rispettando i tempi e il budget…. e se poi dopo si chiude vuol dire che è colpa della crisi e della globalizzazione. Io i miei obiettivi li ho conseguiti, non è colpa mia. Nessuno è disposto a mettere in discussione il proprio obiettivo a favore di qualcosa che abbia un più ampio respiro, che possa produrre frutti stabilmente in una nuova situazione che io smetterei di chiamare crisi (che dà un senso di temporaneità alla situazione), ma chiamerei con il suo vero nome: cambiamento strutturale. Se la si vede in quest’ottica allora il consiglio di Guidi: “per adesso accettate un lavoro qualsiasi, poi quando ci sarà la ripresa si vedrà”, è in realtà: accettate un lavoro qualsiasi perché non ce ne sarà più x nessuno. E’ questa la prospettiva che vogliamo? Oppure vogliamo costruire qualcosa in grado di generare benessere in un modo nuovo, usando le intelligenze che abbiamo? Se anche chi imprende e chi dirige ha solo prospettive di riduzione di costi e di non disturbare troppo i propri colleghi/capi/collaboratori nel pensare a qualcosa di diverso vuol dire che si sta andando verso l’annullamento. Non vale “ha da passà a nuttata, poi si vede”, perché così facendo “a nuttata” non finisce più!…. Sono stato lungo… Chiudo chiarendo perché i 2 motivi erano riconducibili a uno solo: perché la scusa delle risorse che mancano è solo figlia della incapacità di costruire, insieme ad altri, qualcosa di nuovo. Capacità che, fino a che c’erano risorse economiche, non serviva: ognuno si faceva le sue cose autonomamente e con la forza dei risultati otteneva il coinvolgimento degli altri (atteggiamento muscolare). Ora il coinvolgimento va costruito prima, con il ragionamento, l’analisi senza preconcetti e il confronto: doti queste, capacità di vedere lontano e di confrontarsi, assopite quando non atrofizzate in molti (troppi?), manager e imprenditori…. Sono appena entrato in FdR e mi aspetto che sia una buona “palestra di riabilitazione”!

Lascia un commento