FormazionemanagementMUSTerNews

Al MUSTer di FiordiRisorse non servono i lunedì

2 commenti1937 visite

C’è sempre un lunedì alle nostre spalle, un lunedì dei buoni propositi che forse abbiamo tradito.
Eppure l’efficacia di un buon proposito si misura dalla naturalezza  con cui viene tradotto in azione – grande o piccola che sia, individuale o collettiva – senza la necessità di fissare un giorno x da cui partire. Ciò che conta, invece, è che una molla faccia scattare il bisogno o il desiderio, le due grandi leve che azionano qualsiasi cambiamento. Il MUSTer di FiordiRisorse, che ha appena chiuso la sua seconda edizione e sta già lanciando la prossima, ha generato proprio questo effetto: le persone hanno messo in atto trasformazioni personali e-o professionali senza che servisse lo sforzo del lunedì.

Ce lo ha fatto capire Paolo Bruttini durante la giornata di chiusura del MUSTer. Paolo Bruttini vuol dire Open Leadership Manifesto, forse una delle espressioni più moderne per tracciare la forma evoluta di sviluppo organizzativo.
Con lui abbiamo parlato di caos, di ambiguità, di processi e strutture, di individui come cipolle che però hanno un centro, di leadership carismatica o facilitatrice, di pensiero, di capitale umano e sociale,  di comunicazione, di gioco e psicoterapia, di management dinamico, di conflitti, di centri e periferie, di imprenditori oggi, di confronto, di visual thinking.  Detto così, lo so, sembra dispersivo ma l’abilità di un formatore sta proprio nel tirar fuori dal profondo e restituire in forme comprensibili.

Ecco cosa lui ci ha restituito.

1. Il MUSTer funziona per tre semplici motivi: perché non si controlla il flusso (non servono più a nulla gli schemi classici del comando e controllo), perché i testimonial sono modelli realistici (e quindi raccontano verità che possono essere prese a riferimento senza frustrazioni da insuccesso) e perché sviluppa un concetto di leadership moderna (esiste un centro ma il protagonista è il gruppo).

2. Non bisogna mai cercare di fuggire troppo in fretta dalla condizione di caos ma serve mettere in atto alcuni meccanismi di salvezza. Tradotto: il MUSTer genera inevitabilmente un disorientamento interiore proprio perché progettato per scuotere e provocare cambiamenti ma ciò che conta è fare chiarezza e trasformare in processi e strutture gli elementi per noi prioritari. Solo così non disperdiamo.

3. A volte, nel lavoro, siamo dei falsari. Iniziamo quindi a dirci cosa ci piace e cosa ci fa stare bene, senza fingere.

4. La leadership si sviluppa proprio come un muscolo e il fatto di non essere carismatici non è affatto un problema. Se ti manca il carisma, usa la tua abilità di gestione e di relazione ma fatti da parte e agevola lo sviluppo di un’intelligenza collettiva.

5. Sfruttiamo meglio le periferie, reali e metaforiche, perché sono un ottimo luogo di conflitti. E, a quel punto, chiediamoci come lo viviamo dentro noi stessi. Il conflitto è merce preziosa.

Quando ci iscriviamo ad un master la maggior parte di noi pensa a mille cose  ma forse tralascia sempre una domanda. Cerchiamo di scaricare dalla rete un programma, i costi, le date o la sede in cui si svolgeranno i moduli ma mai ci facciamo la domanda su chi, come noi, sta cercando le stesse informazioni e si iscriverà come noi. Il MUSTer di FiordiRisorse è una scelta di perfezionamento manageriale che alla fine, ogni anno, diventa scambio naturale di esperienze tra persone e aziende. Opportunità senza opportunismi. Raramente in questi due anni di master ho visto girare biglietti da visita tra i partecipanti, forse non li ho proprio visti.
E quando dopo l’ultima lezione e consegna dei diplomi, piuttosto che saltare ognuno in macchina per tornare a casa propria – visto che è sabato – più di venti persone tra imprenditori e professionisti si fermano spontaneamente a mangiare in trattoria per fermare ancora il tempo, allora si. Allora si che capisci quanto non servano i “feedback” tradizionali in forma di questionario o risposta multipla.
Allora sì che un MUSTer ti ha già un po’ cambiato la vita.

Stefania Zolotti
Direttore Responsabile "Senza Filtro - Notizie dentro il Lavoro" Giornalista, autrice, esperta di comunicazione aziendale

2 Commenti

  1. Sì, a volte non è nemmeno necessario mettere in pratica. È successo anche a te di essere ispirata da una visione? Magari non sai neanche se è nel futuro prossimo o nel futuro futuro, ma intuisci che il modo si sta muovendo in quella direzione e questa emozione genera un’atteggiamento.
    E l’atteggiamento non si mette in pratica il giorno dopo, hai già iniziato a viverlo.

Lascia un commento