Interviste

L’innovazione è una cosa seria (e appassionante): intervista con Ivan Ortenzi

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L’innovazione è uno degli elementi chiave per il successo di un gruppo di lavoro, di un’azienda, di una nazione. Recentemente se ne sono accorti in molti. Ci sono persone che la trattano in modo superficiale, leggono qualche articolo (nel migliore dei casi qualche libro), fanno riunioni, preparano discorsi e improvvisano qualche progetto. Ci sono altre persone, invece, che comprendono l’importanza, l’urgenza e la portata dell’innovazione, la studiano, la osservano, la sperimentano da anni.

Ivan Ortenzi è una di queste persone: dedica da tempo energie e passione per comprendere sempre meglio i “segreti” dell’innovazione aziendale, per individuarne i modelli più validi, per migliorarne l’efficienza e l’efficacia. Speaker e docente in eventi formativi di rilievo (Top Management Forum, Business School “Il Sole 24 Ore”, ABI Formazione, ecc.) tratta le tematiche della creatività e della gestione dell’innovazione in azienda. Equity partner di Ars et Inventio@Bip, è responsabile dello sviluppo della practice di Innovation Management & Strategy.

Lo abbiamo invitato, anche per questi motivi, a tenere una lezione inerente le “nuove frontiere” dell’innovazione aziendale nel prossimo modulo del MUSTer (8 e 9 febbraio in Tetra Pak e Lombardini).

Quanto è importante, secondo te, l’innovazione nell’attuale scenario economico e sociale?

Mi piacerebbe rispondere “poco”, mi piacerebbe poter affermare che per molte aziende italiane possa essere valido il paradosso del Processo d’Innovazione. Ovvero che il vero obiettivo di un processo d’innovazione, l’esigenza aziendale di dotarsi di strumenti, persone e presidi organizzativi dedicati all’innovazione, sia il non aver bisogno del processo d’innovazione.

Questo significherebbe non dover continuamente abusare del termine Innovazione e delle sue conseguenze. Riuscire a integrare i suoi concetti e le sue basi in tutte le azioni e le attività quotidiane, quelle operative, nella relazione con tutti gli stakeholder.
Ma siamo lontano da quel traguardo.

In una mia intervista durante la mia precedente esperienza professionale ho risposto ad una domanda molto simile dicendo “L’innovazione è un lusso che in questo paese ci dobbiamo permettere sotto qualsiasi forma”. Mi devo ricredere, non è più un lusso è una necessità.

Qual è il “segreto” per coniugare la creatività con i risultati di business?

Esiste un perenne punto di equilibro nello svolgimento delle attività d’innovazione in azienda tra Creatività e Creazione di Valore, tra fattibilità e raggiungimento dei risultati.

Ogni realtà aziendale per conseguire risultati positivi nella gestione delle attività d’innovazione deve individuare il proprio punto di equilibrio tra la generazione di idee e le esigenze di fattibilità ed implementazione dei progetti. Per raggiungere questo obiettivo le aziende ricorrono agli strumenti d’innovazione lungo le differenti fasi del processo che meglio si adattano alla realtà aziendale, alla visone sull’innovazione ed al patrimonio aziendale di conoscenze e risorse interne.

Possiamo identificare due sotto aree di attività all’interno del processo d’innovazione.

La prima, caratterizzata dalla generazione delle idee, è il “processo di creatività aziendale”. Utilizza gli strumenti della creatività per stimolare il pensiero divergente e per gestire ciò che non si conosce.

La seconda, caratterizzata dalla capacità di formalizzare i concept e di realizzare progetti, è il “processo di creazione/cattura del valore”. Utilizza gli strumenti della selezione e valutazione delle idee e successivamente della gestione innovativa dei progetti

Esiste un segreto? Si, il segreto è quello di considerare che non esistono soluzioni pre-confezionate. Tutto deve essere il risultato di una personalizzazione in tema di processi e strumenti. Un continuo adattamento in base alle lezioni positive e negative che l’azienda vive sulla propria pelle.

Quali sono gli ostacoli o i nemici dell’innovazione?

In Ars et Inventio abbiamo coniato questo termine: “gli anticorpi dell’innovazione”.
Ci piace questa metafora che ha molti significati.
Per noi gli anticorpi dell’innovazione sono le barriere e gli ostacoli che in azienda sia individualmente che collettivamente si palesano all’avanzare o al manifestarsi del virus dell’innovazione.

Individualmente sono le paure e i blocchi che ci avversano il cambiamento. Collettivamente sono le “regole” e le “persone” che in azienda si oppongono alla modifica dello status quo.

In sintesi, li chiamiamo paradigmi, ovvero il bagaglio di esperienze che una volta atrofizzati risultano essere i limiti sia della persona sia delle aziende.

