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Quale formazione fa per voi?

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Fine luglio. Questo è il periodo dell’anno in cui faccio un po’ il punto della situazione. Mi faccio le domande “cosmiche” riguardo a chi sono e a chi voglio essere, sia dal punto di vista personale che professionale.

Non è un caso che quattro anni fa, praticamente a ferragosto, io abbia telefonato a Osvaldo Danzi per chiedere informazioni sul MUSTerFdR.

Ero a un punto fermo del mio percorso professionale e sentivo la necessità di un cambiamento. Ricoprivo il ruolo di Key Account Manager sul mercato Istituzionale per Acantho (il braccio TLC del Gruppo Hera[1]) da 13 anni ed ero diventata mamma da appena quattro anni. Questa ultima esperienza aveva dirottato molte delle mie energie. L’azienda al momento non mi stava proponendo un percorso di formazione adeguato alle mie esigenze, ma il tema vero per me era definire quale esigenze volevo soddisfare, come mi immaginavo nel prossimo futuro.

Della presentazione del MUSTer che avevo letto e riletto, navigando il sito in lungo e in largo, mi piacevano tre cose. La prima che fosse a basso costo (perché sapevo che non avrei, con buona probabilità, ricevuto aiuto dall’azienda), la seconda che fosse interdisciplinare, che si svolgesse nei fine settimana e la terza che avesse un tono informale.

Mi sono iscritta dopo due chiacchiere al telefono con Osvaldo ma ammetto di non aver compreso bene quale formazione avessi comprato fino ad aver compiuto almeno la terza tappa, più o meno dopo aver percorso circa 1300 km (i primi dei quasi 6000 km che avrei percorso in totale) tra Brescia per l’UXcom 2016, Milano in 3M e a Firenze in Balenciaga.

Una delle ragioni per cui mi sentivo disorientata è che mi sembrava di appartenere ad una classe “fluida”, con la sensazione di far parte di qualcosa iniziato tempo prima, sia per la presenza di alcuni compagni di classe che già avevano frequentato il MUSTer e che venivano chiamati ‘seriali’, sia perché mancava un luogo fisico, fisso, in cui ritrovarsi.

Mi mancavano i riferimenti classici della formazione tradizionale, i suoi simboli. Un’aula, le sedie allineate, la lavagna, un collegio docenti bene identificato, un gruppo di compagni di classe “tradizionale”, i compiti a casa.

Mi sono invece confrontata subito con relatori e formatori via via differenti in varie realtà aziendali, in diversi luoghi fisici, con manager, direttori imprenditori che si avvicendavano e di volta in volta raccontavano esperienze, processi, illustravano dati. Avevo un programma, ma non riuscivo a cogliere l’identità del MUSTer. I temi venivano affrontati nei contesti molto differenti delle aziende che ci ospitavano servizi, consulenza, manifattura, produzione, e con linguaggi specifici.

Piano piano il quadro si è costruito intorno alla mia capacità di riorganizzare le informazioni. Entravo a stretto contatto con le realtà del paese, finalmente, in un modo lontano dai miei schemi abituali allora fatti di aziende della PA, di gare, di regolamenti e procedure di affidamento più o meno complesse.

Avevo anche affrontato questo percorso con un misto di timore e aspettativa. Temevo di disaffezionarmi alla mia azienda, di tornare al lavoro disillusa.

Ho sperimentato il contrario. Sono tornata ogni volta con qualche strumento in più, soprattutto con la capacità di correlare le informazioni e con un bagaglio di informazioni di prima mano.

Per questi motivi dopo il primo anno da MUSTerista “ordinaria” ho continuato e continuo a frequentare il MUSTer come partecipante seriale, come chiama Osvaldo quelli che come me si iscrivono per vari anni consecutivi.

Non sempre ho subito trovato applicazione delle idee e delle informazioni acquisite ma anche oggi, a distanza di tempo, nell’affrontare alcune situazioni in azienda, mi scopro ad sfruttare queste conoscenze e a utilizzare metodi appresi al MUSTer.

Uno dei risultati più tangibili del MUSTer è una rete di persone ampia a cui posso rivolgermi per una consulenza o un parere. La classe esiste, infine, ed è quella che si crea tappa dopo tappa facendo il viaggio insieme o alle cene precedenti le giornate di lezione. È un classe di persone vere, appassionate e curiose, disposte a mettersi in discussione, a modificare i propri paradigmi, a contaminarsi in contesti lontani dal proprio.

Posso dire di disporre oggi di una sempre rinnovata banca dati di informazioni e di strumenti che utilizzo per leggere la realtà con maggiori competenze e per relazionarmi con le persone in contesti differenti, di una pila ormai troppo alta di libri da leggere ma che posso consultare in qualsiasi momento, di una nuova mappa del territorio, una migliore e più profonda conoscenza del mondo del lavoro in Italia, di una maggiore dimestichezza con linguaggi specifici di altri mestieri che non sono il mio, e della relazione diretta con professionisti, manager, imprenditori, formatori con cui difficilmente sarei entrata in contatto.

Consiglio sempre di partecipare almeno a una tappa del MUSTer per capire meglio di cosa si tratta, ma solo frequentarlo interamente consente di apprezzarne la qualità (che è altissima, per la scelta dei formatori, dei testimonial e delle aziende) e ricevere i benefici che ho appena descritto.

Vi auguro con questo di fare una buona riflessione quest’estate, sotto un ombrellone o lungo qualche sentiero di montagna, e di domandarvi quale formazione veramente fa per voi. Magari alla fine di questa riflessione trovate il MUSTer di FdR.


[1] Oggi sono ancora Key Account Manager, ma seguo i servizi ICT per la capo gruppo.

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