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Le (mie) misure del MUSTer di FiordiRisorse 2016/17

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Prima di tutto i numeri. Ho percorso oltre 3.000 Km, visitato circa 20 località per altrettante aziende e ristoranti o trattorie che hanno ospitato le nostre cene di classe e ricevuto circa 200 ore di formazione tenute da circa 60 relatori (testimonial, come direbbe Osvaldo Danzi, ideatore di FiordiRisorse) tra amministratori delegati, responsabili e direttori HR, consulenti di organizzazione, direttori di produzione, uno chef, un paio di professori universitari, un capo di spedizioni in Antartide, imprenditori, esperti di comunicazione, di design e di marketing, formatori e qualche genio visionario. Zero lavagne, aule, esami. Né orali né scritti.

Prima di tutto do i numeri

perché, come ci ha spiegato Matteo Fusco di Beople all’ultima tappa del MUSTer in Fratelli Guzzini a Recanati, una esperienza (prodotto, servizio) ha valore quando è misurabile. E poi ciò che non posso valutare con un numero, perché ci sono nuove metriche oggi con cui si misura il successo di un prodotto o di un servizio: “le persone e le relazioni” (Petra Schrott, formatrice, esperta di marketing ).

Ci sono molte esperienze vissute in questo MUSTer 2016/17 alle quale attribuisco un grande valore. Ne cito tre in particolare.

La prima è di aver incontrato tante Persone oltre le loro professioni. I MUSTeristi, appassionati del lavoro, del proprio e di quello degli altri, che hanno scelto di approfondire le loro conoscenze andando in diretta nei luoghi dove il lavoro viene creato, disegnato e ripensato. I relatori sono stati spesso disponibili a condividere con noi le pause tra una formazione e l’altra o i momenti conviviali e anche i padroni di casa delle aziende che abbiamo visitato, in molte occasioni, hanno partecipato insieme a noi alle sessioni di formazione.

La seconda è che il MUSTer mi ha dato un quadro d’insieme che non avrei saputo ricostruire prima di partecipare a questa avventura: una idea di come certe aziende e tanti professionisti in Italia stanno promuovendo eccellenza nella realizzazione di prodotti e servizi mettendo le mani nelle organizzazioni, rivoluzionando i processi e i luoghi di lavoro (per citare alcune delle aziende, ospiti delle sessioni di formazione che mi hanno lasciato questa impressione: 3M, Bedeschi, Unox, Galdi, GE, Venchi, Birra Baladin); una maggiore comprensione di come si stanno spostando gli interessi degli utenti finali dei servizi e dei consumatori dei prodotti e quindi una visione magari non esaustiva ma credo più approfondita della società in cui vivo oggi.

La terza è un insieme di pratiche, informazioni, contatti a cui potrò attingere in vari ambiti della mia professione e che hanno dato e stanno dando un ulteriore impulso al miglioramento costante delle mie competenze personali e lavorative. Da questo percorso porto a casa che la Lean non fa miracoli ma è uno strumento formidabile per ripensare i processi e le aziende intere (grazie ad Antonella Cipollone, organizzatrice di diverse tappe del MUSTer su Lean Thinking e Organizzazioni Lean); che l’industry 4.0 è fabbrica intelligente ma soprattutto cultura (indimenticabile doppio modulo del MUSTer a Padova con Satoshi Kuroiwa e poi in Tipoteca a Cornuda-TV); che le “persone sono più importanti del brand” (Jarvis Macchi, Head of Digital in Pinko, in Balenciaga a Firenze); che il talento è necessario alla crescita di un’azienda e che oggi è molto più importante sapere essere leader che manager (Alessandro Cravera, Newton24, al modulo in SellaLab, a Biella), che esistono organizzazioni piatte (Paolo Bruttini, La forma del Tempo ) e organizzazioni “liquide” (Cocoon Project, tappa del MUSTer in GE, Firenze) che funzionano; che le persone sono dis-intermediate mentre le organizzazioni che le stesse persone creano per lavorare e vivere nella società sono intermediazione per eccellenza (Alessandro Donadio, CEO SocialOrg, tappa in Marzotto, Valdagno-VI); che “i lavoratori del domani saranno contributor a partita IVA interessati non più ai benefit ma a una architettura di vita” (Sebastiano Zanolli, consulente di Direzione del Gruppo OTB); che per sopravvivere a una spedizione in Antartide occorre una forte connessione con il proprio intuito ma soprattutto una grande preparazione (Chiara Montanari, capo di spedizione in Antartide); che da un sogno e dal legame con la propria storia e con il territorio si può fondare una grande azienda anche in un paese geograficamente scomodo come Piozzo-CN (Teo Musso, CEO di Birra Baladin); che “il cambiamento non va gestito, ma vissuto” (Giorgio di Tullio, Innovation Designer); che è indispensabile conoscere la cultura dei paesi in cui si va a sviluppare il proprio business (Giovanni Battista Mantelli, Direttore Strategie Commerciali e Marketing di Venchi); che i prodotti vanno ideati con l’obiettivo di generare esperienze (Sergio Grasso, CEO di Fratelli Guzzini) e molto, molto altro che non riesco a riassumere in queste righe.

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