Gli anticorpi dell’innovazione agiscono proprio come quelli che abbiamo dentro di noi! Attaccano, cercano di debellare il nemico. Più l’innovazione è forte più reagiscono con forza. Uno degli anticorpi più conosciuti nella teoria dell’innovazione è la famosa sindrome NIH – Not Invented Here (non inventato qui) che ha colpito molte aziende nel passato. Il rifiuto di idee, brevetti e innovazioni che provenivano dall’esterno dell’azienda. Mi piace anche sottolineare come gli anticorpi possano avere una funzione positiva. Ovvero essere la salvezza degli organismi. Anche in questo caso siamo di fronte a due forze che devono trovare un equilibro all’interno dell’azienda. Prendendo il caso della sindrome NIH, negli ultimi anni stiamo portando avanti un concetto che possiamo sintetizzare con un nuovo acronimo PSH – Proudly Selected Here (orgogliosamente selezionato qui) che sintetizza il punto di equilibrio tra le attività di scouting e di personalizzazione dell’innovazione.

Come funziona il vostro modello di innovazione?

Ars et Inventio dal 2003, coniugando l’attività di consulenza progettuale con un’attività di docenza presso le principali business school italiane ed ora anche estere, pone attenzione alla formalizzazione ed alla concettualizzazione delle proprie ricerche. In particolare studiamo i geni e i gruppi creativi per capire i funzionamenti della creatività, studiamo le aziende più innovative per capire come lavorano. Tutto questo ci ha portato a formalizzare non un modello di innovazione pre-definito da applicare alle aziende di differente dimensione e settore, ma una modalità di intervento focalizzato sulla personalizzazione delle scelte delle differenti opzioni che poi costituiranno il processo d’innovazione, i presidi d’innovazione, le scelte organizzative, gli strumenti e le esigenze in fatto di risorse interne.
Non esiste “un” modello d’innovazione.
Esistono linee guida, regole, strumenti e opzioni che devono essere assemblate e selezionate in base alla realtà in cui si lavora consapevoli che il “come decidi di innovare determina anche cosa innoverai”.

Abbiamo quindi sintetizzato tutto il nostro patrimonio di conoscenze sull’innovazione nella nostra INNOFORMULA®, ovvero la formula dell’innovazione, [I=CxExA=V]®.
E’ innovazione ciò che porta valore, è innovazione il risultato di tre fattori fondamentali, Creatività, Esecuzione e Appeal.

Dò appuntamento al MUSTer per svelare gli altri dettagli della INNOFORMULA®!

Quali sono le “lezioni” che possiamo imparare dalle aziende più innovative?

E’ possibile identificare alcune caratteristiche comuni alle aziende che noi tutti giudichiamo innovative. Caratteristiche che derivano da scelte strategiche e organizzative nella gestione dell’innovazione.

Ecco le nostre nove lezioni:

  • Esercitare una forte leadership sulla direzione e sulle decisioni sul tema innovazione
  • Integrare l’innovazione nel business quotidiano
  • Rendere coerente l’innovazione con la strategia aziendale
  • Gestire l’equilibrio tra creatività e presa di valore
  • Neutralizzare gli anticorpi organizzativi e individuali
  • Coltivare un network dell’innovazione senza barriere
  • Creare il corretto metro di valutazione e di incentivi
  • Focalizzare l’attenzione su quello che non si sa
  • Considerare che come si innova determina cosa si innova

Quali sono, nella tua esperienza, i passi fondamentali per poter iniziare a lavorare sull’innovazione?

Ti rispondo come ci hanno risposto in Pixar: “Ready, steady & GO!”

Pixar a parte, l’innovazione è una scelta strategica molto delicata ma possiamo identificare quattro passi per iniziare a lavorare in modo sistematico:

  • Fase 1: Liberati dai confini
    Definire in modo dettagliato i confini di ciò che si vuole innovare è la prima fase per poter poi generare idee e iniziare a definire come innovare. Analizzare e formalizzare in modalità differenti il proprio business model il proprio business system delle relazioni al di fuori e all’interno dell’azienda
  • Fase 2: Ascolta i clienti
    I clienti hanno paradigmi differenti rispetto all’azienda. Occorre ascoltarli per riuscire a costruire il quadro di insieme. Coinvolgerli lungo tutto il processo d’innovazione per identificare dove si nasconde il valore
  • Fase 3: Seleziona, costruisci e parti.
    Definire una prima release del processo di innovazione selezionando strumenti per tutte le fasi. Non limitarsi a pianificare le classiche sessioni di brainstorming/workshop con post-it che hanno più la valenza di team building che di attività di generazione delle idee. Occorre definire un processo pilota completo
  • Fase 4: Realizza e premia
    Arrivare il prima possibile a risultati concreti, premiando le persone che hanno partecipato ed hanno raggiunto i differenti traguardi, non per i risultati ottenuti ma per il processo di lavoro che hanno seguito. Questo per incoraggiare la partecipazione ai test successivi, per disseminare la cultura dell’innovazione, per dare l’esempio.

Quali consigli daresti ad un ragazzo/a per realizzarsi nel mondo del lavoro?

 Che la forza (dell’innovazione) sia con te!

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