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Le 6 Regole per l’Elevator Speech perfetto

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Quest’anno il Belle Capocce non è più solo un momento di incontro e conoscenza fra le Persone che condividono i valori del nostro Gruppo, ma anche un momento formativo leggero (e professionale) in cui attraverso la formula dell’ Elevator Speech (ci piace storpiare le certezze dell’innovazione modaiola) ci si propone per raccontare in pubblico un tema nel quale ci si sente ferrati.

Questo consente di evitare quei fastidiosissimi incontri di networking dove tutti vogliono vendere qualcosa (ma poi non c’è nessuno che compra), quegli scambi di biglietti da visita con job title inquietanti e gare di cartoleria a chi ha il biglietto dalla grammatura più alta, o peggio ancora quegli interventi marchetta noiosissimi dove lo sponsor della serata deve a tutti i costi portare a casa un risultato.

Pertanto, abbiamo deciso di affidare il primo intervento dell’anno ad Antonella Cipollone, per il nostro gruppo una certezza sia in termini professionali che dal punto di vista dell’etica promozionale. Nei 40 minuti di intervento non una volta abbiamo sentito dire “io.. io… i miei clienti…”, ma solo contenuti, spiegazioni, chiarezza sui temi della Lean per tutti coloro che in maniera molto semplice desiderano avvicinarsi o anche solo introdurre questi processi nella propria azienda.

Che poi è il modo di fare networking di qualità, perché è evidente che se ciò che racconti è credibile, va da se che creerai attenzione e curiosità intorno al tuo mestiere.

L’esperimento è riuscito estremamente bene. Da qui abbiamo dunque declinato le regole per l’Elevator Speech perfetto qualora vi venisse voglia di proporvi per uno dei prossimi Belle Capocce nella vostra zona:

  1. Parlo solo di temi che conosco molto bene e che abbiano un ambito professionale.
  2. E’ vietato esordire con “io ho detto… io ho fatto… io sono…” Quello che avete da dire lo dite al momento, ciò che avete fatto ce lo raccontate (se ha un senso e non è una marchetta simplex), chi siete lo vediamo al momento dell’intervento. Vendersi prima di aver dimostrato cosa si sa fare è la peggiore strategia possibile. Non parlate di voi. Fate in modo che siano gli altri a riconoscervi le competenze.
  3. Sono vietati loghi e citazioni di “improbabili clienti”. Se fate una citazione, la fate fino in fondo. “Il mio cliente” non da alcun valore aggiunto al contenuto. Le case history hanno nomi, cognomi e firme.
  4. Le slide non sono fogli di word da proiettare. Nè appunti da leggere. Poche parole, un’immagine, un concetto. Le slide servono per accompagnare il discorso. Non sono i sottotitoli per i non udenti.
  5. Prima di proporre un intervento mi chiedo: “io ci andrei mai ad ascoltare una cosa del genere?” Se anche tu hai delle perplessità, cambia argomento
  6. L’esposizione deve essere chiara, non dare nulla per scontato. Immagina di avere davanti un bambino di 5 anni, non il Premio Nobel per la Fisica dell’anno in corso.
  7. Fai amare a tutti ciò di cui stai parlando. E’ l’unica possibilità che hai perché gli altri abbiano voglia di farti domande o chiamarti il giorno dopo.

Lo so che nel titolo c’è scritto “le 6 regole..” e queste sono 7. Era per vedere se arrivavi fino in fondo.

4 Commenti

  1. Agile, snella, efficace, ma anche “umile” e rispettosa delle carenze altrui. Questa è stata l’interpretazione che Antonella (one woman show) ha dato alla sua “speechata” di lunedi sera. Pensavo di avere “tanta strada nei miei sandali”, ma dovrò farne ancora. Beh, il bello è sempre il viaggio, non la meta.

  2. Quanto mi trovo d’accordo con questo articolo: semplice, chiaro e sintetico, soprattutto vero. “Le slide non sono fogli di word da proiettare…”.
    Vi seguo da tempo, mi piacerebbe fare un “Elevator Speech”. Argomento: Vendere Valore.
    Spero ci sarà l’opportunità per spiegarvi meglio.
    Un caro saluto, Andrea Baldo 348.8295625

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