Risorse Umane

Quanto costa un buon collaboratore?

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Perché costa molto sostituire un collaboratore che se ne è andato? Il costo finale è determinato da tante spese collegate tra loro.

¨  Il tempo per intervistare i candidati,

¨  le spese per intervistare i candidati,

¨   le spese, possibili, di viaggio per un reclutatore,

¨  le spese per la riallocazione del nuovo assunto,

¨  spese di contabilità,

¨  spese per l’aumento dell’assicurazione di disoccupazione,

–  perdita delle capacità e del know how del vecchio dipendente

Cosa si può fare

Prima bisogna focalizzarsi su quelli che sono le figure chiave; in alcune società, però, tutti gli impiegati sono importanti. Capire come tenerli, saper perché se vanno o perché stanno solo pensando di andarsene; è importante in questo caso fare un intervista “di uscita”.

Da quelli che se ne sono andati è meglio scavare per sapere i motivi principali della loro partenza anche se saranno restii; con coloro che non hanno ancora lasciato sarebbe meglio sollecitare a parlare dei problemi incontrati attraverso conversazioni informali e casuali. Ascoltare i commenti che si hanno sui colleghi è fondamentale.

Alla fine risulta comunque più costoso perdere un vecchio dipendente e assumerne un altro; vale la pena di perdere tempo e denaro per la soddisfazione dei propri dipendenti.

9 Commenti

  1. grazie Federico,
    credo che anche le piccole imprese, che non hanno di solito un ufficio HR, possano permettersi un metodo per sviluppare le risorse chiave. Parli giustamente di interviste informali e casuali: invece tutt’altro che casuale immagino debba essere frequenza e tipo di domande. Ovviamente mi viene in mente qualcosa, ma ha senso che tu faccia degli esempi?
    Andrea

  2. Ciao Federico,
    concordo con quanto dici e aggiungo, “perdete tempo” anche a fare indagini di clima, colloqui individuali periodici sulla soddisfazione e i punti di miglioramento, fategli notare quando svolgono un buon lavoro (non solo quando possono farlo meglio) e usate il “grazie” seguito da un sorriso, costa poco, fa bene ai muscoli facciali e rende tanto!
    Un dipendente soddisfatto resta con voi, lavora meglio e fa aumentare i profitti dell’azienda.
    Un saluto a tutti,
    Walter

  3. Ciao Federico. Penso che soddisfare il proprio dipendente, o meglio farlo lavorare in tutta tranquillità e comodità sia la cosa più importante che ogni azienda debba affrontare. Di solito le PMI sono gestite da una sola persona che si avvale di pochi collaboratori “fidati” e non ha, diciamo, tempo per ascoltare i dipendenti. Concordo con quanto detto da te. Però non direi “perdere tempo”, ma dedicare del tempo ai dipendenti, fa risparmiare denaro. Quando lavoravo in IBM ogni mese il capo chiamava, random, alcuni dei suoi collaboratori per quelle che chiamavano interviste. In questo modo si potevano ricavare alcune informazioni molto importanti per mantenere un tenore felice all’interno di un intero reparto, e quando parlo di reparto, parlo di 200-300 dipendenti.

  4. Federico,
    mi sembra molto azzeccato !
    Non si mette mai in conto il costo del cambiamento!

    Aggiungerei anche:
    – occasioni perse per le attività che non possiamo seguire
    – stress del manager e dei colleghi che devono coprire il buco

    Detto questo credo che le uniche risorse da perdere siano quelle che non fanno nulla e che, guarda caso, non lasciano mai l’azienda, facendo crescere il malumore a chi “si fa il mazzo anche per gli altri”.

    a Daniele: bella la strategia random! ovvio che bisogna trovare un manager che accetti le critiche dagli sconosciuti! Io ne conosco pochi…

  5. Ciao a tutti,
    volevo portare la mia esperienza, forse può essere di interesse.
    Io lavoro molto con le PMI sia come formatore esperienziale che con interventi diretti in azienda lato organizzazione, qualche imprendotore illuminato l’ho trovato. Si tratta di persone consapevoli del fatto che la responsabilità del comportamento dei propri dipendenti è anche loro, nel senso che i dipendenti riflettono molto i comportamenti dell’imprenditore, nel bene e nel male. Alcuni imprenditori stanno cambiando, altri hanno preso cosapevolezza e spero lo faranno. E’ incredibile vedere come il clima migliori notevolmente anche al minimo cambiamento dell’imprenditore, dal punto di vista comportamentale. Io credo fermamente che sia possibile cambiare (in meglio), ed è questo il messaggio che cerco di portare nelle PMI. Il primo cambiamento avviene quando l’imprenditore capisce che il tempo dedicato al proprio personale, per farlo crescere e per ascoltarlo (con interviste, indagini, momenti formativi o informali…), non solo non è perso ma è un investimento che riporta, oltre a maggiori profitti, proprio maggiore tempo disponibile nel breve e lungo periodo. Tempo che per l’imprenditore è proprio la risorsa più preziosa.

  6. Grazie delle informazioni e delle esperienze che avete condiviso; Marco, le tue aggiunte mi saranno utili in formazione. Per quanto riguarda il tempo, la capacità di gestirlo è sicuramente acquisibile solo nel caso in cui una persona ritenga che sia una competenza che si può apprendere.

  7. @ Walter Allievi: quanto vorrei che quello che riscontri presso le PMI tue clienti fosse diventato il pensiero comune della maggioranza di esse.
    In realta’ penso che proprio quelle che si avvalgono del tuo know how professionale siano “happy few”.
    Ho lavorato sia in grandi che in piccole aziende e la mia esperienza – relativamente ad entrambe le categoria – circa l’ascolto ed il monitoraggio del mio sentiment nei confronti dell’interlocutore di cui di volta in volta ho vestito la casacca e’ stato sempre “sconfortate” (per usare un eufemismo).

  8. Ciao a tutti. Concordo in pieno sulla necessità di ascoltare i dipendenti, e non solo quelli che se ne vanno o i candidati che lo diventeranno in futuro. Pochi e relativamente semplici strumenti possono fare la differenza tra un ambiente arcaico ed uno illuminato, dov’è piacevole e promettente lavorare. Personalmente ho svolto assessment sia in grandi che in piccole aziende, con un sorprendente incremento delle richieste presso queste ultime negli scorsi anni. Le persone non hanno timore di una valutazione (come spesso si crede) se questa è ben fatta, se viene dato loro un feedback tempestivo e leale e soprattutto se anche l’imprenditore o il loro capo si mettono in gioco. Sono strumenti che costano davvero poco rispetto al risultato e anche rispetto a quanto le aziende spendono per investimenti poco ponderati che si trasformano in sprechi. Ben venga questa nuova cultura. Io la sto vedendo crescere!
    a presto
    Anna Luzi

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