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Innovazione @FdR: un'altra giornata da non dimenticare

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Frown

Quella di ieri è stata l’ennesima giornata che resterà – patologie senili.. permettendo… – nel mio personale armadio della conoscenza: l’ennesimo evento di FdR che colpisce nel segno e che conferma ancora una volta come con passione, competenza e voglia – tanta..- di fare, si riesca a far crescere le persone divertendole e coinvolgendole.

La mattinata in un ambiente che già architettonicamente sa di innovazione, scorre via in un attimo lasciando quella inebriante e vagamente nostalgica sensazione di “caspita ma è già finito..? peccato “

Il Creative Problem Solving è stato davvero stimolante e seppure forse è mancato un po’ di tempo di approfondire le tante curiosità stimolate  dai Giochi (con la maiuscola, si…) e dalla coinvolgente relazione, abbiamo capito che volenti o nolenti possiamo ostacolare anche senza saperlo o volerlo il processo di innovazione o creare direttamente dei problemi. D’altronde come ricordava Oscar Wilde, “c’è sempre qualcosa di fatale nelle buone intenzioni..”; ammantati quindi delle migliori volontà ci sediamo al tavolo.. finendo per complicare quel che volevamo risolvere. Facile concludere che la vita è strana, che i problemi sono impossibili da risolvere, che l’ambiente non aiuta..:tutte considerazioni verissime, ma almeno possiamo lavorare sulle variabili controllabili, tra cui una fondamentale (una delle prime illustrate e.. riscontrata giocando): sospendere il giudizio sulle idee degli altri mentre stiamo ancora cercando il percorso che conduca alla soluzione. E questo, invece è difficile: si tratta probabilmente di una sorta di abitudine cognitiva difficile da focalizzare ed ancor più da controllare: scuola, famiglia, società…ci hanno più o meno insegnato a ragionare in termini di “colpa” e di “responsabile” .. cosicché diventa facile, troppo facile, attribuire ad altri il motivo del fallimento. Perché non guardare, invece, in noi stessi? Al nostro tavolo, che pure nell’esercizio della quantità delle idee è stato il più prolifico, non è mancato chi ha indossato – usando la “metafora” di De Bono.. – il cappello nero della critica, quando invece tutti  portavano quello verde della creatività: il gruppo tuttavia ha incassato bene (credo che in pochi se ne siano accorti…). E’ il bello del gioco che – come è emerso nelle serale caffè letterario post cenam…- permette di simulare, sperimentare.. senza farsi del male.

Il pomeriggio non è stato da meno: vedere come una grande azienda, progetta, sviluppa ed implementa la propria innovazione è stato davvero interessante. Da uno o più modelli teorici ad una applicazione pratica in cui emergono i tanti problemi che un Cambiamento inevitabilmente (com)porta.

Col senno di poi e da un punto di vista assai distaccato (venuto dal mondo legale – che vedo in maniera supercritica – finisco per occuparmi dei problemi conflittuali delle persone, talvolta acuiti dal diritto…) ho avuto moto di notare come l’innovazione (specie quella di processo) possa creare delle tensioni, delle “fratture” come sono state definite: prima era una certa divisione, area o business unit (magari sull’onda della – diversa – innovazione tecnologica) a trainarla, ora diventa appannaggio di una super-struttura trasversale. E’ stato bello notare come questi eventi possano essere dei grandi-piccoli conflitti positivi che finiscono per costruire quella Cultura aziendale che diventa poi un autentico punto di forza, un connotato organizzativo, che successivamente consente di accettare con più facilità  cambiamenti ulteriori. Uno spunto riflessivo: per gli altri, quelli, che l’innovazione la stanno ancora vivendo, magari anche in maniera difficile o contrastata, mi/vi chiedo se non possa essere facilitata, magari agendo sulla comunicazione all’interno dell’azienda. Creando un sorta di humus relazionale che consenta, realmente, di concentrarsi sugli aspetti di contenuto e sui problemi tecnici, invece che su quelli personali ed emotivi che inevitabilmente si verificano.. perché sempre scimmie evolute siamoWinkScimmie nude e con un gran cervello.. ma pur sempre animali..

Grazie Fior di Risorse!

3 Commenti

  1. In estrema sintesi cooperazione e condivisione vs. concorrenza e competitività
    Se per emergere un’azienda è opportuno che si confronti in un ambiente concorrenziale e perciò conflittuale, perché mai all’interno dell’azienda deve esistere un ambiente competitivo e perciò conflittuale?
    Però questa è l’abitudine. L’emergere come individuo porta a cercare di porre in risalto le colpe e responsabilità altrui, piuttosto che evidenziare idee innovative da cui eventualmente partire ed evolvere.
    E, a parer mio, questo è ancor più vero nelle aziende in crisi.

  2. Innovazione… ricercata in tutti i modi!
    Perchè se è vero che i cambiamenti possono spaventare, e non sempre sono positivi…è pur vero che solo dal cambiamento si può avere eveluzione e novità.

    Confesso di essermi approcciato alla tematica “criticamente”…
    “Pianificare” la creatività?
    “Mettere a budget” l’innovazione?

    Un po’ come imbrigliare il genio, l’intuizione, il colpo d’ala… eppure abbiamo visto come un ambiente realmente stimolante (perchè attrezzato per esserlo, sia dal punto di vista “logistico” che relazionale) possa portare quel necessario humus per la crescita di nuove, meravigliose idee… che, non dovrà sembrare strano, germoglieranno solo con il contributo di tutti, e solo quando saranno realmente “mature” le persone…

    Forse il “genio” non si può riprodurre in laboratorio… ma certo si possono costruire “nursery” aziendali in grado di permettergli un sano e robusto sviluppo…

    E poi la creatività è contagiosa… davvero un’esperienza che mi ha lasciato molto più ricco di stimoli!

  3. La partecipazione al secondo modulo del MUSTer in Indesit è stata per me la riprova, dopo la prima lezione in Loccioni, dell’efficacia del format “concreto” per la formazione di professionisti e manager aziendali.
    Confermo Giochi con la “G” maiuscola perché è con l’azione, con il fare, con il lavorare in team “per gioco” che si può prendere coscienza degli ostacoli e dei limiti che la nostra “abitudine cognitiva” pone, frenando così dinamiche relazionali di gruppo positive e, in ultima analisi, i processi di innovazione aziendale.
    Fare lezione all’interno delle aziende, vedere l’organizzazione e lo staff in azione, gli “smart objects” del futuro, il laboratorio di realtà virtuale, rendono ancora più efficaci i messaggi trasmessi dai docenti in “real time”!
    Ricordiamo comunque (e il caso Indesit è stato un valido esempio) che alla base dei processi di Innovazione e crescita in azienda, ci sono sempre una Leadership aziendale ed una Organizzazione, diretta da un responsabile HR, lungimiranti e che guidino questi processi.

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