Uncategorized

Quattro scherzi sulla bellezza recitati nel teatro dell'economia.

4 commenti1147 visite

schermata-1Il bello nella recessione
Il viso della recessione è tetro, grigio. Eppure ha un punto di colore rosso, sulle labbra. Anche la Grande Recessione che ha preso tutta la scena nel teatro dell’economia mondiale indulge al rossetto. A dispetto delle brutte notizie economiche, a Singapore sette donne su dieci non rinunciano ai prodotti di bellezza. Magari quelli meno costosi, come il rossetto per labbra.
Pare sia stato Leonard Lauder, presidente della Maison Estee Lauder, a coniare l’espressione “fattore rossetto”, dopo aver notato che nei tempi bui dell’economia le vendite di rossetto aumentavano. Addirittura raddoppiarono dopo l’attacco dell’11 settembre 2001 alle torri di New York.
Se, come e quanto si muoverà l’indicatore rossetto nei mesi a venire? Teniamolo d’occhio, perché c’è del bello nella recessione. Il consumo di rossetto è un segno di fiducia nel futuro. Ed è la fiducia che muove il mondo.

Il bello delle idee
È nei momenti di serendipità che gli esploratori nella foresta delle idee s’imbattono in qualcosa che non cercavano, ma di cui subito percepiscono il significato e riconoscono l’importanza. Sono proprio gli eventi casuali che molto di più generano successi anziché provocare fallimenti.
Il bello delle idee che cambiano il mondo è nel circuito di energia da esse innescato. Quel circuito che accelera il metabolismo del corpo sociale ed economico. Esploratore nella foresta delle idee, Henry Ford non ascoltò il canto dei consumatori che chiedevano un cavallo in grado di correre a 60 miglia orarie. Aprì la pista dell’industria automobilistica. L’innovazione chiude un circuito, per quanto virtuoso, e ne apre uno nuovo.

Il bello del denaro
Si vuole che ci sia del bello nel denaro. Prodotti di bellezza, centri di benessere, vacanze nei Mari del Sud e negli atolli tropicali: una panoplia di proposte che il denaro mette in moto, cambiando in snelle figure che erano appesantite, rendendo come madreperla volti prima aggrinziti, rilassando corpi che erano tesi. Come meravigliarsi, allora, se la bellezza s’arrampica sulla scala del reddito, tentando di raggiungere il ballatoio della perfezione estetica? Più brutti i poveri privi di quella scala; più belli i ricchi che l’hanno a portata di mano.
Eppure c’è del veleno nelle pozioni di denaro. Un veleno che riduce l’attività mentale. Adagiati sul canapè dello status quo, viene il momento in cui ci si trova per terra. L’onda d’urto dell’innovazione ci ha fatto cadere. La nostra bellezza si è infranta. A provocarla non sono gli yachts e i velieri di lusso, ma le modeste e brutte barchette manovrate da giovani menti creative e ambiziose che stravolgono i canoni della società. Il brutto muta in bello. Per chi era bello il clima cambia di brutto.

Il concorso di bellezza
Chi è la più bella del reame? Attratti da un bel premio in denaro, decidete di entrare nell’agone del premio di bellezza, ma nella metà campo dei giurati. Se vincesse la vostra prescelta, vi aggiudichereste il premio insieme a tutti gli altri che con voi hanno formato il giudizio di maggioranza. Voi pensate di aver un gran gusto estetico che vi porta dritti dritti a scegliere la più bella. Ma, un momento! E se il vostro vedere, il migliore in assoluto, non corrispondesse all’opinione media che si è andata formando tra tutti i giurati? Non paga starsene da soli in cima alla torre per giudicare dall’alto in basso, senza tener conto di quel che gli altri pensano. E non basta. Dovreste far leva sul vostro acume per anticipare ciò l’opinione media si attende che sia l’opinione media. Anche questa scalata di terzo grado potrebbe non essere sufficiente. Ad arrampicate di grado superiore potrebbero ricorrere i vostri colleghi in giuria, come l’economista inglese John Maynard Keynes (1883-1946) faceva notare nel dodicesimo capitolo della sua Teoria generale dell’occupazione, dell’interesse e della moneta (1936). Le chance di vincere dipendono allora dalla vostra capacità di interagire strategicamente col gruppo di cui fate parte lungo un certo percorso, per riuscire a cogliere la percezione della bellezza che ha la maggioranza.
Rinunciate ritenendo troppo ardua la scalata al premio? Forse è più facile starsene rilassati in un bar a bere con gli amici e attendere che entri la più bella di tutte? Siete al bar di Beautiful Mind, frequentato da John Forbes Nash jr, premio Nobel per l’economia nel 1994 grazie ai suoi studi sulle forze che governano chance ed eventi all’interno dei sistemi complessi nella vita quotidiana. Entra al bar la più bella in un gruppo di cinque belle ragazze. Vada per la bionda! – pensate. Ma se voi con tutti i vostri amici voleste la bionda, nessuna l’avrebbe. Vi ostacolereste l’un l’altro e, per di più, offendereste le altre bellezze. Non resta che rinunciare alla bionda. Il risultato migliore è decidere il meglio per se stessi e per il gruppo di amici. Ancora una volta la scelta del bello s’incrocia con l’interazione strategica. Forse non dovremmo mai fare a meno di prendere in esame aspettative e reazioni degli altri coinvolti insieme a noi in una scelta, anche di quella che pare essere in assoluto la più accattivante per comportamenti unilaterali – la bellezza.

4 Commenti

  1. In questo momento mi sento così lontano dal “Bello” che potrei non essere oggettivo …. ho sempre pensato che il bello fosse forma e non sostanza e per molti esempi è stato così.
    1) il rossetto è una storia triste … per come l’avevo letta io … visto che non ci sono più i soldi per i lifting ( e tutto il resto) le donne almeno ricorrono al rossetto che costa poco e migliora (copre) molto… anche quì forma o sostanza ?
    2) le idee sicuramente se sono belle vanno meglio … ma anche quì ho sempre pensato al concetto di semplice/efficace non per forza bello … se poi uno inventa l’IPOD ha fatto tutto …….. forma e sostanza insieme. La Ford modello T non era poi così bella … il bello è venuto dopo con marchi più esotici. Neanche il primo cellulare era particolarmente “bello”.
    3) Per il denaro bisognerebbe sempre più chiedersi se non sia il caso di darsi una regolata e stabilire che vale anche qualche cosa al di fuori di esso e ricominciare ad avere atteggiamenti un po più distaccati altrimenti si ottengono effetti perversi come (per fare un esempio banale) mangiare di più e cose più variate per poi iscriversi in palestra e spendere soldi in medicine e tutte le altre fome di bellezza come creme lifting ecc.
    4) per fortuna la bellezza fisica è soggettiva e a me piacciono le rosse ma quì mi sembra più condivisbile l’interazione strategica con il gruppo di riferimento.

    Preferisco comunque seguire le alternative razionali anche se non sempre belle, riconosco comunque che oggi il bello è un fattoe importante d atenere presente, ma mi sembra sempre un accessorio (obbligatorio a volte) al servizio di una sostanza più solida e meno volitiva.

  2. Il fatto che nei periodi di crisi, vuoi guerre o carestie, ci siano notevoli incrementi nella fertilità e procreazione è un dato con ampia evidenza.

    La coppia che mediamente genera due figli in tempi sereni, sale fino a 7-9 in periodi appunto connotati da gravi epidemie, carestie, guerre. Anche durante la I e II guerra mondiale parecchi giornali “punzecchiavano” la morale di chi andava a spendere soldi in rossetti e nei “nuovi” (allora) collant.

    Questo forse non indica una connotazione di bello o sexy relativamente a fenomeni di crisi di questo genere, come neppure l’attuale crisi economica, ma suggerisce che la nostra percezione associa la crisi economica ad un vero e proprio pericolo fisico. Pericolo cui, più o meno consciamente, si reagisce come quelle specie animali che puntano sul numero come arma di difesa.
    Se “fino a ieri” la routine era sufficiente a garantire un adeguato senso di protezione e benessere, con la crisi forse si attivano quei meccanismi atavici, quasi da “cacciatore” che ci portano a cercare nuove fonti ed opportunità.

  3. Riuscirà mai il prof. Fòrmica a non essere provocatore?
    Non credo: forse la provocazione è connaturata nel suo interagire strategico con gli altri.

    Tutti gli aspetti citati sono stimolanti e già i primi interventi lo dimostrano ampiamente.

    Faccio solo qualche considerazione sulle menti nelle barchette, menti che spesso appartengono a presone non molto belle (Bill Gates, Steve Jobs, i fondatori di Google e di Facebook…); ma che con il bello hanno a che fare; al di là del successo personale (intendo con l’altro sesso) di alcuni (dopo il successo economico) molto di bello è venuto fuori dalle loro creazioni; belli per loro i successi commerciali, economici ed industriali; belle per molti, moltissimi, le opportunità di più facile accesso alle informazioni, all’arte, alla conoscenza; bella la crescita della democrazia “de facto”, indipendente dai sistemi politici e governativi in essere, derivata dalla diffusione di questi sistemi; democratizzazione così forte, da fare paura a regimi come quelli iraniano, cinese, birmano…
    Forse sarebbe interessante anche scavare sul legame tra crisi, evoluzione della bellezza e del suo significato, evoluzione delle democrazie.

    Giorgio

  4. Rispondo anche su queste colonne al tuo post su LI , relativo a: “cosa ci troviamo di bello in guerra ed economia”.

    Il bello della guerra.
    Non ho dubbi, è la visione sublime dei terribili spettacoli di distruzione o di vittoria (tutto ha il suo opposto) che solo li puoi trovare. C’e’ anche un fascino dell’orrore.
    Non me ne abbiate a male. Non sono un guerrafondaio. Ho solo vissuto abbastanza a contatto con i “portatori d’arma” e se posso darvi alcuni riferimenti utili per capire questo punto di vista, vi consiglierei la lettura di Hillman (“Un terribile amore per la guerra”) e Keegan (l’introduzione a “La grande storia della guerra”). Non tralascerei neppure il diario di guerra di Ernst Yunger (“Nelle tempeste d’acciaio”): lui la guerra l’ha fatta davvero.

    Il bello dell’economia
    Un paradosso. Dopo la sconfitta del più becero scientismo, cioè dell’illusione tutta umana di spiegare “il tutto” con i metodi di una “parte”, ebbene, ci siamo ricascati nuovamente con la scienza dei nuovi apprendisti stregoni: gli economisti. Ci sono vizi troppo belli per essere dismessi (:-).

Lascia un commento